Se entrate in una filiale di una qualsiasi Banca
- di quelle che fanno ancora operazioni allo sportello - vedrete che gli sportelli con gli esseri umani che
effettuano le operazioni richieste dai
clienti sono nettamente diminuiti: uno
o due, qualcuno in più forse nelle sedi principali. Lo spazio maggiore, quasi totalizzante della
Banca, è occupata da “stand”, “corner” “salottini”
di Consulenza.
Certo. C’è una crescita nell’uso dell’internet banking, quindi, meno operazioni agli sportelli. Ma non è questo che determina il riempimento di spazi con salottini di Consulenza.
Ecco. I tassi negativi sui conti correnti con saldi superiori a un certo importo (che potrebbe essere ben al di sopra di 100.000, es: da 500.000) servono a “invogliare” “spingere” il Cliente verso gli investimenti, verso la Consulenza. E spostare soldi su strumenti finanziari aumenterà i rischi perchè c'è parecchia foffa in giro da piazzare ai clienti.
Certo. C’è una crescita nell’uso dell’internet banking, quindi, meno operazioni agli sportelli. Ma non è questo che determina il riempimento di spazi con salottini di Consulenza.
Ecco. I tassi negativi sui conti correnti con saldi superiori a un certo importo (che potrebbe essere ben al di sopra di 100.000, es: da 500.000) servono a “invogliare” “spingere” il Cliente verso gli investimenti, verso la Consulenza. E spostare soldi su strumenti finanziari aumenterà i rischi perchè c'è parecchia foffa in giro da piazzare ai clienti.
Ah...ci sarebbe la Mifid2. Che possa reggere con uno spostamento dalla liquidità verso gli strumenti finanziari più o meno "impachettati" e quasi sempre in conflitto di interesse è da vedere.
Siamo un paese con una elevata ignoranza finanziaria e non è certo il mese dell’”educazione finanziaria” con gli
spot strombazzati in tv, a colmare tale ignoranza che è ben vista dai…….Consulenti.
Soprattutto a quelli in conflitto di
interesse, cioè i “piazzisti” degli
strumenti finanziari emessi dalla Banca che gli paga lo stipendio.
Dal 2020
Unicredit, seconda banca italiana,
applicherà tassi negativi ai conti correnti con saldo “ben superiore” a 100
mila euro. Lo ha annunciato l’a.d.
della banca, Jean Pierre Mustier,
dando di fatto il calcio d’avvio italiano ad un processo che altrove in
Eurozona è già in atto. Le banche cercano disperatamente di non subire
ulteriori erosioni della loro redditività, e trasferiscono ai clienti l’onere di detenere riserve presso la
Banca centrale europea. Quali
conseguenze possiamo attenderci, da questa mossa?
Nei giorni
scorsi Mustier, nel suo ruolo di presidente
della Federazione bancaria europea, l’Abi delle banche del continente,
aveva mandato un messaggio ed un invito
alla Bce: veniteci incontro e
comprate obbligazioni bancarie. In questo modo aiuterete le banche ad abbattere il costo della provvista, magari
sotto lo zero, vista la tendenza generale. Ma per la Bce comprare obbligazioni bancarie ordinarie è anatema, e
questa via resta preclusa.
Mustier ha quindi rotto gli indugi in
Italia. Resta da quantificare quel
“molto superiori a
centomila euro” di saldo di conto corrente, ma è
evidente che il problema maggiore si
pone per le aziende, più che per i
privati. Questi ultimi, per quei
livelli di saldo di conto, di solito o dispongono di sufficiente competenza
per investire oppure vengono “presi per
mano”, e a volte più propriamente
strattonati, dalle reti di vendita delle banche e dai loro private banking.
Per le imprese, invece, il discorso è del
tutto differente. Le imprese possono giungere a detenere ampi saldi di
liquidità sul conto per motivi legati al normale ciclo di affari, cioè alla
sfasatura tra incassi e pagamenti, anche senza avere particolari stagionalità.
Se la liquidità in conto si accumula e risulta strutturalmente elevata ed
eccedente i fabbisogni correnti, le aziende possono decidere di usarla per
ripagare debiti o per investirla in modo più o meno duraturo.
Ma tale liquidità potrebbe essere restare
sul conto anche per la forte incertezza di contesto economico, che induce a non
dare corso a piani di investimento. Insomma, attenzione a non pensare che le
tesorerie aziendali siano una sorta di scrigno da indurre, con le buone o le
cattive, ad “investire”, non è chiaro in cosa e perché.
Eviterei quindi di balzare a conclusioni
assurde come quelle contenute in questo articolo, che sono del tipo “rendiamo
un inferno la gestione della tesoreria e le aziende investiranno”. Ah, la
magia. A volte non basta essere macroeconomisti o avere lauree in lettere e
filosofia, per parlare di finanza aziendale. Incredibile, vero?
