da: Lettera 43
Grillo,
idee senza futuro
Le
buone e irrealizzabili intenzioni del M5s.
Nessuno parla mai del programma politico
del Movimento 5 stelle. Ad accusare media e giornalisti, è stato lo stesso Beppe Grillo in un post «Due minuti d'odio»
pubblicato sul suo blog e in cui il “testimone di Genova” ha paventato
attentati contro i membri del suo partito: gli «aizzatori di professione (…)
insultano, fomentano con l'obiettivo di isolare, infamare, distruggere», mentre
l’informazione «sta sconfinando in molti casi in istigazione a delinquere», ha
scritto.
Risultato: non si discute mai del merito,
secondo il comico, eludendo le proposte concrete e, dunque, ignorando la famosa
e invocata pars construens del movimento.
PROGRAMMA CONTROVERSO. Il problema, pur
mettendosi di impegno, è che molte punti del programma del M5S risultano
controversi. Strani. Certe volte incomprensibili. Elencati a pioggia, in 15
pagine e sette capitoli, le idee del popolo di Grillo sono naturalmente valide
in diversi casi, sicuramente auspicabili. Talvolta sono state tradotte in
realtà, come segnala un tratto di penna color rosso accanto alla voce di
riferimento: così è successo, per esempio, con l’abolizione del Lodo Alfano o
il «blocco immediato del ponte sullo Stretto».
RETE PER TUTTI. Solo che poi l’inspiegabile torna presto a far capolino e i
punti interrogativi sorgono spontanei. Nel primo paragrafo, «Stato e
cittadino», in fondo alla lista delle meraviglie compare questa proposta:
«Leggi rese pubbliche online almeno tre mesi prima della loro approvazione per
ricevere i commenti dei cittadini».
La proposta è democratica, senza dubbio. Peccato che, nel caso di un
provvedimento antievasione fiscale, a puro titolo di esempio, quel tempo
potrebbe bastare agli evasori per attivarsi con una contromossa.
LIMITE DI DUE MANDATI. Persino il tabù fondamentale del grillismo, il limite
dei due mandati per chi riveste cariche pubbliche potrebbe essere opinabile. Se
un amministratore, magari evitando di strizzare troppo l’occhio agli elettori
pensando al prossimo giro alle urne, dimostrasse competenze e talento perché
mai dovrebbe rinunciare a farsi eleggere?
Discorso analogo per la faccenda della
«cittadinanza digitale per nascita, accesso gratuito alla rete per ogni
cittadino italiano». Navigare free in internet è un sogno per molti. Ma
bisognerebbe poi capire che fine faranno gli operatori del web, gli
imprenditori, gli azionisti e i lavoratori del settore.
Bertola
e Olivieri: «Molte proposte del programma sono in divenire»
Gli unici in grado di sciogliere gli
enigmi, concettuali o politici, che s’annidano del programma grillesco sono gli
stessi attivisti del MoVimento. Che non paiono stupirsi troppo dei dubbi del
lettore.
Vittorio Bertola e Matteo Olivieri, per
esempio, consiglieri comunali 5 stelle rispettivamente a Torino e Reggio
Emilia, fanno subito una premessa: «Proviamo a fornire una delucidazione
precisando, però, che tutti i punti del programma a 5 Stelle sono frutto di
anni di lavoro collettivo, di dibattito interno al MoVimento. E molte proposte
sono in divenire». Insomma, gli interrogativi di molti sono gli stessi
affrontati dagli autori stessi del programma.
PARTECIPARE ALLA LEGGE. Prendiamo il caso della legge da pubblicare tre mesi
prima dell’approvazione. È davvero fattibile? «Beh naturalmente esistono casi
particolari», affermano i due consiglieri, «che richiedono massima urgenza. Ma
nell’ambito di un iter legislativo ordinario la proposta è realizzabile e
assolutamente utile».
Come? «Ormai è una pratica diffusa in mezzo mondo: tramite la Rete i cittadini
devono avere la possibilità di dire la propria su una proposta di legge, serve
alla partecipazione e al miglioramento stesso della legge».
Olivieri: «Si pensi alla Finanziaria, il provvedimento più importante per un
esecutivo. Che cosa capiscono oggi i cittadini del testo di una Finanziaria?
