da: Il Fatto Quotidiano
Giovani,
al via la prima società a 1 euro. “Ma la banca chiede la garanzia di papà”
Nel
milanese, due sorelle di 20 e 22 anni hanno sfruttato l'opportunità offerta dal
decreto liberalizzazioni del governo Monti. Ma per la neonata azienda di design
votata all'export resta il problema dell'accesso al credito. E degli affitti
troppo alti
di Luigi
Franco
Sono loro le prime in Italia ad avere
sfruttato le nuove regole inserite dal governo
Monti nel decreto sulle liberalizzazioni di gennaio, nel tentativo di
favorire i giovani imprenditori. Ci sono voluti sette mesi e alla fine sono
arrivati anche i decreti attuativi. Così settimana scorsa Serena (22 anni, a
sinistra nella foto) e Stefania (20 anni, a destra nella foto) sono corse dal
notaio per siglare il modello standard di atto costitutivo predisposto dal ministero.
E la nuova società è nata: si chiama ‘La casa delle fate’, come i quattro
negozi che i loro genitori hanno già a Bologna, Parma, Bergamo e Vigevano. Sono
figlie d’arte, le due sorelle: tra un esame di Relazioni Pubbliche allo Iulm
per Serena e uno alla facoltà di Economia in Bicocca per Stefania, in passato
hanno lavorato nei punti vendita dove mamma e papà commercializzano oggetti di
design per la casa. Ma ora vogliono staccarsi, “essere indipendenti”. E aprire
altri negozi simili, da gestire da sole. “Prima in Italia, poi anche all’estero
– spiega Serena -. Di sicuro negli Stati Uniti, perché lì c’è un mercato ampio
che dà spazio a nuove idee e a prodotti di design”.
Ora la società è formalmente costituita.
Per il primo negozio puntano su Milano e la ricerca di un locale da affittare è
già partita. Solo che qui iniziano i primi problemi: “I costi sono molto alti”.
E tutti i limiti della nuova forma societaria vengono fuori: in banca non
concedono certo prestiti a un’impresa che sul piatto mette in garanzia appena
un euro di patrimonio. “Per noi dovrebbero garantire i genitori”, proprio
quello che le due sorelle non vogliono, alla ricerca come sono della loro
indipendenza. “Ci hanno già regalato il loro marchio e la loro storia – spiega
Stefania -. Ora tocca a noi”.
“Quello delle società a un euro è un primo
passo positivo per i giovani. Ma tutto rischia di essere inutile, se non ci
saranno cambiamenti che facilitino l’accesso al credito”, ammette Serena.
Insomma, per dar vita a una nuova attività non bastano una buona idea e un solo
euro. Serena e Stefania proveranno a vincere qualcuno dei bandi che Regione
Lombardia e Unione europea mettono a disposizione di giovani donne
imprenditrici. E su questo la società a responsabilità limitata semplificata
qualche vantaggio lo dà: “Altrimenti per cercare di ottenere un finanziamento
avremmo dovuto costituire una srl normale. Ma noi non avevamo un capitale
nostro”.
Con il notaio gratis, a loro sono bastati
368 euro tra imposta di registro e diritti camerali. E poi un euro di capitale
sociale. Chi l’ha messo? “Cinquanta centesimi a testa”, risponde Serena. “No,
in realtà l’ha messo mia sorella – smentisce Stefania -. Dice così per farmi
fare bella figura. Siamo molto affiatate: lei è più portata per l’organizzazione
e per le cose quadrate. Io ho una passione incredibile per l’allestimento di
vetrine e per il design: delle due sono quella creativa”. Il sogno ora qual è?
“Creare negozi che siano apprezzati dalla gente e che a noi consentano di fare
un minimo di utili”, inizia Serena. “Girare il mondo – aggiunge Stefania –
scoprire un prodotto, in Thailandia magari, commercializzarlo qui e farlo
crescere”.
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