Alcuni degli eventi che pare si stiano
verificano tra qualche grillino e Beppe Grillo mi pare rientrino in una certa “natura”
delle aggregazioni politiche (ultimo in ordine temporale quanto scritto nel Fatto Quotidiano di oggi).
Una parte della stampa non capisce il perché
di certe situazioni. Un’altra parte – non fosse altro per anni di pratica – comprende
ciò che sta succedendo ma, ma per motivi politici-editoriali, finge di non
capire perché ha come obiettivo l’uso strumentale dei rapporti tra Grillo e
alcuni grillini.
Quest’ultimo comportamento, non è riservato
al solo Movimento 5 Stelle. E’ una consuetudine “professionale” riservata a
tutti i partiti. Con un’eccezione.
La stampa e le tv di Berlusconi riservano
un trattamento “forzato” e strumentale ai suoi avversari politici non certo al
padrone e al suo partito: il Pdl.
Se vi è una diversità di comportamento nei
confronti del movimento di Grillo, ciò dipende dal fatto che il comico movimentista li “snobba”. Così
facendo, provoca la reazione dei media tradizionali che vorrebbero “stanarlo”. Lui,
da affabulatore e uomo di spettacolo, conosce
le loro logiche e…si guarda bene dal farsi intervistare. Non solo, interviene
in maniera autoritaria imponendo agli aderenti del movimento di non partecipare
a programmi tv, di non rilasciare interviste.
Se vi è un diktat da parte di Beppe Grillo,
è ovvio che non possiamo parlare di gestione democratica del movimento ma, alla
base della decisione impositiva vi è il ritenere (e, fin qui, non posso dargli
torto) che i grillini sarebbero “tritati” dai meccanismi dei media che più che
informazione cercano audience per motivi di business editoriale e schieramento
politico.
La partecipazione a programmi tv e il
concedere interviste “contaminerebbe” anche persone dotate di una certa istruzione
e condizione sociale, perché non avvezze a cogliere appieno e gestire di
conseguenza il rapporto con i media in assenza di onestà reciproca.
Il rischio è quello che i ben intenzionati grillini possano apparire al pubblico
italiano di elettori non diversi dai politici.
Ovviamente, chiunque è padrone di pensare
che Beppe Grillo sia solo un despota manipolatore. Un populista che unisce all’affabulazione
il dispotismo fascista. Se questa è l’opinione, non serve aggiungere altro.
Io credo però, che di là di certi
comportamenti “discutibili” quando inaccettabili, vi è qualcosa che è insito
nella natura di certe aggregazioni, soprattutto politiche, che merita una
riflessione.
Non m’interessa al momento, anche perché lo
trovo prematuro, dare un giudizio di merito definitivo sul Movimento 5 Stelle e
sul padre fondatore Beppe Grillo. Ci sono politici come Bersani e D’Alema che
sanno tutto di lui. Sono gli stessi che si sono fatti soffiare dalla Lega parte
dell’elettorato. Che non hanno capito rapidamente cosa fosse quest’aggregazione
nata nel Nordest e quali effetti avrebbe prodotto nella società italiana.
A quanto pare, l’esperienza con la Lega è
servita loro. Adesso hanno capito tutto!
Certo è che, dal mio punto di vista, se uno
ha la capacità di comprendere ma poi non hai una conseguente intelligenza
comportamentale, non è una persona intelligente, è un doppiamente coglione.
Ma queste sono considerazioni personali non
dettati scientifici di psicologia o sociologia e/o politica.
Per tornare alla “natura” delle
aggregazioni.
C’è un aspetto dell’interazione tra persone
da considerare per valutare se una certa aggregazione fa al caso nostro, cosa
potremmo avere in comune, cosa invece ci diversifica e..dove andremo a finire.
Il Movimento 5 Stelle è nato tra la cosiddetta
società civile, si è trovato e unito tramite un blog e una persona: Beppe
Grillo.
