Uffici
che chiudono, dipendenti che diminuiscono: ecco a voi la lotta all’evasione
all’italiana
I
sindacati denunciano gravi carenze d’organico nelle sedi territoriali, dove non
si riescono a garantire i servizi. E il direttore dell’Agenzia non è stato
ancora riconfermato dal governo giallorosso. Un ottimo inizio (per gli evasori)
«Il governo
vuole fare la rivoluzione nella lotta all’evasione fiscale? Se si devono fare
le cose seriamente, bisogna avere una macchina che funzioni. Serve la
Formula Uno, con la 500 non si va da nessuna parte». Stefania Silveri, coordinatore nazionale Cisl all’Agenzia delle
entrate, è uno dei rappresentanti sindacali che mercoledì mattina sono
stati ricevuti dal viceministro dell’Economia Antonio Misiani (Pd), in
concomitanza con il presidio di mobilitazione tenuto sotto le finestre di via
Venti settembre per denunciare lo stato disastroso delle agenzie fiscali
italiane. «Non basta sbandierare la lotta evasione per realizzarla. Gli uffici
territoriali, presidio di legalità, continuano a chiudere. E da qui a due anni,
anche per effetto di quota cento, ci saranno 5mila dipendenti in meno»,
denunciano Cgil, Cisl e Uil.
Mentre il
governo annuncia nella manovra economica strumenti «mai visti prima» nel
contrasto agli evasori, gli uffici
di chi dovrebbe fare le pulci ai contribuenti, controllare entrate e
uscite, sono sempre più al collasso. Costretti a ridurre i servizi per mancanza
di personale. Con l’Agenzia delle entrate che, per giunta, è ancora in attesa
della nomina dei vertici da parte della nuova maggioranza. Il direttore Antonio
Maggiore, generale della Guardia di finanza scelto dal precedente governo
gialloverde, non è stato ancora
riconfermato. Ed essendo sottoposto a spoil
system, secondo molti sembrerebbe già sulla porta. Non è un caso, forse, che
mentre dal governo si fanno grandi proclami di lotta all’evasione, Mister Fisco
non sia stato coinvolto nelle scelte politiche anti-evasione.
Intanto, da qui a due anni, la previsione è che 5mila dipendenti andranno in
pensione senza essere rimpiazzati.
«Se mancano ispettori, accertatori, funzionari, la lotta all’evasione chi la
fa? Non basta dire di voler fare la lotta all’evasione, occorre metterla in
pratica», dicono i sindacati. E invece, 2mila funzionari sono già usciti negli
ultimi anni. E con il blocco del turnover sono stati sostituiti dai nuovi
assunti solo per il 5 per cento. Con gli uffici che risultano sotto organico,
soprattutto al Sud, dove però l’evasione fiscale è più alta.
E se a questi poi si aggiungono i pensionamenti previsti con la legge
Fornero e quota cento, la previsione è che da qui a due anni nelle agenzie
fiscali ci saranno circa 5mila dipendenti in meno. «Con 5mila unità in meno
sarà molto difficile fare la lotta all’evasione che annunciano», dice Luciano
Boldorini, coordinatore Cgil alla Agenzia delle entrate. «Prima del carcere di
cui alcuni politici parlano, ci sono accertamenti, notifiche, contenziosi da
gestire. E questo significa che servono accertatori, verificatori e assistenti
ai contribuenti».
Ad
oggi, il ministero dell’Economia sta svolgendo le prove per l’assunzione di 511
funzionari, che entreranno in ruolo a gennaio 2020. E
probabilmente si terrà un altro concorso a dicembre. Ma «sono una goccia nel mare», denunciano i sindacati. L’ultimo
concorso nelle agenzie fiscali risale a tre anni fa.
Così, da
Nord a Sud, molti uffici hanno già dovuto ridurre servizi erogati e gli
accertamenti fiscali per mancanza di personale. A Ragusa, i dipendenti sono da
tempo in stato di agitazione e non riescono più a coprire tutte le richieste
dell’utenza. Con conseguenti ritardi nei rimborsi. «Nelle condizioni attuali
non è più possibile garantire servizi di qualità alla collettività e
altrettanto impossibile appare un vero presidio del territorio nella mission
principale della Agenzia che è la lotta all’evasione», fanno sapere. E
situazioni simili si trovano a Catania e Palermo. Ma anche a Bolzano, è stato
aperto un tavolo per chiedere nuove assunzioni di personale bilingue.
Mentre i
governi di ogni colore hanno fatto della lotta all’evasione fiscale un
cavallo di battaglia politico buono per ogni stagione, in dieci anni i
dipendenti su scala nazionale sono stati ridotti di circa 7mila unità. Con
situazioni gravi, come quella siciliana, dove mancano all’appello 1.200
dipendenti del Fisco. La media nazionale è di sei dipendenti ogni 10mila
abitanti, in Sicilia è di cinque. Ad aprile, i lavoratori dell’Agenzia delle
entrate avevano già proclamato uno sciopero. E mentre dal governo giallorosso
arrivano nuovi annunci nella lotta all’evasione fiscale, ora sono tornati in
stato di agitazione.
Intanto,
con il blocco del turnover, l’età media degli accertatori fiscali italiani ha
superato ormai la soglia dei 55 anni.
Con ricadute pure sull’aggiornamento
delle competenze, soprattutto tecnologiche. Laddove invece servirebbero
molti più tecnici e ingegneri, soprattutto dopo l’introduzione della
fatturazione elettronica e l’accorpamento dell’Agenzia con il catasto e la conservatoria
dei registri immobiliari.
Qualche settimana fa, Luigi Di Maio ha pure annunciato un nuovo misterioso software contro le
frodi fiscali, in collaborazione con l’Inps di Pasquale Tridico, che
dovrebbe permettere di recuperare tra i 4 e i 5 miliardi. Ma se dall’Agenzia
delle entrate nessuno sa niente, e la stessa Ragioneria dello Stato ha smentito
le previsioni di recupero, ora altri uffici territoriali sembrano destinati
alla chiusura. Dopo che dal 2012 in poi, per effetto della spending review montiana,
un centinaio hanno già chiuso i battenti.
«Se
davvero si vuole fare la lotta all’evasione fiscale, serve un piano Marshall
nell’immediatezza, con l’innesto di nuove competenze», spiega Renato
Cavallaro, coordinatore nazionale della Uil all’Agenzia delle entrate. Secondo
i calcoli del ministero dell’Economia, ogni euro investito nell’Agenzia delle
entrate produce 12 euro di recupero economico per le casse dello Stato. «Insomma,
è solo una questione di volontà politica».
Nessun commento:
Posta un commento