Nulla. Ecco, la pubblicazione tre mesi prima del testo servirebbe a rendere
accessibile e criticabile una legge, da parte di tutti».
O forse a confondere ancora di più le idee.
QUESTIONE DI DEMOCRAZIA. Sulla questione
«accesso gratuito alla rete», nessuna risposta sulle sorti di chi fa business
nel settore. «Anche in questo caso, la discussione può essere aperta», spiega
Bertola, «magari si potrebbe pensare a un potenziamento dei punti di
connessione gratuita, anche se io non vedrei male neppure un’interpretazione
radicale della proposta: gratuità sempre e ovunque del servizio, è una
questione di democrazia, fondamentale affinché i cittadini s’informino,
capiscano. In fondo, mica si paga per camminare sul marciapiedi».
Olivieri rincara: «Parliamoci chiaro, in questi anni molte amministrazioni
pubbliche si sono orientate proprio verso la fornitura gratuita del servizio,
una cosa di cui Grillo parlava già nel 2005». Sì, ma intanto le aziende che
forniscono il servizio esistono. E contano migliaia di lavoratori.
Certi
di abolire la legge Biagi ma senza nessuna proposta alternativa sul lavoro
Secondo i grillini, serve una rivoluzione
di pensiero, un colpo d'ala mentale insomma. Per questo, premono per
l’abolizione della legge Biagi. Ci risiamo: facile fare la lista dei sogni, ma
poi? Che cosa propongono gli attivisti in sostituzione?
«Ovviamente questa proposta», illustra
Bertola, «è funzionale a un più complessivo riordino del mercato del lavoro.
Ciò che vogliamo è l’abolizione del precariato, poter sviluppare un meccanismo
di incentivazione rivolto alle aziende e finalizzato alla stabilizzazione,
oltre che a fermare il ‘gioco’ dello scaricamento del lavoratore precario.
A me, per esempio, piace molto il modello di sostegno danese del reddito di
cittadinanza, che garantisce ammortizzatori sociali anche in un periodo
successivo alla perdita del posto di lavoro».
DISINCENTIVARE LE AZIENDE. C’è poi l’idea di disincentivare le «aziende che
generano un danno sociale» (pagina 10). Di che si tratta? Lo spiega Olivieri,
con un esempio su tutti: «Prendiamo la Fiat. La domanda è molto semplice:
perché continuare a concedere incentivi di Stato a una azienda che, da una
parte non investe più in prodotti realmente competitivi e, dall’altra, continua
a minacciare di abbandonare la produzione in Italia?». E questo bisognerebbe
spiegarlo a lavoratori e sindacati.
Sempre nel capitolo economia si legge:
«Introduzione di un tetto per gli stipendi del management delle aziende quotate
in Borsa e delle aziende con partecipazione rilevante o maggioritaria dello
Stato».
TETTO AGLI STIPENDI. E come si fa? Lo Stato dice ai manager quanto devono
guadagnare? «E perché no?», risponde Bertola, «tramite i contratti nazionali di
lavoro un esecutivo può farlo. È questione di affermare un principio:
un’azienda è un organismo collettivo, che vive grazie all’apporto di tante
figure, di tutti. È giusto quindi favorire una maggiore coesione e un maggiore
equilibrio economico e sociale fra vertici e altri lavoratori». Anche se fa un
po' regime comunista.
L'ultima stranezza nel programma a 5 Stelle
risiede in tutte quelle volontà di incentivare i mezzi di trasporto pubblico.
Impossibile non essere d'accordo. Solo una controindicazione: occorrono soldi.
IL PROBLEMA: RECUPERARE FONDI. Dove li
troviamo? «Anche in questo caso», conclude Olivieri, «provo a rispondere con un
esempio, a mio avviso calzante. In Val di Susa stiamo facendo l’Alta velocità.
Ma a Roma, abbiamo ancora solo due linee di metropolitana, nonostante nella
capitale ogni giorno milioni di persone si spostino con la metro. Quale
delle due opere è davvero utile? Il punto, insomma, è la scelta delle priorità
e, di conseguenza, dell’utilizzo di fondi. Per restare al paragone fra la metro
di Roma e l’Alta velocità in Val Susa, non c’è paragone sui costi. Ed ecco,
appunto, che abbiamo risposto alla domanda su dove reperire i fondi per una
viabilità alternativa».
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