L’aspetto positivo – essenziale – è appunto
il poter trovare da parte di una certa società civile un punto d’incontro e di
aggregazione. Che sia libero e che sia…civile. C’è qualcuno che preferirebbe
aggregazioni “clandestine” o deviate e devianti?
C’è una parte di paese che vuole un
cambiamento. Che crede che non si possa più rimandare. Che ha voglia di
impegnarsi. Che ritiene avere delle risposte. Ma, ovviamente, la dispersione non
porta a nulla. Tante buone idee e intenzioni sparse qua e là, non servono. L’aggregazione è l’unico modo
per “canalizzare” persone oneste con idee e volontà.
Le aggregazioni hanno inevitabilmente in sé:
persone diverse per sesso, età, condizione culturale e sociale e
caratteristiche caratteriali e d’interazione. Alcuni sono dei leader, la
maggior parte sono degli aggregati.
Un’aggregazione senza aggregati, gioco
forza, non esiste. Un’aggregazione senza leader si spappola velocemente. Ma
anche un’aggregazione che ha una distanza tra leader e aggregati si spappola. E’
un processo lento ma inevitabile.
Ma di che distanza si tratta? Della
distanza che non consente di accomunarci in una visione e strategia comune.
Il Movimento 5 Stelle è formato da persone
diverse. Stessa cosa dicasi per gli altri movimenti politici.
Mi pare però che più che in ogni altro
partito, gli aggregati del M5S siano disomogenei. Più di coloro che confluivano
nel P.C.I (e successive modificazioni), nella D.C, nella Lega.
Chi oggi segue e approva il Movimento di
Grillo è fuori uscito da precedenti aggregazioni oppure non ha mai fatto
politica attiva ma si è impegnato o anche in no in attività sociali. Ciò che li
ha fatti trovare in un blog è l’aver trovato una voce, delle idee e soluzioni
in comune. Da impegnati o semplici cittadini spettatori, non hanno trovato
nella politica convenzionale la risposta alle attese.
Non c’è un’ideologia, una filosofia che li
tiene insieme e che fa superare – come succede in altre aggregazioni – le divergenze.
Sono insieme “contro” qualcosa ma a “favore” di qualcos’altro. Ma questo “qualcos’altro”
non è qualcosa di definito (come lo era –
a torto o a ragione – l’ideologia comunista o altra). Nel momento in cui si
passa all’azione concreta le diversità su cosa fare emergerà. Fisiologico. E,
in sé, non negativo.
Tenere insieme una diversità più ampia rispetto a quella di chi condivide ideologie e/o filosofie che non lasciano spazio ad autonomie di pensiero e azione, comporta - inevitabilmente – che alcuni assumano, nell’aggregazione, una posizione da leader. Per “diritto di nascita”: perché hanno creato l’aggregazione, o, durante la vita del gruppo, per caratteristiche mentali e operative che spiccano rispetto alla massa degli aggregati.
Tenere insieme una diversità più ampia rispetto a quella di chi condivide ideologie e/o filosofie che non lasciano spazio ad autonomie di pensiero e azione, comporta - inevitabilmente – che alcuni assumano, nell’aggregazione, una posizione da leader. Per “diritto di nascita”: perché hanno creato l’aggregazione, o, durante la vita del gruppo, per caratteristiche mentali e operative che spiccano rispetto alla massa degli aggregati.
Le similitudini che alcuni vedono con la
Lega, quando non sono strumentali, cioè finalizzate a convincere che sia un
movimento qualunquista da cui rifuggire, sono ancor minori che con certi
partiti tradizionali.
Nella Lega, il leader che “portava” gli
altri, era Bossi. La differenza con il M5S è che gli aggregati leghisti erano
simili al senatur. Avevano l’identica
visione di cose persone. Per fare un esempio: tutti pensavano che “Roma è
ladrona”, tutti pensavano che gli immigrati dovessero starsene a casa loro. Tutti
“ragionavano” ed esternavano come Bossi. Si sentivano rappresentanti da Bossi perché
con lui avevano in comune una certa “elementarietà” e “rozzezza” di pensiero e
di azione.
