da: Lettera 43
Il
Movimento 5 stelle ha restituito 1,56 milioni allo Stato. Un gesto concreto,
che forse segnala un cambiamento più profondo.
I grillini, con giusta e ostentata
fierezza, hanno restituito allo Stato 1,56
milioni di euro del finanziamento ai partiti. Che i soldi
prendano la via di ritorno rispetto a quella per cui sono stati erogati risulta
di per sé eclatante, in questo Paese nel quale, in fatto di pubblico denaro, la
politica è onnivora.
IL RISCATTO DEL M5S. Il gesto, non
foss'altro che per la sua eccezionalità, riscatta almeno in parte errori
e ambiguità che hanno caratterizzato il Movimento 5 stelle in questi mesi
di noviziato parlamentare. Ed è soprattutto un atto concreto, che esce dalla
congerie di intenzioni e buoni propositi di cui a parole da troppo tempo tutti
fanno sfoggio.
Sul fatto che la partitocrazia debba dimagrire sono tutti d'accordo, ma solo fino al momento in cui bisogna iniziare la dieta. Allora spuntano come d'incanto impedimenti e cavilli (esemplare quello con cui ancora una volta la Consulta ha cassato l'abolizione delle Province) che, nella migliore delle ipotesi, portano al rinvio. Nella peggiore, al nulla di fatto.
Sul fatto che la partitocrazia debba dimagrire sono tutti d'accordo, ma solo fino al momento in cui bisogna iniziare la dieta. Allora spuntano come d'incanto impedimenti e cavilli (esemplare quello con cui ancora una volta la Consulta ha cassato l'abolizione delle Province) che, nella migliore delle ipotesi, portano al rinvio. Nella peggiore, al nulla di fatto.
SPENDING REVIEW ANCHE IN POLITICA. Si dirà che per il neonato movimento da questo punto di vista tutto è più facile, non avendo un costoso e stratificato apparato da mantenere, retaggio dei partiti storici ma anche di quelli, come il Pdl, a gestione padronale.
Ma è una giustificazione che non regge, e per almeno due motivi. In tempi di crisi, la politica deve essere sottoposta a una rigorosa spending review esattamente come qualsiasi altra organizzazione. In secondo luogo, molti suoi militanti hanno individualmente dimostrato che la si può fare a costi contenuti, basandosi quasi esclusivamente sull'autofinanziamento o sulla prodigalità dei simpatizzanti.
UN PRIMO RISULTATO MOLTO CONCRETO. Nel riconsegnare il pingue assegno, i grillini non hanno mancato di evocare lo spirito di emulazione. E non solo da parte dei colleghi, ma anche di quei giornali che, abituati a sermoneggiare sulla Casta, vengono generosamente sostenuti dalla mana pubblica con importanti finanziamenti. Vedremo, ma nutriamo forti dubbi, se il loro appello avrà un seguito.
Resta il fatto che ora nessuno potrà più accusare il Movimento 5 Stelle di fare ammuina, passando il tempo a discutere di diarie e scontrini, senza mai addivenire a risultati concreti.
L’ATTEGGIAMENTO DIVENTA COSTRUTTIVO. Con il RestitutionDay prontamente pubblicizzato in Rete, Grillo non solo segna un punto a proprio favore, ma si smarca anche dalla logica “sfascista” che aveva sin qui contraddistinto la gran parte delle sue iniziative. Che sia l'inizio di un cambio di strategia forse è presto per dirlo, comunque si tratta di un indizio che sembrerebbe andare in quella direzione.
Dopo cinque mesi di esperienza parlamentare M5s sveste i panni della contrapposizione a prescindere, non diventa istituzionale ma fa suo un atteggiamento che mira a costruire e non a distruggere. E a riannodare un rapporto con gli elettori che il risultato dell’ultimo voto amministrativo aveva mostrato essere seriamente compromesso.
GLI ELETTORI APPREZZERANNO LA COERENZA. La totale opposizione al finanziamento pubblico della politica era stato un caposaldo attorno al quale l'ex comico aveva costruito il suo consenso.
Sicuramente con la restituzione dei soldi i suoi elettori non mancheranno di apprezzare la ritrovata coerenza con quegli imprescindibili principi che ne avevano determinato alle Politiche di febbraio la travolgente affermazione.
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