da: https://www.agi.it/
- di Alessandro Galiani
Unicredit sarà
la prima banca italiana ad applicare tassi
d'interesse negativi
sui depositi superiori a 100.000 euro. Cosa significa, perché succede e come
difendersi
Unicredit
sarà la prima banca italiana ad applicare
tassi d'interesse negativi
sui depositi. Scatteranno, come annunciato ieri dall'ad,
Jean Pierre Mustier, sui conti correnti
superiori ai 100.000 euro, a partire dal 2020. Ma cosa significa? Quali sono le ricadute su istituti e
correntisti? Ecco quello che c'è da sapere.
CHE
SIGNIFICA AVERE TASSI NEGATIVI
Normalmente chi compra dei titoli di Stato
o deposita dei soldi in una banca viene remunerato con un tasso di interesse.
Il tasso negativo significa invece
che per comprare un titolo di Stato o
depositare una certa somma in banca, occorre pagare qualcosa. Nel caso del tasso di deposito della Bce, sono le banche
che, per depositare i loro soldi su un
conto della banca centrale, devono pagare.
Nel caso dei conti correnti bancari, saranno i risparmiatori a dover remunerare la
banca. Apparentemente è un'assurdità. In realtà non è proprio così. I titoli di Stato decennali e trentennali
tedeschi e svizzeri sono gli unici, insieme a quelli della Danimarca, a essere
negativi, ma sono anche particolarmente sicuri. Dunque, in tempi difficili,
rappresentano una garanzia per i risparmiatori. Cioè l'investitore, per
comprare un titolo che non si svaluta, è anche disposto a pagare. Ma ha un
senso applicare tassi negativi al correntista di una banca?
COSA
SI E' GIA' FATTO SUI TASSI NEGATIVI BANCARI ALL'ESTERO
La tassa
sui depositi, anche se limitata alle giacenze particolarmente elevate, è già
realtà in Svizzera e Danimarca (dove i tassi sono ancora più bassi rispetto
all'Eurozona) ed è anche diffusa in diverse realtà regionali tedesche. In Italia Unicredit è stata la prima a
partire e ora sta studiando il modo di applicare
i tassi negativi a un 'target' di grandi aziende e di alcuni grandi clienti,
con depositi "ben al di sopra" dei 100.000 euro.
Ma cosa si è già fatto in questo senso in
Europa? In Germania a dare fuoco alle
polveri ci hanno già pensato alcune realtà regionali tedesche come Berliner Volksbank oppure Raiffeisenbank im Oberland. La
berlinese Volksbank, la seconda più grande banca cooperativa tedesca, ha
iniziato ad applicare un tasso del -0,5%
su depositi superiori a 100.000 euro. In
Svizzera invece Ubs ha effettivamente deciso di caricare a partire i clienti più
abbienti (quelli che mantengono sul conto giacenze superiori ai 2 milioni di
franchi svizzeri) con un tasso negativo dello 0,75%, lo stesso applicato dalla
Banca nazionale svizzera sui depositi.
In questo caso si è seguito l'esempio di
istituti di credito elvetici di dimensione più ridotta come Julius Baer,
Pictet, Lombard Odier, oltre che di alcune banche cantonali, e si è aperta la
strada all'altro colosso svizzero, Credit Suisse, che sta pensando a una
soluzione simile dopo aver caricato i conti denominati in euro oltre la soglia
del milione. Inoltre le danesi Jyske
Bank e Sydbank si muovono in linea con il -0,75% applicato dalla locale Banca centrale.
LE
RIPERCUSSIONI DEI TASSI NEGATIVI SUI MUTUI
Un altra ricaduta, apparentemente
paradossale, dell'introduzione dei mutui negativi da parte delle banche è
quella sui mutui. È il caso della la Jyske
Bank, la terza banca danese, che
è stata la prima in Europa a offrire
mutui ipotecari a un tasso di interesse negativo, pagando di fatto i suoi
clienti per prendere in prestito denaro per l'acquisto di una casa.
