venerdì 12 luglio 2013

Berlusconi fa il “moderato” per non turbare la Cassazione “amica”

da: Huffington Post

Pdl, Silvio Berlusconi imbavaglia i suoi sulla crisi per non creare tensione col Colle e non turbare la Cassazione "amica"



E adesso la quiete, dopo la grande ammuina: “La situazione è tale che porta al sostegno di questo governo. Se avete dichiarazioni negative, quindi, ce la teniamo per noi”. È soprattutto un messaggio teso a placare un partito profondamente lacerato e sull’orlo di una crisi di nervi quello che Berlusconi affida ai suoi nel corso dell’ufficio di presidenza a palazzo Grazioli. Serve il “bavaglio” per evitare che colonnelli, amazzoni, papaveri berlusconiani combinino guai scaricando sul governo la rabbia per la questione giudiziaria. E serve, per tenerli buoni, che il bavaglio lo metta il Capo. È la grande frenata, messa a punto nel vertice notturno. Perché il Cavaliere è ottimista sulla Cassazione.
Nel collegio giudicante non ci sono “toghe rosse”. Lo stampo dei cinque giudici è chiaramente conservatore. Non solo. Altro elemento che rasserena Berlusconi è che il relatore della Sezione feriale è Amedeo Franco, consigliere della III sezione penale della Cassazione. È la sezione che ha già salvato Berlusconi una volta, prosciogliendolo dall'accusa di frode fiscale nel processo Mediatrade. E non è ostile nemmeno il presidente del collegio, Antonio Esposito. Che è il padre
di Ferdinando Esposito, pm milanese conosciuto dal grande pubblico per le sue cene con Nicole Minetti. Fatto su cui il Csm ha aperto un fascicolo, trattandosi di rapporti tra un pm e un’imputata del processo Ruby 2. Anche il pg Antonio Mura è uomo di punta di Magistratura Indipendente, la corrente di destra delle toghe, di cui è stato presidente.
E' una composizione che rende “aperta” la partita di Coppi. In questo quadro la linea dura per l’ex premier può diventare un boomerang: provocare i giudici è come tifare per la condanna: “E’ Coppi - dicono a palazzo Grazioli - che deve combattere in tribunale, non siamo noi a dover occupare le autostrade”. Ecco allora il messaggio al parlamentino del Pdl. Con Silvio Berlusconi che ribalta l’impostazione classica dei suoi sfoghi: “C’è - dice - chi vuole far saltare la pacificazione”. È un modo per dire che il governo non ha colpe. E che non ha colpe quel Napolitano che i falchi considerano uno che non ha mosso un dito e che si sta godendo dal Colle lo spettacolo della fine di Berlusconi. Dire che le procure vogliono far saltare la pacificazione significa far passare il messaggio che Napolitano non è un burattinaio, ma esso stesso vittima dell’iniziativa politica delle toghe. E Berlusconi mette a riparo il governo anche quando annuncia che il Pdl sosterrà i referendum radicali sulla giustizia, iniziativa che equivale a piantare una bandierina. E nulla di più. Perché, sussurra qualche critico, “uno che sta in maggioranza prova a fare le leggi, non aderisce ai referendum”.
Anche questa questione è un modo per dare un segnale alla piazza, senza dare problemi al governo, visto che la parola “giustizia” rappresenterebbe una mina sotto il fragile equilibrio di Letta. In questo contesto appaiono quasi un rito obbligato e stanco i pochi attacchi ai soliti settori della magistratura politicizzata, che – come il Cavaliere ha detto altre infinite volte – si muovono come “associazioni segrete”.
È la certificazione di una sorta di "impotenza" (per dirla coi falchi), di chi sta al governo senza convinzione e non può rompere perché pensa che sarebbe peggio. Col sostegno al governo vissuto come il male minore, come una sorta di riduzione del danno. Ma è anche un modo per creare un clima meno conflittuale. Che equivarrebbe a una dichiarazione di guerra a Napolitano, visti i messaggi trapelati dopo il suo incontro con Letta. Un limbo politico, insomma, che accompagnerà l’attesa del Verdetto della Cassazione. È chiaro che alla sentenza è legata la modalità della reazione, e la messa a punto di una strategia che adesso non c’è. Ma la questione è complessa, piena di sfumature. C’è un motivo se Schifani, in una serie di interviste, annuncia la linea messa a punto nel vertice notturno: “Di fronte all’interdizione governo a rischio”. Significa che se la Cassazione dovesse dare una condanna senza la pena accessoria, il governo potrebbe andare avanti. Chissà.
Le ultime da palazzo Grazioli sono che Berlusconi adesso è ottimista, ed è tornato a parlare di un giudice a Berlino dopo un giorno in cui ha lasciato che i suoi chiamassero il popolo alla resistenza contro i tribunali speciali. E dopo l’Aventino minacciato e fatto a metà. Tanto che, quando qualcuno ha invocato le dimissioni dei parlamentari, l’ex premier ha scosso la testa. È, semplicemente, la fotografia dell’attesa. Nell’impossibilità di fare qualcosa e nell’assenza di una mossa politica risolutiva meglio dare segnali di calma, senza avvelenare i pozzi. Finché dura.

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