giovedì 6 settembre 2012

Governo Monti, decreto liberalizzazioni: società a 1 euro ma senza finanziamenti dalle banche


da: Il Fatto Quotidiano

Giovani, al via la prima società a 1 euro. “Ma la banca chiede la garanzia di papà”
Nel milanese, due sorelle di 20 e 22 anni hanno sfruttato l'opportunità offerta dal decreto liberalizzazioni del governo Monti. Ma per la neonata azienda di design votata all'export resta il problema dell'accesso al credito. E degli affitti troppo alti
di Luigi Franco

Sono loro le prime in Italia ad avere sfruttato le nuove regole inserite dal governo Monti nel decreto sulle liberalizzazioni di gennaio, nel tentativo di favorire i giovani imprenditori. Ci sono voluti sette mesi e alla fine sono arrivati anche i decreti attuativi. Così settimana scorsa Serena (22 anni, a sinistra nella foto) e Stefania (20 anni, a destra nella foto) sono corse dal notaio per siglare il modello standard di atto costitutivo predisposto dal ministero. E la nuova società è nata: si chiama ‘La casa delle fate’, come i quattro negozi che i loro genitori hanno già a Bologna, Parma, Bergamo e Vigevano. Sono figlie d’arte, le due sorelle: tra un esame di Relazioni Pubbliche allo Iulm per Serena e uno alla facoltà di Economia in Bicocca per Stefania, in passato hanno lavorato nei punti vendita dove mamma e papà commercializzano oggetti di design per la casa. Ma ora vogliono staccarsi, “essere indipendenti”. E aprire altri negozi simili, da gestire da sole. “Prima in Italia, poi anche all’estero – spiega Serena -. Di sicuro negli Stati Uniti, perché lì c’è un mercato ampio che dà spazio a nuove idee e a prodotti di design”.
Ora la società è formalmente costituita. Per il primo negozio puntano su Milano e la ricerca di un locale da affittare è già partita. Solo che qui iniziano i primi problemi: “I costi sono molto alti”. E tutti i limiti della nuova forma societaria vengono fuori: in banca non concedono certo prestiti a un’impresa che sul piatto mette in garanzia appena un euro di patrimonio. “Per noi dovrebbero garantire i genitori”, proprio quello che le due sorelle non vogliono, alla ricerca come sono della loro indipendenza. “Ci hanno già regalato il loro marchio e la loro storia – spiega Stefania -. Ora tocca a noi”.

“Quello delle società a un euro è un primo passo positivo per i giovani. Ma tutto rischia di essere inutile, se non ci saranno cambiamenti che facilitino l’accesso al credito”, ammette Serena. Insomma, per dar vita a una nuova attività non bastano una buona idea e un solo euro. Serena e Stefania proveranno a vincere qualcuno dei bandi che Regione Lombardia e Unione europea mettono a disposizione di giovani donne imprenditrici. E su questo la società a responsabilità limitata semplificata qualche vantaggio lo dà: “Altrimenti per cercare di ottenere un finanziamento avremmo dovuto costituire una srl normale. Ma noi non avevamo un capitale nostro”.
Con il notaio gratis, a loro sono bastati 368 euro tra imposta di registro e diritti camerali. E poi un euro di capitale sociale. Chi l’ha messo? “Cinquanta centesimi a testa”, risponde Serena. “No, in realtà l’ha messo mia sorella – smentisce Stefania -. Dice così per farmi fare bella figura. Siamo molto affiatate: lei è più portata per l’organizzazione e per le cose quadrate. Io ho una passione incredibile per l’allestimento di vetrine e per il design: delle due sono quella creativa”. Il sogno ora qual è? “Creare negozi che siano apprezzati dalla gente e che a noi consentano di fare un minimo di utili”, inizia Serena. “Girare il mondo – aggiunge Stefania – scoprire un prodotto, in Thailandia magari, commercializzarlo qui e farlo crescere”. 

Nessun commento:

Posta un commento