Una
serie da vedere. Nulla da invidiare alle più famose e apprezzate serie
americane.
La preferisco a Scandal, incentrata sugli intrighi e le relazioni di
potere che mettono al centro il presidente degli Stati Uniti. Maschio,
ovviamente. Mentre Borgen ruota intorno alla vita politica e personale di un
primo ministro donna.
Non
manca nulla a questa serie. Laeffe ha fatto un’ottima scelta inserendola nel
suo palinsesto.
Ogni
venerdì alle 21,35 e in replica in altri giorni e orari su La Effe, canale 50
del digitale terrestre.
La
Effe è il primo canale tv di Feltrinelli in società con La7.
La
Danimarca sta diventando un’autentica esportatrice di serie televisive. Dopo il
successo riscontrato da "The Killing", da cui fu tratta una versione
americana, è il momento di "Borgen", uno scorcio sulla politica
nazionale, che si è guadagnata gli elogi della critica europea.
Precedenti
Prodotta
da DR/Danish Broadcasting Corporation, i danesi la videro per la
prima volta
sul loro canale televisivo DR1 nel 2010. Due anni più tardi, la BBC comprava i
diritti televisivi, la sottotitolava in inglese e la portava nelle case di milioni
di persone. ARTE, canale franco-tedesco, ha trasmesso i primi episodi della
stagione il 9 febbraio. In quell’occasione, il quotidiano Le Monde si era
occupato di preparare a dovere il pubblico e di lasciarlo in trepida attesa. Ma
a chi può interessare la politica danese?
La serie racconta l’arrivo al potere, per la prima volta nella storia del paese, di una donna, che diventa Primo Ministro dopo numerose controversie con i partiti della Camera e varie discussioni con la stampa. La sua vittoria elettorale rivela i principali ingredienti della serie: il potere, la politica e la stampa, una troika che cucina il futuro del paese (casualità o meno, nel 2011 una donna, Helle Thorning Schmitd, veniva nominata Primo Ministro in Danimarca).
La serie racconta l’arrivo al potere, per la prima volta nella storia del paese, di una donna, che diventa Primo Ministro dopo numerose controversie con i partiti della Camera e varie discussioni con la stampa. La sua vittoria elettorale rivela i principali ingredienti della serie: il potere, la politica e la stampa, una troika che cucina il futuro del paese (casualità o meno, nel 2011 una donna, Helle Thorning Schmitd, veniva nominata Primo Ministro in Danimarca).
Gli
inganni, gli scandali, gli accordi segreti, le lotte per il potere, cosa si può
dire, cosa si deve tacere, cosa bisogna ignorare, l’ansia di controllare i
media, le trattative con i giornalisti che regolano le decisioni politiche, ai
quali poco sembra importare l’interesse dei cittadini. Birgitte Nyborg (Sidse
Babett Knudsen) si muove in questo caos con l’intento di mantenere intatti i
suoi principi.
Appartenente
al partito politico moderato, sembra essere il Primo Ministro che ogni paese
vorrebbe avere. Tuttavia, il fatto di essere una donna rappresenta, persino in
un paese così moderno come la Danimarca, un ostacolo. Sposata con un professore
universitario, ha due figli che avranno sempre meno peso nella sua vita
quotidiana. Si concentra sulla sua carriera politica, in accordo con il marito
che rinuncia al successo per occuparsi della famiglia. Lei è bella,
intelligente, lavoratrice, combattente, con grandi capacità di negoziare ma,
soprattutto, è una donna normale, come qualunque altra (è curioso osservare,
all’inizio, la sua preoccupazione per il suo stato fisico e il suo aspetto).
Dopo giornate lavorative estenuanti, tenta di arrivare a casa in tempo per
aiutare i suoi figli con i compiti, raccontare loro una favola, sparecchiare e
mantenere viva la passione con il marito.
Il segreto è la trama
Una
trama ben scritta e ben diretta che avanza rapidamente, senza annoiare nemmeno
per un secondo, dialoghi precisi che richiedono tutta l’attenzione dello
spettatore e che dimostrano che in politica la cosa più importante è mantenersi
al potere o farlo cadere (a seconda delle parti), anche se ciò comporta battere
il rivale a colpi di scandalo.
Il marito di Birgitte Nyborg mette da parte la sua vita professionale per lasciare mani libere alla sua sposa vulcanica.
Il marito di Birgitte Nyborg mette da parte la sua vita professionale per lasciare mani libere alla sua sposa vulcanica.
A
ciò bisogna sommare le ottime sceneggiature, che rappresentano luoghi
d’incontro e interazione. Il Parlamento (chiamato Borgen in Danimarca), in cui
si trova l’ufficio del Primo Ministro (che si sposta in bici), e in cui sfilano
i capi dei vari partiti; il set televisivo e la redazione della principale
catena danese, da cui passeranno anche i rappresentanti politici del paese (che
ripetono in più di un’occasione il “non puoi fidarti di nessuno”); la casa di
Birgitte, nella periferia di Copenaghen, in cui si notano gli spazi aperti e lle
fattorie ravvicinate e i backstage di produzione. E lo sfondo, Copenaghen, la
cui routine, che viene descritta attraverso le immagini, sembra essere più
coerente e tranquilla di quella dell’Europa del sud.
Ogni
episodio, di un'ora circa, mostra giorno per giorno un’equipe di governo
fragile che corre il rischio di crollare come un castello di carte a ogni
minimo attacco di un avversario. E insegna, anche, che l’uguaglianza uomo-donna
è ancora lontana da raggiungere, persino negli esemplari paesi nordici. Riuscirà
Birgitte Nyborg a raggiungere una gran carriera professionale senza rinunciare
a quella personale? L’ultimo episodio della prima stagione sembra
rispondere alla domanda, questione che non si pone quando chi ottiene il
successo è un uomo.
Perchè vedere Borgen
Bisogna
vedere Borgen perchè apporta maturità e innovazione al noioso panorama
televisivo e perché dimostra che anche in Europa siamo capaci di fare prodotti
televisivi di qualità, sebbene ispirandoci agli Stati Uniti (al creatore di
Borgen, Adam Price, non cade la corona se riconosce che
la sua serie è stata influenzata da programmi come The West
Wing).
Borgen
prevede una seconda stagione, già diffusa in Danimarca. Nella nostra parte
d’Europa dovremo aspettare per goderci il seguito. Quello che è chiaro è che i
dati dello share la appoggiano e che il mio danese (inesistente) è migliorato
molto. Insieme a The Killing, ha elevato il livello della fiction televisiva.
Abbiamo già sott’occhio una coproduzione svedese-danese chiamata Bron.
Nell’attesa di sapere se è all’altezza dei suoi predecessori, ringraziamo i
creatori di Borgen per averci ricordato che la politica vera esiste ancora,
seppure nel mondo della fiction. Ciak!
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