da: Il Sole 24 Ore
Baci appassionati e mostri marini: le sequenze balneari
più belle della storia del cinema
di Andrea Chimento
La spiaggia è da
sempre uno dei luoghi più mostrati e rappresentati sul grande schermo. Diverse
memorabili pellicole sono state ambientate, integralmente o quasi, in riva al
mare, mentre altre hanno puntato sul fascino dei litorali soltanto per qualche
scena particolarmente emblematica.
Vi proponiamo una
classica top 10 in ordine cronologico delle sequenze balneari più suggestive e
affascinanti della storia della settima arte:
«Da qui all'eternità» (1953) di Fred Zinnemann: uno dei baci più indimenticabili visti
sul grande schermo è, indiscutibilmente, quello tra Burt Lancaster e Deborah
Kerr. Un momento di passione assoluta, che all'epoca fece scandalo, vissuto
sulla battigia di una spiaggia hawaiana mentre stava per scatenarsi la bufera
della guerra. (CLIP)
«Un bacio e una pistola» (1955) di Robert Aldrich: oggi spesso dimenticato, «Un bacio e
una pistola» è un thriller che ha fatto scuola, ispirando perfino registi come
David Lynch e Quentin Tarantino. La trama ruota attorno a una misteriosa
valigetta contenente materiale radioattivo: l'indimenticabile finale mostra la
tragica e spettacolare esplosione di una casa costruita in riva al mare.
Esistono due versioni degli ultimi istanti della pellicola: in una i
protagonisti riescono a salvarsi, nell'altra muoiono tra le mura
dell'abitazione in fiamme. (CLIP )
«Il settimo sigillo» (1957) di Ingmar Bergman: il cavaliere Antonius Block torna a
casa dopo aver combattuto in Terra Santa: qui, in riva al mare, trova ad
attenderlo la Morte. L'uomo deciderà di sfidarla a scacchi. Si tratta di uno
dei momenti più importanti del cinema dello svedese Ingmar Bergman, autore tra
i più significativi del ‘900, le cui costruzioni visive rimangono tutt'ora
ineguagliate. (CLIP)
«I quattrocento colpi» (1959) di François Truffaut: la lunga corsa verso il mare del
piccolo Antoine Doinel, ragazzo sfortunato abbandonato dalla madre in un
riformatorio nel nord della Francia, rappresenta la sequenza-manifesto del
movimento della nouvelle vague, che stava nascendo proprio in quegli anni. La
celebre inquadratura finale, un fermo immagine in cui il giovane protagonista
guarda in direzione dello spettatore, è stata più volte copiata e imitata. (CLIP)
«La dolce vita» (1960) di Federico Fellini: il giornalista scandalistico Marcello Rubini, dopo
aver partecipato all'ennesima festa dissoluta, corre in spiaggia insieme ai
suoi amici per vedere un "mostro marino". Poco lontano sente la voce
di Paola, una ragazza innocente conosciuta qualche tempo prima, che prova
vanamente a parlargli mentre il rumore del mare copre ogni parola. Un finale,
quello de «La dolce vita», che non lascia speranze di redenzione al suo
protagonista, ormai perduto per sempre nel vortice della più oscena mondanità.
(CLIP)
«Agente 007-Licenza di uccidere» (1962) di Terence Young: la prima avventura di James Bond è
rimasta nella memoria soprattutto per l'indimenticabile apparizione
dell'attrice Ursula Andress, che esce dall'acqua indossando uno spregiudicato
bikini bianco. Da quel momento le vendite del due pezzi aumentarono
vertiginosamente. (CLIP)
«Il pianeta delle scimmie» (1968) di Franklin Schaffner: tra i finali più potenti e
pessimisti della storia del cinema non si può dimenticare quello de «Il pianeta
delle scimmie», cult di fantascienza in cui un gruppo di astronauti, ibernati
diversi secoli prima, finisce su un pianeta dove le scimmie sono al potere e
gli esseri umani ridotti in schiavitù. Nella conclusione, il protagonista
George Taylor (interpretato da Charlton Heston) capirà di trovarsi nientemeno
che sulla Terra. (CLIP)
«Apocalypse Now» (1979) di Francis Ford Coppola: «Mi piace l'odore del napalm la mattina». La
follia della guerra, nel capolavoro di Francis Ford Coppola, è inquietantemente
rappresentata dal tenente colonnello Kilgore (Robert Duvall) che costringe i
suoi uomini a fare surf mentre intorno a loro i combattimenti proseguono
incessantemente. (CLIP)
«Il tempo che resta» (2005) di François Ozon: uno dei film più profondi e
sottovalutati del nuovo millennio, «Il tempo che resta» racconta di un
fotografo di moda trentenne, che scopre di avere un tumore che gli lascia
soltanto tre mesi di vita. Arriverà a chiudersi sempre più in se stesso e ad
avere come unica confidente l'anziana nonna Laura (Jeanne Moreau). Il finale in
riva al mare è uno dei momenti più toccanti del cinema contemporaneo. (CLIP)
«Sweeney Todd» (2007) di Tim Burton: il regista di «Edward mani di forbice» si dà al musical e
tra i momenti più riusciti e divertenti del suo sorprendente «Sweeney Todd»,
film in cui canzoni brillanti e gole tagliate danzano insieme in una vera e
propria ballata macabra, c'è una scena balneare accompagnata dalle note di «By
the Sea». Da segnalare la mise "marittima" dei due grotteschi e
oscuri personaggi principali, Sweeney Todd e Mrs. Lovett, interpretati dai
truccatissimi Johnny Depp e Helena Bonham-Carter. (CLIP)
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