In sostanza i suoi clienti saranno in grado di contrarre un mutuo a tasso fisso a
10 anni con un tasso d'interesse di -0,5%, il che significa che rimborseranno meno dell'importo preso in
prestito. In parole povere, se si comprasse una casa per 1 milione di
dollari e si pagasse per intero il mutuo in 10 anni, si restituirebbe alla
banca solo 995.000 dollari.
Come è possibile? Innanzitutto, fanno
notare gli analisti, le banche spesso
addebitano commissioni legate al prestito, il che significa che i
proprietari di case si troverebbero comunque a sborsare di più rispetto
all'importo prestato. Ma c'è un'altra motivazione, ben più valida. Gli analisti
sostengono che la paura e l'incertezza che stanno introducendo sui mercati le tensioni commerciali tra Stati Uniti e Cina
e il caos Brexit, stiano determinando un forte pessimismo tra gli
investitori per il prossimo futuro. Per questo motivo, alcune banche sono disposte a prestare denaro a tassi negativi,
accettando una piccola perdita piuttosto che rischiare una perdita maggiore
prestando denaro a tassi più elevati che i clienti poi non riescono a
soddisfare.
IL
CASO ITALIANO E I DUBBI DEGLI ESPERTI
In Italia
finora le banche hanno risposto alla
politica di tassi negativi della Bce incrementando le spese e le commissioni.
Quella di Mustier rappresenta la rottura di un argine. Ma molti esperti, come
per esempio quelli di Mediobanca, sono scettici: "Non si vede come il
trasferimento di tassi negativi sulla base di clienti possa stimolare gli
investimenti, dato che a spingerli sono ragioni industriali piuttosto che una
logica finanziaria. Siamo scettici anche sui possibili benefici per la
redditività delle banche, poiché l'applicazione di tassi negativi potrebbe
scatenare una concorrenza più intensa sui prezzi, specialmente sui prestiti
alle imprese e in particolare in un paese come l'Italia in cui la crescita dei
prestiti è ferma da anni".
Finora le
banche italiane hanno resistito a lungo a trasferire i costi dei tassi negativi
alla clientela, preoccupate dal rischio di scatenare una più forte
concorrenza sui tassi e dalla possibilità che i clienti possano cambiare banca.
Il segretario generale della Fabi, Lando
Maria Sileoni, la pensa proprio così e ritiene che la decisione di Unicredit introduce "un principio che metterà in
difficoltà l'intero settore, clienti, imprese, territori e lavoratori
bancari. A trarne vantaggio in
Italia ci sarebbero le Poste Italiane,
che potrebbero raccogliere possibili fughe dalle banche di clienti". E poi
c'è la faccenda della perdita di valore dei soldi depositati in banca e tassati
dai tassi negativi. Ciò significa che in teoria 10.000 euro fermi sul conto
corrente in 5 anni diventano 8.000 euro. Come
salvaguardarsi?
COME
EVITARE CHE I DEPOSITI PERDANO DI VALORE
Ci sono diverse soluzioni per evitare che i
soldi fermi in banca perdano valore. Secondo gli esperti, bisogna innanzitutto
che i risparmiatori italiani inizino a rispettare alcune regole. "Come,
per esempio, lasciare sempre una piccola
somma sul conto corrente per le spese ordinarie - spiega Raffaele Zenti,
esperto di finanza e di gestione dei rischi e fondatore di Adviseonly - un importo
che, in base al lavoro e allo stile di vita, può essere quantificato dalle 3 alle 5 mensilità.
Il resto
va fatto fruttare. E qui entra in gioco il consulente, che può proporre diverse soluzioni in base al profilo
del risparmiatore". Tra queste c'è il conto
deposito, per i più prudenti, con
tassi anche del 3% sui vincoli a 5 anni. Oppure, chi ama rischiare, può
rivolgersi al mercato obbligazionario
tra scadenze lunghe e valute o al mercato azionario. Una strategia a metà
potrebbe essere quella del dividendo, ovvero comprare i titoli che
distribuiscono le cedole più alte. "In tutti questi casi, però, bisogna
sempre ricordarsi di dedicare un 10-20%
a strumenti liquidi e facilmente smobilizzabili (soluzioni di breve periodo
come il conto deposito, ma senza vincoli) - conclude Zenti - E di limitare a un
20% massimo l'investimento in strumenti
illiquidi".
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