giovedì 11 luglio 2013

Cinema: baci appassionati e mostri marini, le sequenze più belle


da:  Il Sole 24 Ore

Baci appassionati e mostri marini: le sequenze balneari più belle della storia del cinema
di Andrea Chimento



La spiaggia è da sempre uno dei luoghi più mostrati e rappresentati sul grande schermo. Diverse memorabili pellicole sono state ambientate, integralmente o quasi, in riva al mare, mentre altre hanno puntato sul fascino dei litorali soltanto per qualche scena particolarmente emblematica.
Vi proponiamo una classica top 10 in ordine cronologico delle sequenze balneari più suggestive e affascinanti della storia della settima arte:

«Da qui all'eternità» (1953) di Fred Zinnemann: uno dei baci più indimenticabili visti sul grande schermo è, indiscutibilmente, quello tra Burt Lancaster e Deborah Kerr. Un momento di passione assoluta, che all'epoca fece scandalo, vissuto sulla battigia di una spiaggia hawaiana mentre stava per scatenarsi la bufera della guerra. (CLIP)


«Un bacio e una pistola» (1955) di Robert Aldrich: oggi spesso dimenticato, «Un bacio e una pistola» è un thriller che ha fatto scuola, ispirando perfino registi come David Lynch e Quentin Tarantino. La trama ruota attorno a una misteriosa valigetta contenente materiale radioattivo: l'indimenticabile finale mostra la tragica e spettacolare esplosione di una casa costruita in riva al mare. Esistono due versioni degli ultimi istanti della pellicola: in una i protagonisti riescono a salvarsi, nell'altra muoiono tra le mura dell'abitazione in fiamme. (CLIP )

«Il settimo sigillo» (1957) di Ingmar Bergman: il cavaliere Antonius Block torna a casa dopo aver combattuto in Terra Santa: qui, in riva al mare, trova ad attenderlo la Morte. L'uomo deciderà di sfidarla a scacchi. Si tratta di uno dei momenti più importanti del cinema dello svedese Ingmar Bergman, autore tra i più significativi del ‘900, le cui costruzioni visive rimangono tutt'ora ineguagliate. (CLIP)

«I quattrocento colpi» (1959) di François Truffaut: la lunga corsa verso il mare del piccolo Antoine Doinel, ragazzo sfortunato abbandonato dalla madre in un riformatorio nel nord della Francia, rappresenta la sequenza-manifesto del movimento della nouvelle vague, che stava nascendo proprio in quegli anni. La celebre inquadratura finale, un fermo immagine in cui il giovane protagonista guarda in direzione dello spettatore, è stata più volte copiata e imitata. (CLIP)

«La dolce vita» (1960) di Federico Fellini: il giornalista scandalistico Marcello Rubini, dopo aver partecipato all'ennesima festa dissoluta, corre in spiaggia insieme ai suoi amici per vedere un "mostro marino". Poco lontano sente la voce di Paola, una ragazza innocente conosciuta qualche tempo prima, che prova vanamente a parlargli mentre il rumore del mare copre ogni parola. Un finale, quello de «La dolce vita», che non lascia speranze di redenzione al suo protagonista, ormai perduto per sempre nel vortice della più oscena mondanità. (CLIP)

«Agente 007-Licenza di uccidere» (1962) di Terence Young: la prima avventura di James Bond è rimasta nella memoria soprattutto per l'indimenticabile apparizione dell'attrice Ursula Andress, che esce dall'acqua indossando uno spregiudicato bikini bianco. Da quel momento le vendite del due pezzi aumentarono vertiginosamente. (CLIP)

«Il pianeta delle scimmie» (1968) di Franklin Schaffner: tra i finali più potenti e pessimisti della storia del cinema non si può dimenticare quello de «Il pianeta delle scimmie», cult di fantascienza in cui un gruppo di astronauti, ibernati diversi secoli prima, finisce su un pianeta dove le scimmie sono al potere e gli esseri umani ridotti in schiavitù. Nella conclusione, il protagonista George Taylor (interpretato da Charlton Heston) capirà di trovarsi nientemeno che sulla Terra. (CLIP)

«Apocalypse Now» (1979) di Francis Ford Coppola: «Mi piace l'odore del napalm la mattina». La follia della guerra, nel capolavoro di Francis Ford Coppola, è inquietantemente rappresentata dal tenente colonnello Kilgore (Robert Duvall) che costringe i suoi uomini a fare surf mentre intorno a loro i combattimenti proseguono incessantemente. (CLIP)

«Il tempo che resta» (2005) di François Ozon: uno dei film più profondi e sottovalutati del nuovo millennio, «Il tempo che resta» racconta di un fotografo di moda trentenne, che scopre di avere un tumore che gli lascia soltanto tre mesi di vita. Arriverà a chiudersi sempre più in se stesso e ad avere come unica confidente l'anziana nonna Laura (Jeanne Moreau). Il finale in riva al mare è uno dei momenti più toccanti del cinema contemporaneo. (CLIP)

«Sweeney Todd» (2007) di Tim Burton: il regista di «Edward mani di forbice» si dà al musical e tra i momenti più riusciti e divertenti del suo sorprendente «Sweeney Todd», film in cui canzoni brillanti e gole tagliate danzano insieme in una vera e propria ballata macabra, c'è una scena balneare accompagnata dalle note di «By the Sea». Da segnalare la mise "marittima" dei due grotteschi e oscuri personaggi principali, Sweeney Todd e Mrs. Lovett, interpretati dai truccatissimi Johnny Depp e Helena Bonham-Carter. (CLIP)

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