Intramoenia,
tra ladri e furbi
di Guglielmo
Pepe
Una delle “voci” più scandalose della
sanità nazionale si chiama “intramoenia allargata”, che permette ai medici
ospedalieri di esercitare la libera attività professionale appunto fuori del
normale luogo di lavoro, l’ospedale. Il camice bianco può esercitare, coperto
da queste due parole magiche, anche in clinica privata, visto che la Asl non
gli mette a disposizione gli spazi per attuare l’intramoenia dentro le mura del
nosocomio. Ma questa pratica sta portando alla luce episodi sempre più gravi di
ladrocinio, di mascalzonaggine, di corruzione, di falso in atto pubblico, e nel
migliore dei casi, di furbizia. Escludendo tutti quei bravi medici che
applicano con rigore le regole – tuttavia i più rigorosi sono quelli che fanno
l’intramoenia solo e soltanto dentro la struttura Asl – è proprio
l’organizzazione di questa norma a permettere la truffa. Perché mancano i
dovuti controlli, perché le Asl non sono in condizioni di farli, perché
bypassare le norme è molto facile.
Altrimenti non si capirebbe come sia
possibile che un noto chirurgo plastico, Mario Dini, riesca ad aggirare le
regole, ad intascare nel solo 2011 600mila euro – quelli dichiarati – grazie
all’attività libero professionale autorizzata, e perché ora sia all’arresto con
l’accusa di corruzione, concussione, eccetera. E questo è l’ultimo caso, molto grave.
Nei giorni passati 13 medici sono stati denunciati a Napoli, dopo l’intervento
dei NAS. I quali, tra l’altro, hanno sempre più spesso da fare nelle strutture
ospedaliere.
Lo scandalo dell’intramoenia allargata ha
comunque molti responsabili. In primo luogo di chi permette una pratica dentro
la quale, con estrema facilità, si muovono furbi e ladri. E il bello è che il
ministero della Salute, ancora una volta, vuole prorogare questa iattura, una
rovinosa pratica che sporca l’immagine dei camici bianchi onesti, che sono la
maggioranza.
Forse dovrebbero essere gli stessi medici a
dire basta, ad opporsi, a rifiutare di accettare una prassi che permette di
rubare, a danno del cittadino. Il quale è già costretto a rivolgersi
all’intramoenia, a causa della inefficienza del sistema: più diventano lunghe
le liste di attesa, più gli italiani che hanno bisogno di cure e diagnosi si
rivolgono all’intramoenia, più ci guadagnano Asl e medici.
Sotto questo aspetto, l’intramoenia in sé è
uno scandalo, perché costringe i pazienti ad accettare un passaggio obbligato e
oneroso per le loro tasche. E tutto questo avviene con il beneplacito degli
Ordini professionali, degli amministratori pubblici, dei responsabili delle
Asl, del ministero della Salute, delle rappresentanze sindacali dei camici
bianchi e rosa.
Ma intanto domando: visto che l’intramoenia
allargata è la via maestra nella quale si incamminano i ladri e i furbi, quando
verrà cancellata?
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