da: Huffington Post
Pdl,
Silvio Berlusconi imbavaglia i suoi sulla crisi per non creare tensione col
Colle e non turbare la Cassazione "amica"
E adesso la quiete, dopo la grande ammuina:
“La situazione è tale che porta al sostegno di questo governo. Se avete
dichiarazioni negative, quindi, ce la teniamo per noi”. È soprattutto un
messaggio teso a placare un partito profondamente lacerato e sull’orlo di una
crisi di nervi quello che Berlusconi affida ai suoi nel corso dell’ufficio di
presidenza a palazzo Grazioli. Serve il “bavaglio” per evitare che colonnelli,
amazzoni, papaveri berlusconiani combinino guai scaricando sul governo la
rabbia per la questione giudiziaria. E serve, per tenerli buoni, che il
bavaglio lo metta il Capo. È la grande frenata, messa a punto nel vertice
notturno. Perché il Cavaliere è ottimista sulla
Cassazione.
Nel collegio giudicante non ci sono “toghe
rosse”. Lo stampo dei cinque giudici è chiaramente conservatore. Non solo.
Altro elemento che rasserena Berlusconi è che il relatore della Sezione feriale
è Amedeo Franco, consigliere della III sezione penale della Cassazione. È
la sezione che ha già salvato Berlusconi una volta, prosciogliendolo
dall'accusa di frode fiscale nel processo Mediatrade. E non è ostile nemmeno il
presidente del collegio, Antonio Esposito. Che è il padre
di Ferdinando
Esposito, pm milanese conosciuto dal grande pubblico per le sue cene con Nicole Minetti.
Fatto su cui il Csm ha aperto un fascicolo, trattandosi di rapporti tra un pm e
un’imputata del processo Ruby 2.
Anche il pg Antonio Mura è uomo di punta di Magistratura
Indipendente, la corrente di destra delle toghe, di cui è stato presidente.
E' una composizione che rende “aperta” la
partita di Coppi. In questo quadro la linea dura per l’ex premier può diventare
un boomerang: provocare i giudici è come tifare per la condanna: “E’ Coppi -
dicono a palazzo Grazioli - che deve combattere in tribunale, non siamo noi a
dover occupare le autostrade”. Ecco allora il messaggio al parlamentino
del Pdl. Con Silvio Berlusconi che ribalta l’impostazione classica dei suoi
sfoghi: “C’è - dice - chi vuole far saltare la pacificazione”. È un modo per
dire che il governo non ha colpe. E che non ha colpe quel Napolitano che i
falchi considerano uno che non ha mosso un dito e che si sta godendo dal Colle
lo spettacolo della fine di Berlusconi. Dire che le procure vogliono far
saltare la pacificazione significa far passare il messaggio che Napolitano non
è un burattinaio, ma esso stesso vittima dell’iniziativa politica delle toghe.
E Berlusconi mette a riparo il governo anche quando annuncia che il Pdl
sosterrà i referendum radicali sulla giustizia, iniziativa che equivale a
piantare una bandierina. E nulla di più. Perché, sussurra qualche critico, “uno
che sta in maggioranza prova a fare le leggi, non aderisce ai referendum”.
Anche questa questione è un modo per dare
un segnale alla piazza, senza dare problemi al governo, visto che la parola
“giustizia” rappresenterebbe una mina sotto il fragile equilibrio di Letta. In
questo contesto appaiono quasi un rito obbligato e stanco i pochi attacchi ai
soliti settori della magistratura politicizzata, che – come il Cavaliere ha detto
altre infinite volte – si muovono come “associazioni segrete”.
È la certificazione di una sorta di
"impotenza" (per dirla coi falchi), di chi sta al governo senza
convinzione e non può rompere perché pensa che sarebbe peggio. Col sostegno al
governo vissuto come il male minore, come una sorta di riduzione del danno. Ma
è anche un modo per creare un clima meno conflittuale. Che equivarrebbe a una
dichiarazione di guerra a Napolitano, visti i messaggi trapelati dopo il suo
incontro con Letta. Un limbo politico, insomma, che accompagnerà l’attesa del
Verdetto della Cassazione. È chiaro che alla sentenza è legata la modalità
della reazione, e la messa a punto di una strategia che adesso non c’è. Ma la
questione è complessa, piena di sfumature. C’è un motivo se Schifani, in una
serie di interviste, annuncia la linea messa a punto nel vertice notturno: “Di
fronte all’interdizione governo a rischio”. Significa che se la Cassazione
dovesse dare una condanna senza la pena accessoria, il governo potrebbe andare
avanti. Chissà.
Le ultime da palazzo Grazioli sono che Berlusconi adesso è ottimista, ed è tornato a parlare di un
giudice a Berlino dopo un giorno in cui ha lasciato che i suoi chiamassero il
popolo alla resistenza contro i tribunali speciali. E dopo l’Aventino
minacciato e fatto a metà. Tanto che, quando qualcuno ha invocato le dimissioni
dei parlamentari, l’ex premier ha scosso la testa. È, semplicemente, la
fotografia dell’attesa. Nell’impossibilità di fare qualcosa e nell’assenza di
una mossa politica risolutiva meglio dare segnali di calma, senza avvelenare i
pozzi. Finché dura.
Nessun commento:
Posta un commento