Un
progetto che nasce dalla figura realmente esistita del commissario Mario
Nardone e sviluppa una rara commistione tra fiction e realtà.
Una
storia italiana che narra le vicende di un gruppo di personaggi incredibilmente
reali e attraversa un arco narrativo-temporale molto ampio, dall'immediato
dopoguerra alla fine degli anni ’50, dando ai protagonisti la possibilità di
affrontare un profondo percorso di crescita e sviluppo.
Se non fosse realmente vissuto, Mario
Nardone potrebbe sembrare un personaggio uscito dalla penna di un Simenon
mediterraneo. Ironico, disincantato e puntiglioso fino allo sfinimento ma
dotato di una sua etica, di un'umanità profonda, innamorato della sua famiglia,
della buona cucina e pronto a tutto pur di non rinunciare a una battuta; è
stato una leggenda nella Milano degli anni '50 e '60.
Con Nardone nasce la squadra mobile
meneghina, e con lui protagonista l'Italia impara ad appassionarsi di quella
che per tutti divenne la "Cronaca Nera". Storie di amori tragici, di
rapine, di delitti che, pur nella loro efferatezza, avevano sempre un che di
tragicamente umano, lontanissimi dalla crudezza dei casi attuali.
Il Commissario Nardone, di origini campane, arriva a Milano subito dopo la fine della seconda guerra mondiale, trasferito da Parma, dove il suo carattere e l'innato senso di giustizia l'hanno portato ad uno scontro non più sanabile con i suoi superiori. E Milano, in quei mesi è al contempo l'emblema di una nazione colpita a morte ed il simbolo del suo desiderio di rinascita, di riscatto.
Il Commissario Nardone, di origini campane, arriva a Milano subito dopo la fine della seconda guerra mondiale, trasferito da Parma, dove il suo carattere e l'innato senso di giustizia l'hanno portato ad uno scontro non più sanabile con i suoi superiori. E Milano, in quei mesi è al contempo l'emblema di una nazione colpita a morte ed il simbolo del suo desiderio di rinascita, di riscatto.
La città, pur non essendo sua, finirà per
appartenergli. Perché, in fondo, un pò gli somiglia. All'apparenza fredda,
chiusa, persino dura, come Nardone, Milano sa anche comprendere, accogliere e,
soprattutto, indurre i suoi uomini ad eccellere, a produrre il meglio di sé.
Come Milano stimola i suoi cittadini a ricostruire, inventare, lavorare per
costruire un futuro migliore, Nardone scova e valorizza, all'interno della
Questura, gli uomini che comporranno la sua Squadra. Infischiandosene di gradi
ed incarichi, il commissario, uno che sa leggere nell'anima della gente, farà
di Rizzo, Suderghi, Muraro e Spitz, al suo arrivo sottovalutati e sviliti, dei
grandi poliziotti e degli uomini più completi. La Squadra di Nardone, spina
dorsale della nascente mobile, diventerà presto leggenda, anche con il
contributo di un giovane foto reporter, Trapani, simbolo di una stagione felice
dei media italiani. Coraggioso, innamorato del proprio lavoro, indipendente.
In questa Milano, che si prepara agli anni
cinquanta con un proletariato affamato, costretto dalle condizioni economiche a
dover commettere piccoli furti per mera sopravvivenza, a dover campare con
attività “di ingegno” spesso ai limiti della legalità, Nardone eccelle nella
capacità di costruire rapporti di fiducia anche con i “nemici”.
Con i confidenti, come il barista Cangemi, o come la prostituta Flò, donna bellissima e piena di contraddizioni, ma anche i piccoli delinquenti alla giornata, che rubano per mangiare o per curare genitori anziani e figli piccoli. Nardone è il nemico giurato del falso moralismo, e la gente di Milano presto lo riconosce. Lui è uno che, in una realtà nella quale dominano anche grandi passioni che fanno riempire pagine e pagine di inchiostro a giornalisti sempre più affamati di eroi, vittime e icone nuove per un paese che cambia, riesce a capire e, se necessario a punire, senza giudicare.
Con i confidenti, come il barista Cangemi, o come la prostituta Flò, donna bellissima e piena di contraddizioni, ma anche i piccoli delinquenti alla giornata, che rubano per mangiare o per curare genitori anziani e figli piccoli. Nardone è il nemico giurato del falso moralismo, e la gente di Milano presto lo riconosce. Lui è uno che, in una realtà nella quale dominano anche grandi passioni che fanno riempire pagine e pagine di inchiostro a giornalisti sempre più affamati di eroi, vittime e icone nuove per un paese che cambia, riesce a capire e, se necessario a punire, senza giudicare.
A Milano, forse inaspettatamente, Nardone
trova anche l’amore. Una ragazza indipendente e determinata, Eliana, conosciuta
durante una delicata indagine, farà battere il cuore del commissario. Tra i due
protagonisti si instaura da subito una storia d’amore profonda e duratura, che
mostra il lato più umano del nostro commissario, alle prese con gioie e dolori
della vita matrimoniale.
Ma Nardone sa che le cose cambiano rapidamente. Nella Milano della ricostruzione, povera ma affamata di speranze e ricchezza trova terreno fertile il fenomeno della Mala. Una mala che, equipaggiata di armi facilmente reperibili nell’immediato dopoguerra, riempie le cronache dei giornali con racconti vicini a quelli dell’America degli anni ’30. Questa mala cresce su un binario parallelo alla rinascita della città. Una storia segnata da colpi che diventano sempre più scientifici e audaci, da fughe improbabili e spericolate, da refurtive nascoste nei depositi alimentari di Corso San Gottardo. E da personaggi che finiscono con l'abbandonare la via del “crimine per necessità” per sposare il male come scelta di vita. Sono loro il vero pericolo. E' Bosso, un killer spietato ed un abile organizzatore di colpi al limite dell'incredibile, l'alter ego con il quale Nardone è costretto a giocare una decennale partita a scacchi.
Nardone sa che perdere contro Bosso vuol dire condannare Milano ad un futuro fatto di violenza e sopruso. Vuol dire cambiare per sempre la città.
non mi ispira
RispondiEliminaCiao Sara...a me invece sì, ma non so se riesco a guardarla, quanto meno una parte..
RispondiElimina