Mustier ha anche detto: i clienti colpiti
dai tassi negativi potranno gestire la liquidità ricorrendo a fondi
d’investimento collocati dalla banca. Saranno prodotti a commissioni basse e
legate ad un risultato che punta ad un ritorno non negativo. Detta così,
significa tutto e nulla. Ma una cosa dovrebbe essere chiara, sin d’ora: se i
rendimenti di mercato monetario ed obbligazionario sono pesantemente negativi,
per ottenere almeno rendimento zero occorre aumentare pesantemente il rischio
dei prodotti in cui si investe.
Questo significa investire, ad esempio, in
carta commerciale di altre aziende, che finisce in un calderone di fondi
“monetari” che in realtà hanno una rischiosità elevata. Siamo certi che una
tesoreria aziendale, che punta ad avere disponibilità prontamente liquidabili
senza rischio, possa accettare di investire in “scatole nere” che magari
ficcano in portafoglio obbligazioni spazzatura e di mercati emergenti, e che
hanno anche evidenti rischi di liquidità, quando ad esempio molti
sottoscrittori cercano di ottenere il rimborso?
Attenzione alle illusioni ottiche, dunque.
Non si può impedire a giornalisti ed economisti di congetturare che tassi
negativi di conto sono la via per aumentare gli investimenti aziendali (sic),
ma le tesorerie aziendali possono e devono restare ancorare alla realtà. Quanto
alla spiegazione “funzionale” e “nobile” di questa misura, cioè “migliorare il
meccanismo di trasmissione della politica monetaria”, beh, vorrei tanto che
fosse così ma non lo è.
Provate a percuotere a sangue un cavallo
che non intende bere. Finirete col dare l’acqua, magari mischiata a sostanze
eccitanti, ai cavalli che in qualche modo ancora bevono, dopandoli. O facendone
degli zombie in attesa di stramazzare al suolo.
La mossa di Mustier, con l’offerta di fondi
di breve e brevissimo termine che puntano almeno al rendimento zero, ha
un’altro evidente obiettivo: quello di rivitalizzare con grandi masse le reti
di vendita delle banche, che soffrono sempre più per il ricorso a strumenti
d’investimento passivi ed a basso costo, come gli Etf, con cui investitori
accorti costruiscono portafogli.
Se i fondi a gestione attiva, costosi e
spesso impegnati in gestioni assai poco attive, finiscono ad essere erosi dalla
consapevolezza di risparmiatori ed investitori, sono guai seri per banche,
società di gestione e tutta la costosa sovrastruttura delle reti di vendita,
molte delle quali specializzate in eventi in location esclusive, Christmas
Party ed assimilati. Che c’è di meglio che piazzare miliardi di fondi
cosiddetti “monetari” pieni zeppi di debiti di qualità infima ed attaccarci una
bella commissione di gestione, anche di pochi centesimi ma su masse molto
elevate?
Attenzione, quindi, alle unintended
consequences dei tassi negativi sul conto corrente. Questo è l’ordine
“naturale” delle cose, quando una banca centrale applica tassi sempre più
negativi alle riserve libere delle banche commerciali. Del resto, l’idea di
tassi negativi è proprio quella della “ricomposizione di portafoglio”, cioè di
spingere gli investitori alla ricerca di rendimenti positivi verso investimenti
progressivamente più rischiosi, e far giungere, per questa via, risorse
all’economia reale.
Oppure distruggere il valore segnaletico di
tassi e prezzi degli attivi, e spingere l’aumento di rischiosità degli
investimenti, non remunerata a sufficienza. Tanto, poi, se qualcosa va storto,
arrivano le banche centrali e salvano il mondo riducendo ulteriormente i tassi,
no?
Ultimo punto: l’iniziativa di Unicredit
produrrà un effetto contagio? Si, nella misura in cui i clienti, privati
facoltosi e corporate, mostreranno di essere sensibili al fattore prezzo, cioè
ai tassi negativi. In quel caso, essi sposteranno grandi masse verso le banche
che non hanno ancora tassi negativi sul conto corrente, costringendole a
difendersi ed applicare a loro volta i tassi negativi. No, nella misura in cui
i clienti accetteranno senza fiatare che i loro saldi liquidi siano spostati su
prodotti “monetari” opachi, a rendimento promesso almeno nullo. Ed altri
servizi a valore aggiunto, più o meno.
Vedremo quindi cosa faranno le grandi
tesorerie aziendali, ma cominciate a eradicarvi dalla testa l’idea che i tassi
negativi di conto siano la strada per spingere gli investimenti aziendali.
Quelle cose lasciatele dire e scrivere a quelli che girano con un’ampia
cartucciera di proiettili d’argento. Io nel frattempo ho sempre più forte
l’impressione che questa storia dei tassi negativi ci stia sfuggendo di mano, e
che non finirà bene.
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