BPM non sta messa benissimo (eufemismo). Ma
una fusione potrebbe favorire - finalmente - un’operazione che gli azionisti di
UBI (Fondi di Investimento in testa) avrebbero dovuto effettuare da qualche
anno: staccare il culo di Massiah dalla poltrona di A.D.
Non siamo il paese che brilla per manager.
Ma i cosiddetti manager bancari sono tra i più mentalmente obsoleti. Beh..una
capacità ce l’hanno. Sanno foraggiare la stampa. Ben disposta a pubblicare interviste
concordate e incensare piani industriali vetusti.
Victor Massiah (UBI) è un miracolato. Anche
Giuseppe Castagna (Banco BPM) deve ringraziare qualche santo in paradiso.
Entrambi possono essere rimossi. Al loro
posto sarebbe auspicabile trovare un manager vero. Provare a cercarlo tramite
agenzia del lavoro? (no…non ditemi Linkedin). Magari con l’aiuto di qualche navigator si trova un manager
capace di qualche idea innovativa che non sia solo il solito piano industriale con
l’incremento degli esuberi e con proposte commerciali pataccare.
da: https://www.startmag.it/ - di Michele Arnese
Ecco
chi tifa per le nozze fra Banco Bpm e Ubi Banca
Le
parole di Castagna (Banco Bpm) su un matrimonio con Ubi Banca. Le dichiarazioni
di Genta (patto Ubi Banca). Lo scetticismo di alcuni analisti. Il report di
Morgan Stanley. E lo scenario ricapitalizzazione. Fatti, nomi, numeri e
indiscrezioni
Nozze Ubi Banca-Banco Bpm?
La Borsa si eccita un po’, gli addetti ai
lavori discutono ma sono scettici e i report degli analisti iniziano a fare le
prime stime su economie dei costi ma anche necessità di ricapitalizzazioni.
Ma da Ubi Banca sale la voce dei nuovi azionisti
scalpitanti che aprono all’ipotesi. Ecco tutti i dettagli.
La possibile
fusione tra Ubi Banca e Banco Bpm, che l’amministratore delegato di Banco
Bpm, Giuseppe Castagna, ha evocato – o quasi invocato a suo uso e consumo –
definendola un’opzione che “ha senso”, ha spinto
ieri i titoli delle due banche in testa a un Ftse Mib quasi tutto in
rosso, con l’istituto milanese che ha guadagnato l’1,17% e quello di Brescia e
Bergamo a 2,59 euro. E anche oggi i titoli delle due banche a Piazza Affari
sono frizzanti.
Le parole di Castagna sono state un po’
confuse, in verità. Da un lato il capo azienda di Banco Bpm ha detto che una
fusione con Ubi non è per ora sul tavolo del board e dall’altro ha sottolineato
che è «un’operazione che ha sicuramente un senso». Ma se ha senso perché non è
sul tavolo? Boh.
Ha un senso per Castagna, ma secondo
indiscrezioni finanziarie non è all’ordine del giorno in primis per i vertici
di Ubi Banca, forse perché ci sarebbero da distribuire le poltrone e decidere
il capo azienda (fra i due pretendenti spunterà un terzo incomodo?).
Ma a sorpresa arriva una voce di peso da
Ubi a favore del matrimonio.
Un dossier da esaminare, quello di Banco
Bpm, ma non il solo. Lo ha detto Giandomenico Genta, presidente della
Fondazione CariCuneo, azionista di Ubi Banca, e
uno dei nuovi tre uomini forti dell’azionariato di Ubi con il rinnovato
patto di consultazione.
“Essere apprezzati fa piacere, ma
operazioni aperte non ce ne sono”, ha spiegato Genta per il quale “il nuovo
patto parasociale non esclude consolidamenti, che anzi saranno molto
possibili”. “I soggetti interessati non sono solo Banco Bpm ma anche Bper e
Mps. Sono tutti dossier che una banca come Ubi dovrà esaminare uno per uno
anche solo per escluderli. I tempi non ci sono ma fa piacere che Castagna abbia
detto che non vede male un’aggregazione con Ubi”, ha affermato.
“L’auspicio è che arrivino nuovi azionisti.
Abbiamo la soglia del 25% per non superare gli obblighi di Opa ma qualsiasi
socio che rispetti l’etica e le regole del gioco, che poi sono quelle dei
regolatori, è ben accetto”, ha
detto Genta, a margine di un incontro alle Ogr di Torino, organizzato da
Cdp e fondazioni bancarie.
