L'ultimo
voto (553 sì, 14 contrari) sulla legge costituzionale che cambia volto al
Parlamento. Gli effetti dell'intervento, con il passaggio da 945 a 600, e il
raffronto con il resto della Ue
Via libera definitivo della Camera alla
riforma costituzionale che riduce il numero dei parlamentari. I voti a favore
sono 553, i contrari 14, e 2 gli astenuti. Hanno votato a favore, oltre alle
forze di maggioranza M5s, Pd, Iv, Leu, anche le forze di opposizione, Forza
Italia, FdI e Lega. Tra i voti contrari +Europa, e alcuni singoli deputati in
dissenso dal loro gruppo.
Col passaggio dagli attuali 945 ai futuri
600, il numero dei parlamentari subisce un taglio del 36,5%.
IL
RAFFRONTO CON L'EUROPA
A oggi la Camera, con 630 eletti, è tra le
"Camere basse" in Europa con il numero maggiore di deputati. Solo il
Bundestag tedesco ha un numero maggiore di eletti (709), così come la Camera
dei Comuni del Regno Unito, con 650 componenti.
Il Parlamento
italiano si allineerebbe così alle altre analoghe istituzioni elettive europee,
restando tuttavia sempre tra quelle con un numero più alto di eletti. È quanto
risulta da un raffronto elaborato dal servizio studi di Montecitorio. Il
confronto è più complicato a livello di "Camere alte". Non solo
perché la maggioranza degli stati membri dell’Ue (15 su 28) non ha una
struttura bicamerale, ma anche perché nei 12 Paesi, oltre l’Italia, che ce
l’hanno (Austria, Belgio, Francia, Germania, Irlanda, Paesi Bassi, Polonia,
Regno Unito, Repubblica Ceca, Romania, Slovenia e Spagna), solo in 4 i
componenti sono eletti direttamente dai cittadini (si tratta di Polonia, Repubblica
Ceca, Romania e Spagna).
In quest’ultima, peraltro, una parte dei membri (58 su
266) è designata dalle Comunità autonome. Inoltre, spesso le funzioni assegnate
alle due Camere sono diversamente modulate. Non è dunque possibile fare un
raffronto preciso.
In Germania,
a esempio, il numero limitato di componenti del Bundesrat (oggi appena 69) è
funzionale alla natura di quell’organo, che la Costituzione tedesca prevede sia
composto da membri dei governi dei Lander regionali. All’estremo opposto è la britannica
House of Lords - attualmente composta da 792 membri - la quale risponde a
tutt’altre logiche di rappresentatività. Vi sono infatti Lords (carica peraltro
a vita) nominati dal primo ministro, di diritto, esponenti della Chiesa
anglicana, anche per diritto ereditario. In Francia, invece, il Senato è
elettivo, ma di "secondo grado": i 348 senatori (che una riforma vuol
ridurre a 244) sono eletti da un collegio di più di 160mila "grandi
elettori", delegati dei Consigli municipali.
Quanto all’altro ramo del Parlamento, la
riforma costituzionale italiana riduce i deputati a 400 (inclusi gli eletti
all’estero, che passano da 12 a massimo 8). Anche dopo quest’intervento,
tuttavia, in Europa sono pochi gli organi analoghi con un così elevato numero
di eletti. Va però considerato il numero della popolazione e di abitanti per
deputato eletto, dato che alcuni Paesi Ue sono meno popolosi dell’Italia.
In un quadro decrescente, dopo Germania
(che peraltro ha un numero variabile di eletti, con un numero minimo tassativo
di 598) e Regno Unito, l’Italia sarà ancora preceduta dalla Francia (oggi ha
577 membri, anche se una riforma vuol ridurne il numero a 404) e dai 460 della
Polonia. Di meno ne avranno ancora Spagna e Svezia, con rispettivamente 350 e
349 eletti. Poco sotto figura la Romania, con 329. Infine, vanno elencate le
Camere basse di Grecia (300 componenti), Bulgaria (240), Portogallo (230),
Repubblica Ceca e Finlandia (200), Ungheria (199), Danimarca (179), Irlanda
(158) e Paesi Bassi (150), Irlanda (158), giù fino ai 60 del Lussemburgo.
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