da: https://www.lettera43.it
- di Carlo Panella
Conte
ci ha trascinati nel Russiagate (e non poteva farlo)
La
decisione di aiutare Trump sul caso Mifsud è clamorosa. Anche perché frutto non
di una scelta collegiale, ma di un'assunzione di potere personale da parte del
premier. Che concentra su di sé la Delega di controllo sui servizi.
Finalmente si svela il piccolo mistero dell’entusiasta tweet agostano di Donald
Trump in favore dell’amico “Giuseppi” Conte. Per settimane ci si è
interrogati sulle ragioni di questo endorsement, perché nulla nella politica estera italiana giustificava tanto entusiasmo
(men che meno le incaute aperture alla Cina del governo presieduto da Conte).
In realtà, il presidente americano era ed è entusiasta del pieno assenso che Conte
ha con tutta evidenza dato ad agosto –in
piena crisi di governo– alla richiesta del ministro della Giustizia Usa William
Barr di fare indagare i servizi segreti italiani sul Russiagate. Richiesta
scabrosa e assenso ancor più scabroso. In particolare, Barr ha chiesto a Conte di fare indagare i nostri servizi sulla sorte
di Joseph Mifsud, legato agli ambienti della Link University che – secondo George Papadopulos, già consulente di
Trump- farebbe parte di un “complotto”,
pare dei governi occidentali, per colpire Trump col Russiagate. Sempre
secondo Papadopulos, Mifsud avrebbe sostenuto di essere in contatto con ambienti
moscoviti che disponevano di «materiale compromettente su Hillary Clinton».
Mifsud, questo è il centro dell’enigma sul
quale fare indagare i nostri servizi, si è letteralmente volatilizzato nel 2017,
ma secondo un’inchiesta pubblicata da Il
Foglio a firma di Luciano Capone, si sarebbe nascosto quantomeno sino al
2018 in un appartamento di proprietà della stessa Link Campus. “Giuseppi”, nonostante il caos politico
agostano, ha dato tutta la sua collaborazione alle richieste di Barr tanto
che risulta ora che sia il Dis, che l’Aisi e l’Aise hanno indagato sulla strana
sorte di Mifsud. Insomma, il governo
italiano per decisione monocratica di Conte è entrato a piedi uniti nella
bolgia del Russiagate e ha compiuto la scabrosa scelta di ordinare ai
propri servizi di aiutare l’Amministrazione Trump sul tema.
Questa è la notizia, ed è clamorosa. Lo è
in sé stessa e lo è ancora di più perché è palesemente frutto non di una scelta collegiale, ma di una assunzione di potere
personale da parte dello stesso Conte, che concentra su di sé anche la Delega di controllo sui servizi. Una concentrazione di potere illegittima,
peraltro, perché la legge di riforma dei servizi dell’agosto 2007 prevede
specificamente che l’Autorità delegata per la sicurezza non può assolutamente
essere gestita da chi ricopre altri incarichi di governo. Si vedrà ora quale
seguito avranno le indagini sulla sorte di Mifsud e quali e quanti miasmi
verranno fuori anche in Italia dalla sentina del Russiagate nella fase nella
quale sciaguratamente i democratici americani hanno deciso di seguire la strada
dell’impeachement di Trump. Impeachement di pura bandiera, che non si
concretizzerà mai perché è semplicemente impossibile che ottenga i due terzi del
voto del Senato, con la piena complicità dunque dei senatori repubblicani.
Resta il fatto che il governo italiano - anzi, il premier italiano - ha deciso di
coinvolgere i nostri servizi e le nostre istituzioni in quella bolgia. Scelta
sconcertante.
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