Da molti anni
penso che i medici di base siano più o meno dei commessi e che lavorino meno
dei vituperati statali.
Infatti –
mediamente – i medici di famiglia non ricevono dopo le 19, non fanno visite a
domicilio quando stai male, non li trovi nel week-end, non saltano un ponte
delle festività. Pertanto, diventa inevitabile in alcune situazioni ricorrere alla
guardia medica o al pronto soccorso.
Ma, di là della
scarsa disponibilità oraria, vi è un problema più rilevante: la maggior parte
dei medici di base non compie certe prestazioni e con troppa facilità scarica a
visite specialistiche ciò dovrebbe sapere e dover fare nel proprio studio
medico.
Con sorpresa e
piacere, scopro che il ministro Balduzzi vuole presentare in consiglio dei
ministri un decreto che contiene, tra l’altro, alcune norme sui medici di base.
Si prevede la creazione di ambulatori polifunzionali nei quali fornire, non
solo le consuete prestazioni da “commessi”, ma alcune tra quelle
specialistiche.
Un duplice
aspetto positivo, almeno sulla carta, da questa riforma: maggiore disponibilità
oraria perché i medici devono coprire le ventiquattro ore e l’esecuzione di
diagnostica e specialistica.
A oggi, vi sono
realtà organizzativo-sanitarie di questo tipo. Ma sono sporadiche e lasciate
alla scelta dei medici o dei comuni. Più facile trovarli in piccoli centri che
in città, dove cresce sempre di più l’esigenza di trovare in un unico punto alcune
delle prestazioni base o ricorrenti, semplificando così l’accesso sanitario ai cittadini
(soprattutto ai più disagiati) e riducendo tempi di attesa e di utilizzo.
Il provvedimento
in questione conteneva anche altre norme: tasse su bevande gassate, divieto di
mettere slot machine vicino alle scuole, ecc, ma è morto sul nascere. Alcuni ministri
hanno sollevato dubbi sulla costituzionalità, sulla copertura finanziaria del
decreto.
Può essere che
Balduzzi nelle sue proposte sia stato “superficiale” e discutibile (inutile
mettere divieti in assenza di controlli costanti), ma se c’è qualcosa da
salvare – con eventuali modifiche che non siano ricatti della lobby medica - questa
è proprio la parte del decreto che concerne la riforma dei medici di base.
La salute è una
priorità collettiva. Aspetti da riformare ve ne sono. Sarebbe l’ennesimo errore
di chi gestisce la cosa pubblica quello di abbandonare proposte di riforma
quali il ruolo dei medici di base che sono - o dovrebbero essere – il primo
approdo sanitario dei cittadini.
Sempre che, la
casta dei medici non si opponga a un cambiamento di ruolo nell’interesse
collettivo, anche dei dottori, ormai ridotti
– anche per loro volontà e convenienza - a commessi.
Certo. C’è il
rischio di dover garantire maggiore produttività.
In merito all’argomento
salute, ho trovato un articolo sull’intramoenia che vi propongo nel prossimo
post.
Che cos’è l’intramoenia?
Qualcosa con cui probabilmente vi siete imbattuti e che merita una riflessione.
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