tratto dall’articolo di Nicola Borzi - Fatto
Quotidiano del 21 ottobre 2019
Il riarmo globale è in piena corsa, con
ritmi quali non se ne vedevano dalla fine della Guerra Fredda, e il commercio mondiale
di armi lo segue a ruota. Lo conferma non solo la cronaca, con l’escalation turca
contro i Curdi in Siria, ma anche i dati del Sipri, l’Istituto internazionale di
ricerche sulla pace di Stoccolma che monitora il “mercato della difesa”. Anche l’Italia si è ritagliata la sua fetta di
questo settore attraverso la diplomazia commerciale. Ma gli esperti temono soprattutto
la diffusione delle armi robot, i
cui prototipi stanno già iniziando a comparire e vengono testati su alcuni teatri di guerra, come quello siriano.
Il volume
mondiale del commercio di armi, che è cresciuto
del 7,8% tra i quinquenni 2009-2013 e 2014 -2018 toccando il livello più
alto dalla fine della Guerra Fredda e ha proseguito il trend in costante
crescita dai primi anni 2000.
Sipri stima che i traffici globali di armi siano stati pari ad almeno 95 miliardi di dollari. I cinque maggiori Paesi esportatori, nel quinquennio 2014-18, sono stati gli Usa (con
il 34% de ll’export mondiale), seguiti da Russia (22%), Francia (6,7%),
Germania (5,8%) e Cina (5,7%): insieme hanno realizzato il 75% dell’export globale.
L’Italia si è piazzata al nono posto con il 2,5% delle esportazioni
globali per 5,2 miliardi di euro, mentre la produzione ha avuto un valore pari
all’1% del Pil nazionale.
Quanto ai top player del mercato mondiale, la classifica stilata da Sipri
delle prime 100 società produttrici
di armi e servizi militari al mondo (che non comprende quelle cinesi,
i cui dati non vengono resi noti) per il 2017, l’ultimo anno per il quale i dati sono disponibili, ha visto un aumento del fatturato globale del 2,5% rispetto al 2016 a 358,2 miliardi di euro. Nell’elenco gli Stati Uniti la fanno da padrone, con cinque società nella “top ten” e i tre gradini del podio con la prima (Lockheed Martin), seconda (Boeing) e terza (Raytheon).
i cui dati non vengono resi noti) per il 2017, l’ultimo anno per il quale i dati sono disponibili, ha visto un aumento del fatturato globale del 2,5% rispetto al 2016 a 358,2 miliardi di euro. Nell’elenco gli Stati Uniti la fanno da padrone, con cinque società nella “top ten” e i tre gradini del podio con la prima (Lockheed Martin), seconda (Boeing) e terza (Raytheon).
Delle altre cinque aziende tra le prime
dieci, una è inglese (Bae Systems),
una francese (Thales), un altro è un
consorzio europeo (Airbus). Al nono posto c’è l’italiana Leonardo (ex
Finmeccanica), che nonostante l’aumento del fatturato ha perso una posizione rispetto al 2016, e la decima è russa (Almaz-Antey).
L’unica altra azienda italiana tra le 100 multinazionali degli armamenti è
Fincantieri, che nel 2017 è scesa dalla 55esima alla 58esima posizione.
Nonostante la legge 185 del 1990 che proibisce
di esportare armi a Paesi in guerra
o che violano i diritti umani, l’Italia continua a riarmare Arabia Saudita
ed Emirati Arabi Uniti coinvolti nella
guerra in Yemen costata la vita a decine di migliaia di civili, o a far produrre armi su licenza in Turchia,
come gli elicotteri T129 di Leonardo
per 3 miliardi di euro, o a venderle,
come gli aerei ATR 72-600 in versione da trasporto o antisommergibile piazzati
da Leonardo alla Marina turca.
Sempre
in Turchia è presente dal 2000 Beretta che vi produce armi da fuoco leggere tramite
la controllata Stoeger Silah Sanayi (ex Vursan)
vendendole anche al ministero della Difesa di Ankara.
Alcune proposte
di legge per stringere le maglie di questi commerci e far rispettare l’articolo 11 della
Costituzione (“L’Italia ripudia la guerra”) giacciono da mesi in Parlamento.
In corso nel mondo ci sono 55
conflitti: tutti in Africa e in Asia tranne quelli in Ucraina e Colombia. Da
inizio anno solo in Afghanistan, Siria e Yemen si sono già contate oltre 80.200
vittime, in grandissima parte civili.
Il
dibattito sui robot
In gergo tecnico sono indicate come LAWS, Lethal Autonomous Weapons
Systems, Sistemi d’arma letali autonomi: sono le armi robot, sistemi militari terresti, navali, aerei o spaziali dotati
di intelligenza artificiale in grado di muoversi, individuare possibili
obiettivi, selezionarli e colpirli senza alcun intervento umano.
Alcuni di questi sistemi d’arma sono stati
già progettati e ne sono state
realizzati i primi prototipi sperimentali. Tra i prossimi possibili
passaggi evolutivi delle guerre le armi robot sono uno degli strumenti più
temuti e sono al centro di un enorme dibattito internazionale tra scienziati,
attivisti, politici con gli Stati che sono divisi in due fronti: a favore le
nazioni grandi produttrici mondiali di armi, contro tutte le altre.
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