- Come hai fatto? - mi chiese il capitano
mentre ero in piedi davanti alla sua scrivania. Mi ero preparato la risposta.
Me l’ero preparata e me l’ero ripetuta più volte, per raccontarla in modo
convincente.
- Un confidente, signor capitano.
- Un confidente, eh? Da quanto tempo sei
nell’Arma?
- Quasi due anni.
- Quasi due anni incluso il corso?
- Signorsì.
- E insomma hai ancora la bocca sporca di
latte e hai già i confidenti. Va bene, vai avanti. Che ti ha detto questo tuo
misterioso confidente?
- Mi ha detto che sapeva chi era stato e mi
ha detto che mi avrebbe portato dalla persona. Ha messo come condizione che
fossi solo io. Non sapevo che fare, non riuscivo a capire se era una cosa seria
o no. Così mi sono detto che sarei andato a vedere di che si trattava e, se
davvero c’era qualcosa su cui lavorare, vi avrei chiamato.
- E come mai non l’hai fatto?
- Signor capitano, quando ho bussato e mi
sono qualificato lui è crollato immediatamente. Ha detto qualcosa del tipo: «Come
siete riusciti a trovarmi così presto?»
L’ufficiale mi guardò con espressione
stupefatta. Non poteva credere all’esibizione di faccia tosta che si stava
svolgendo davanti ai suoi occhi.
- Ti chiami Pietro Fenoglio, giusto?
- Signorsì.
- Quanti anni hai?
- Ventitré, signor capitano
- Quindi, vicebrigadiere Fenoglio Pietro,
di anni ventitré, tu pensi che io creda a questa storia?
- Non saprei, signor capitano.
- Tu al mio posto ci crederesti?
- Francamente no.
- E allora perché me l’hai raccontata?
- Perché è vera, signor capitano.
Si schiarì la gola in un modo che mi parve
minaccioso, ma invece di parlare tirò fuori dalla tasca della giacca un
pacchetto di Muratti e se ne accese una. Mosse un po’ la testa, come ad
accompagnare qualche battuta di un soliloquio interiore, e parlò ad alta voce
dopo aver fumato metà di quella sigaretta.
- Fenoglio. C’è una cosa che voglio dirti
perché tu non ti convinca di essere troppo più furbo degli altri.
Aspettò qualche secondo per assicurarsi che
non avessi osservazioni e riprese:
- Sono sicuro che non c’è nessun
confidente. Sono sicuro che sul posto c’era qualcosa di cui ti sei accorto e
quei coglioni dei miei no. Probabilmente sei stato bravo, ma di certo hai avuto
culo. Non pensare che lo avrai sempre, il culo. Se le cose vanno bene ti viene
perdonato anche di essere lo stronzetto presuntuoso che evidentemente sei. Se
le cose vanno male, e prima o poi capita, tutti non vedranno l’ora di fartela
pagare. E’ stato un ragionamento chiaro?
- Sì, signor capitano.
Fece un gesto spazientito. Non gli avevo
dato soddisfazione e questo lo infastidiva, quasi il fatto di non aver capito cosa
era successo davvero.
- Va bene, ora sparisci. Dalla prossima
settimana lavori qui al nucleo operativo. Prega che non mi debba pentire.
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