Genta ha poi osservato che “la logica del
territorio è superata, perché rappresenta già tre territori che non sono
contigui e con l’ingresso di Beretta i territori saranno quattro. Ogni soggetto
che si siede in un patto di consultazione porta ricchezza”.
Ma come nascono le dichiarazioni del capo
azienda di Banco Bpm? La sortita di Castagna, secondo alcuni osservatori, è da
mettere in relazione al fatto che fra pochi mesi scade il vertice di
Banco Bpm e Castagna evidentemente, non essendo sicuro della riconferma, lancia
segnali in più direzioni.
«Sappiamo che ci sono due grandi banche in
Italia e ce ne sono tre quattro un po’ più piccole. Abbiamo sempre detto che
guardiamo a un tessuto imprenditoriale che è particolarmente forte nel Nord
Italia. Al momento però non abbiamo alcuna iniziativa da intraprendere», ha
detto due giorni l’amministratore delegato a margine di un convegno, chiudendo
invece per il momento a un merger con il Monte dei Paschi di Siena: «Su
Mps sta lavorando il governo all’interno i manager e il consiglio.
Non si è ancora nemmeno capito quali sono le tempistiche, quindi io lascerei
lavorare in pace poi chiaramente se ne potrà parlare», ha concluso il
banchiere.
Ma più che guardare in casa d’altri,
Castagna dovrebbe farlo in casa propria. Tra la metà di novembre e la fine
dell’anno è prevista la presentazione del nuovo piano industriale mentre nella
primavera del 2020 l’assemblea sarà chiamata a nominare il nuovo consiglio di
amministrazione. Proprio in vista di questa seconda scadenza la scorsa
settimana il board ha dato mandato a all’head hunter Egon Zender per
individuare le candidature.
Un’altra esternazione di Castagna, questa
volta in casa propria, sta facendo riflettere gli addetti ai lavori, con i
fondi piuttosto scalpitanti e per nulla convinti della conduzione della banca
milanese: «Mi piacerebbe avere degli azionisti che possano fare un patto», ha
spiegato Castagna, precisando: «Chiaro che si tratta di un’ambizione. Da quando
abbiamo fatto la fusione, quella di trovare anche noi una platea di azionisti
stabili: alcuni li abbiamo trovati, alcuni sono nuovi, abbiamo rafforzato un
po’ di vecchi».
Castagna ha quasi auspicato per il Banco un
modello-Ubi, dove gli imprenditori e le fondazioni del territorio sono stati in
grado di blindare circa il 20% del capitale, con un patto che Start ha definito
anti
Bazoli e incalzante verso Massiah (qui
e qui
gli approfondimenti di Start). “Un’idea che però in Banco Bpm non si
è ancora concretizzata e appare oggi molto in salita”, ha chiosato Mf/Milano
Finanza. Da qui anche l’attivismo mediatico di Castagna dall’esito incerto.
Ma che cosa dicono analisti e banchieri
d’affari su un ipotetico matrimonio fra Ubi Banca e Banco Bpm? Molti dicono che
la Bce per autorizzare il merger
potrebbe imporre una ulteriore pulizia di bilancio per la quale servirebbe
chiedere soldi al mercato. Proprio Morgan Stanley, in un recente report,
ipotizzava che dalle nozze potessero discendere risparmi di costo nell’ordine
del 30% ma anche il rischio di un aumento di capitale da 1,5-2 miliardi. “Prima
o poi le fusioni tra le banche italiane dovranno iniziare e questa operazione
sembra essere uno dei deal con il miglior razionale possibile”, ha scritto oggi
Intermonte ai propri clienti. “Il taglio dei costi sarebbe rilevante” per
Fidentiis che individua nella definizione di “una governance a prova di roccia”
il “maggior ostacolo per un deal come questo”. Opinione condivisa da Equita,
secondo cui un’intesa trova per ora “un ostacolo difficilmente superabile nella
governance”, a cui si aggiunge il rischio che la Bce possa “chiedere
rafforzamenti patrimoniali” e la necessità di “un allineamento delle
valutazioni dei due titoli”, con Banco Bpm che tratta a sconto del
25% rispetto a Ubi in termini di prezzo sul patrimonio.
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