giovedì 4 luglio 2013

Serie tv: Borgen, su La Effe


Una serie da vedere. Nulla da invidiare alle più famose e apprezzate serie americane. 
La preferisco a Scandal, incentrata sugli intrighi e le relazioni di potere che mettono al centro il presidente degli Stati Uniti. Maschio, ovviamente. Mentre Borgen ruota intorno alla vita politica e personale di un primo ministro donna.
Non manca nulla a questa serie. Laeffe ha fatto un’ottima scelta inserendola nel suo palinsesto.
Ogni venerdì alle 21,35 e in replica in altri giorni e orari su La Effe, canale 50 del digitale terrestre.
La Effe è il primo canale tv di Feltrinelli in società con La7.



Borgen, il primo ministro donna che fa sognare la Danimarca



La Danimarca sta diventando un’autentica esportatrice di serie televisive. Dopo il successo riscontrato da "The Killing", da cui fu tratta una versione americana, è il momento di "Borgen", uno scorcio sulla politica nazionale, che si è guadagnata gli elogi della critica europea.

Precedenti
Prodotta da DR/Danish Broadcasting Corporation, i danesi la videro per la
prima volta sul loro canale televisivo DR1 nel 2010. Due anni più tardi, la BBC comprava i diritti televisivi, la sottotitolava in inglese e la portava nelle case di milioni di persone. ARTE, canale franco-tedesco, ha trasmesso i primi episodi della stagione il 9 febbraio. In quell’occasione, il quotidiano Le Monde si era occupato di preparare a dovere il pubblico e di lasciarlo in trepida attesa. Ma a chi può interessare la politica danese?

La serie racconta l’arrivo al potere, per la prima volta nella storia del paese, di una donna, che diventa Primo Ministro dopo numerose controversie con i partiti della Camera e varie discussioni con la stampa. La sua vittoria elettorale rivela i principali ingredienti della serie: il potere, la politica e la stampa, una troika che cucina il futuro del paese (casualità o meno, nel 2011 una donna, Helle Thorning Schmitd, veniva nominata Primo Ministro in Danimarca).
Gli inganni, gli scandali, gli accordi segreti, le lotte per il potere, cosa si può dire, cosa si deve tacere, cosa bisogna ignorare, l’ansia di controllare i media, le trattative con i giornalisti che regolano le decisioni politiche, ai quali poco sembra importare l’interesse dei cittadini. Birgitte Nyborg (Sidse Babett Knudsen) si muove in questo caos con l’intento di mantenere intatti i suoi principi.
Appartenente al partito politico moderato, sembra essere il Primo Ministro che ogni paese vorrebbe avere. Tuttavia, il fatto di essere una donna rappresenta, persino in un paese così moderno come la Danimarca, un ostacolo. Sposata con un professore universitario, ha due figli che avranno sempre meno peso nella sua vita quotidiana. Si concentra sulla sua carriera politica, in accordo con il marito che rinuncia al successo per occuparsi della famiglia. Lei è bella, intelligente, lavoratrice, combattente, con grandi capacità di negoziare ma, soprattutto, è una donna normale, come qualunque altra (è curioso osservare, all’inizio, la sua preoccupazione per il suo stato fisico e il suo aspetto). Dopo giornate lavorative estenuanti, tenta di arrivare a casa in tempo per aiutare i suoi figli con i compiti, raccontare loro una favola, sparecchiare e mantenere viva la passione con il marito.

Il segreto è la trama
Una trama ben scritta e ben diretta che avanza rapidamente, senza annoiare nemmeno per un secondo, dialoghi precisi che richiedono tutta l’attenzione dello spettatore e che dimostrano che in politica la cosa più importante è mantenersi al potere o farlo cadere (a seconda delle parti), anche se ciò comporta battere il rivale a colpi di scandalo. 

Il marito di Birgitte Nyborg mette da parte la sua vita professionale per lasciare mani libere alla sua sposa vulcanica.
A ciò bisogna sommare le ottime sceneggiature, che rappresentano luoghi d’incontro e interazione. Il Parlamento (chiamato Borgen in Danimarca), in cui si trova l’ufficio del Primo Ministro (che si sposta in bici), e in cui sfilano i capi dei vari partiti; il set televisivo e la redazione della principale catena danese, da cui passeranno anche i rappresentanti politici del paese (che ripetono in più di un’occasione il “non puoi fidarti di nessuno”); la casa di Birgitte, nella periferia di Copenaghen, in cui si notano gli spazi aperti e lle fattorie ravvicinate e i backstage di produzione. E lo sfondo, Copenaghen, la cui routine, che viene descritta attraverso le immagini, sembra essere più coerente e tranquilla di quella dell’Europa del sud.
Ogni episodio, di un'ora circa, mostra giorno per giorno un’equipe di governo fragile che corre il rischio di crollare come un castello di carte a ogni minimo attacco di un avversario. E insegna, anche, che l’uguaglianza uomo-donna è ancora lontana da raggiungere, persino negli esemplari paesi nordici. Riuscirà Birgitte Nyborg a raggiungere una gran carriera professionale senza rinunciare a quella personale? L’ultimo episodio della prima stagione sembra  rispondere alla domanda, questione che non si pone quando chi ottiene il successo è un uomo.

Perchè vedere Borgen
Bisogna vedere Borgen perchè apporta maturità e innovazione al noioso panorama televisivo e perché dimostra che anche in Europa siamo capaci di fare prodotti televisivi di qualità, sebbene ispirandoci agli Stati Uniti (al creatore di Borgen, Adam Price, non cade la corona se riconosce che la sua serie è stata influenzata da programmi come The West Wing).

Borgen prevede una seconda stagione, già diffusa in Danimarca. Nella nostra parte d’Europa dovremo aspettare per goderci il seguito. Quello che è chiaro è che i dati dello share la appoggiano e che il mio danese (inesistente) è migliorato molto. Insieme a The Killing, ha elevato il livello della fiction televisiva. Abbiamo già sott’occhio una coproduzione svedese-danese chiamata Bron. Nell’attesa di sapere se è all’altezza dei suoi predecessori, ringraziamo i creatori di Borgen per averci ricordato che la politica vera esiste ancora, seppure nel mondo della fiction. Ciak!

Nessun commento:

Posta un commento