Trattativa
nascosta. Il viaggio del boss in Italia: Bija visitò altri centri migranti
Non
c’è ancora chiarezza su chi organizzò il summit nel centro di accoglienza
siciliano. Eppure tutti conoscevano il "signore" della rotta libica
di Nello
Scavo
Un mese dopo l’atterraggio di Bija in
Sicilia (leggi anche il precedente articolo), succede qualcosa di
strano: di colpo le partenze di immigrati e profughi dalla Libia precipitano ai
minimi storici, con una riduzione superiore al 50% per ogni mese. Si passa dai
circa 26mila di maggio – il vertice nel Cara di Mineo è dell’11 maggio – ai
quasi 5mila di settembre. Le statistiche elaborate dal ricercatore dell’Ispi
Matteo Villa, fanno venire in mente Leonardo Sciascia, secondo il quale «le
sole cose sicure in questo mondo sono le coincidenze».
Eppure, sull’organizzazione di
quell’incontro, il giallo continua. Secondo fonti vicine all’allora esecutivo Gentiloni,
l’appuntamento di Mineo fu suggerito dall’Organizzazione internazionale delle
migrazioni, l’Oim, agenzia delle Nazioni Unite che ha suoi funzionari anche in
Libia. Al contrario, dall’Onu fanno sapere che l’incontro fu organizzato dai
ministeri italiani coinvolti a vario titolo nella gestione della crisi
migratoria insieme al governo libico, che aveva trasmesso la lista dei
partecipanti.
All’epoca dei fatti, fonti del governo
italiano facevano sapere che «noi dialoghiamo con le autorità legittimamente
riconosciute, ma anche con i sindaci, con le tribù, che costituiscono il
tessuto connettivo del Paese. Occorre un dialogo politico tra Est e Ovest, una
forte spinta diplomatica».
Un negoziato che, apprendiamo oggi, avrebbe
consentito a figure di spicco delle organizzazioni criminali di venire accolte
nel nostro Paese con la considerazione solitamente concessa a esponenti di
governo. Bija era tra questi, ma non era il solo. Secondo alcune fonti presenti
al meeting mai reso pubblico presso il Cara di Mineo, tra i libici vi erano
anche altri esponenti vicino all’uomo forte di Zawyah. Nomi che oggi potrebbero
essere rinvenuti tra i torturatori di migranti indicati dalle vittime nel corso
di varie inchieste delle procure siciliane.
Gli investigatori si sono mostrati molto
interessati alle rivelazioni di Avvenire e già nei prossimi giorni potrebbero
esserci sviluppi inaspettati. Fonti delle Nazioni Unite confermano che
l’incontro avvenne in accordo con il governo italiano e che Bija si presentò
inizialmente come direttore di un centro per migranti. Successivamente venne
indicato come funzionario della Guardia costiera e ebbe modo anche di visitare
la struttura di Pozzallo.
La sua figura era nota, tanto da venire
riconosciuto da alcuni rappresentanti di agenzie umanitarie assai sorpresi di
vederlo in Sicilia e da cui ancora oggi trapela lo sconcerto per avere appreso
che a uomini su cui pendono anche le investigazioni della Corte penale
internazionale dell’’Aia sia stata concessa una via d’accesso sicura per entrare
e uscire dall’Italia.
Al centro degli incontri vi era il «modello
di accoglienza italiano da esportare in Libia», specialmente il Cara di Mineo,
inaugurato nel 2011 dal governo Berlusconi con l’allora ministro dell’Interno
leghista Roberto Maroni. Poi la delegazione ha visitato anche altre due
strutture siciliane. Un "modello" a cui i libici erano molto
interessati e su cui, a quanto raccontano le fonti contattate da Avvenire,
«avevano grande interesse anche per i costi di gestione e i finanziamenti che
sarebbero stati necessari dall’Italia e dall’Europa per analoghe strutture in
Libia».
Poco dopo arriveranno ulteriori accuse
dagli investigatori Onu, acquisite dalla Corte penale dell’Aja. «Le sue forze –
si legge in uno dei documenti – erano state destinatarie di una delle navi che
l’Italia ha fornito alla Lybian Coast Guard». E alcuni uomini della sua milizia
«avrebbero beneficiato del Programma Ue di addestramento» nell’ambito delle
operazioni navali Eunavfor Med e Operazione Sophia.
Inoltre proprio Bija è sospettato di aver dato l’ordine ai suoi marinai di sparare contro navi umanitarie e motopescherecci. Traffici che secondo gli esperti Onu si possono riassumere «nell’affondamento delle imbarcazioni dei migranti utilizzando armi da fuoco», la cooperazione «con altri trafficanti di migranti come Mohammed Kachlaf che, secondo fonti, gli fornisce protezione per svolgere operazioni illecite».
Inoltre proprio Bija è sospettato di aver dato l’ordine ai suoi marinai di sparare contro navi umanitarie e motopescherecci. Traffici che secondo gli esperti Onu si possono riassumere «nell’affondamento delle imbarcazioni dei migranti utilizzando armi da fuoco», la cooperazione «con altri trafficanti di migranti come Mohammed Kachlaf che, secondo fonti, gli fornisce protezione per svolgere operazioni illecite».
Kachlaf, leader della famigerata brigata
Al-Nasr, è a sua volta soggetto alle sanzioni del Consiglio di sicurezza dell’Onu
per traffico di esseri umani ed è ritenuto il vero padrone del centro di
detenzione di Zawyah, dove hanno sporadico accesso gli osservatori Onu.
Le autorità del governo riconosciuto dalla
comunità internazionale, assicuravano nelle scorse settimane che Bija era stato
reso «inoffensivo». In realtà sarebbe più in sella che mai. Diverse foto
circolate in Libia ritraggono Bija mentre festeggia le vittorie sul campo
insieme ad altri miliziani. È riconoscibile per la mano destra menomata
dall’esplosione di una granata. (Continua-2)
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