Nel
decreto fisco collegato alla manovra spunta lo strumento che attraverso un
algoritmo e l'intelligenza artificiale promette di stanare gli evasori
Nell’ambito della lotta all’evasione
fiscale, il governo ha stanziato 83 milioni di euro per la misura denominata “evasometro
con armonizzazione”, uno strumento finora usato solo in via sperimentale che
promette di stanare gli evasori.
Come? Grazie a un algoritmo in grado di incrociare i dati su redditi, pagamenti, consumi
e fatture – dei cittadini e delle imprese – con l’intelligenza artificiale,
in tempo reale e con possibilità potenzialmente smisurate di raccogliere
informazioni. Se l’intelligenza artificiale troverà delle incongruenze, si
procederà con accertamenti dell’Agenzia delle Entrate e della Guardia di
Finanza.
Una sorta di Grande fratello fiscale “anonimo”, in cui la privacy è salvaguardata:
la raccolta dei dati infatti non individua nomi e cognomi e tutte le
profilazioni restano anonime. I nomi “saltano fuori” solo quando l’algoritmo
segnala un’incongruenza, per esempio, tra quanto si dichiara e quanto si
possiede o si spende. L’alert del sistema fa scattare i controlli quando rileva
uno scostamento del 20-25% tra quanto risulta dal saldo del conto corrente di
fine anno e quanto dichiarato al Fisco.
In tal caso l’onere della prova spetterà al contribuente che – documenti alla
mano – dovrà dimostrare la provenienza lecita dei redditi non dichiarati al
Fisco.
L’evasometro
è già operativo in fase sperimentale da agosto ma l’avvio della vera e
propria fase di controllo è prevista per il 2020. I controlli
dei conti correnti e i relativi problemi legati alla riservatezza non sono
certo una novità. Antonello Soro, Presidente del Garante della Privacy, spiega
che già da diversi anni l’Agenzia delle Entrate raccoglie dati relativi a
milioni di conti correnti e altri rapporti finanziari degli italiani, i dati
relativi a obbligazioni, fondi pensioni, acquisto e vendita di oro, mutui e
utenze varie.
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