Decisamente in forma, Marco Travaglio. Perfetta
la sintesi finale…
da: Il Fatto Quotidiano
La notizia è che B. ha ragione. Dal suo
punto di vista, ma ha ragione da vendere.
Vent’anni fa entrò in politica per non
finire in galera: tutte le sue aziende erano sotto inchiesta e gran parte dei
suoi manager inquisiti o detenuti per Tangentopoli. Bastava un nonnulla e
sarebbe toccato a lui, cosa che infatti avvenne di lì a poco, appena divenne
premier, quando un sottufficiale della Gdf rivelò di aver ricevuto soldi dopo
un’ispezione fiscale alla Fininvest. Da allora ogni indagine o processo per i
suoi reati divenne una persecuzione politica.
All’inizio lo dicevano soltanto lui e i
suoi servi. Poi cominciarono a dirlo in tanti. Oggi lo dicono o lo pensano
quasi tutti: compreso il Pd che lo aiuta a chiudere il Parlamento per protesta
contro la Cassazione. Chi, tre mesi fa, sui giornali e nei palazzi, sponsorizzò o avallò il governo Pd-Pdl
sapeva benissimo qual era il prezzo da
pagargli. Un prezzo doppio: metà occulto, cioè l’impunità; e metà palese, cioè il taglio dell’Imu per la campagna elettorale in caso di mancata
impunità. Sono vent’anni che fa così e non si vede perché dovrebbe
smettere
proprio ora. La “guerra dei 20 anni”, la “pacificazione”, la “distinzione fra
giustizia e politica”, l’“unità nazionale” sono esche per gonzi. Lui sta al governo per non essere
condannato. E non ne ha mai fatto mistero. Che vogliono da lui i fresconi e i cacadubbi che scoprono
all’improvviso il rapporto consustanziale fra il B. politico e il B. imputato?
Che va cercando Polito El Drito, gran tifoso
del governissimo, che ora casca dal pero sul Corriere perché l’Italia – sai che novità – è “ostaggio di
vicende extraparlamentari sulle quali né le Camere, né il governo e nemmeno il
capo dello Stato possono alcunché”? Dove ha
vissuto in questi vent’anni: nell’iperuranio?
Di che si lagna Claudio Sardo sulla fu Unità per il “ricatto
inaccettabile” il giorno dopo che il Pd l’ha accettato?
E cos’è quest’attesa spasmodica per il 30 luglio? C’è forse bisogno di quella
sentenza per sapere se B. è un delinquente o un galantuomo? Cari tartufi,
provate una volta nella vita a guardare in faccia la realtà: vi si spalancherà
un mondo.
Stiamo parlando di un ometto che, senza le sue
leggi ad personam, sarebbe in galera da un pezzo. Almeno dal 25 febbraio 2010, quando la Cassazione
dichiarò prescritta la corruzione giudiziaria per David Mills, pagato da B. con
600mila dollari in cambio di due false testimonianze in suo favore. Nel 2005, appena la Procura di Milano lo
scoprì, B. varò l’ex Cirielli, che tagliava la prescrizione per la
corruzione giudiziaria da 15 a 10 anni (dal 2014 al 2009). Già che c’era,
stabilì pure che gli ultrasettantenni
scontino la pena ai domiciliari
anziché in carcere.
Nel 2006
il centrosinistra gli regalò l’indulto extralarge: sconto di 3 anni per
tutti i reati, corruzione inclusa. Nel 2008
B. tornò al governo e impose subito il “lodo”
Alfano, bloccando i processi delle alte cariche, cioè i suoi. Così il
Tribunale continuò a processare il solo Mills, stralciando B. in un processo
separato e congelato in attesa della Consulta. Mills si beccò 4 anni e mezzo in
primo e in secondo grado.
Nel 2009
la Corte cancellò il lodo e il processo a B. ripartì, ma da capo dinanzi a un
diverso collegio. Nel 2010 la
Cassazione dichiarò prescritto ma commesso il reato di Mills. E nel 2012 il Tribunale fece altrettanto con
B. Ma, senza Cirielli, il reato si
sarebbe prescritto nel 2014: dunque Mills sarebbe stato condannato a 4 anni
e 6 mesi definitivi; così come B., che – senza lo stralcio imposto dal lodo –
sarebbe stato processato e condannato con lui. Senza l’indulto, niente sconto di 3 anni per entrambi. E, senza la norma sugli over 70, B.
sarebbe finito in galera con Mills fin
dal 25 febbraio 2010. Non solo: interdetto
dai pubblici uffici, non si sarebbe potuto candidare alle ultime elezioni. Eccola, cari tartufi, l’unica guerra dei 20 anni che s’è combattuta dal ‘94 a oggi: quella dell’Impunito alla Giustizia.
Voi,
di grazia, dove cazzo eravate?
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