Gli “aggreganti” nel M5S si riconoscono,
probabilmente, in molti dei concetti e in alcune delle esternazioni di Grillo
ma, differenza non irrilevante, sono mediamente di altra formazione culturale
ed economica rispetto ai leghisti. E’ un altro target.
Non sto affermando che siano migliori; sto
rilevando ciò che mi sembra evidente. Si tratta di una condizione. Punto e
stop.
“Tenere a bada” un gruppo di persone diverse per età (è vero che sono prevalentemente giovani, ma il movimento attira anche la fascia 40-60), con formazione culturale, esperienze personali e politiche le più disomogenee non è facile.
“Tenere a bada” un gruppo di persone diverse per età (è vero che sono prevalentemente giovani, ma il movimento attira anche la fascia 40-60), con formazione culturale, esperienze personali e politiche le più disomogenee non è facile.
Quindi, ai leader spetta “condurli”. Tanto
più sono simili al “conducente”, tanto meno risulterà coercitivo o addirittura
antidemocratico il comportamento del guru, dei guru di riferimento. Tanto più
emergeranno le diversità concettuali e pratiche, tanto più i guru dovranno
essere “coercitivi”.
Lo sviluppo inevitabile di questa
situazione interna porterà a degli abbandoni; ma i guru continueranno a “condurre”
più della maggioranza degli aggregati.
Ma, senza essere esperti di sociologia e
psicologia, se gli abbandoni cresceranno il/i guru inizieranno a essere
ridimensionati o come dicono alcuni: perderanno la loro forza propulsiva.
Se a questo aggiungiamo una costante attività
di “forzatura”, di strumentalizzazione, di creazione dell’equivoco da parte dei
media tradizionali, ecco che il ridimensionamento dei guru subirà un’accelerazione.
Perché i leader non durano in eterno (a
parte Berlusconi che, diversamente da Grillo, non è coercivito ma…paga e ripaga
i suoi aggregati per non perderli).
Gli aggregati al Movimento 5 Stelle che si sono trovati con Grillo, non sono come gli aggregati leghisti che mai si sono staccati da Bossi, se non quando questo è parso un idiota fregato dal suo cerchio magico. Beppe Grillo, difficilmente commetterà gli errori di Bossi, ma non ha il medesimo rapporto di Berlusconi con i suoi aggregati (pagante e ripagante), non ha come fattore comune un’ideologia/filosofia se non quella di essere contro la casta politica. Ma se vuole tenere il gruppo deve continuare a prevalere come guru. E questo pare gli faccia commettere degli errori. Come l’atteggiamento dispotico, antidemocratico di cui alcuni lo accusano.
Gli aggregati al Movimento 5 Stelle che si sono trovati con Grillo, non sono come gli aggregati leghisti che mai si sono staccati da Bossi, se non quando questo è parso un idiota fregato dal suo cerchio magico. Beppe Grillo, difficilmente commetterà gli errori di Bossi, ma non ha il medesimo rapporto di Berlusconi con i suoi aggregati (pagante e ripagante), non ha come fattore comune un’ideologia/filosofia se non quella di essere contro la casta politica. Ma se vuole tenere il gruppo deve continuare a prevalere come guru. E questo pare gli faccia commettere degli errori. Come l’atteggiamento dispotico, antidemocratico di cui alcuni lo accusano.
Beppe Grillo e Casaleggio – è la “natura”
delle aggregazioni che lo dice - verranno ridimensionati ma, con loro, anche il
Movimento 5 Stelle.
Perché se gli abbandoni degli aggregati
saranno numerosi e significativi (perché i grillini non sono i leghisti) il risultato
– che si realizzerà in un tempo che non sappiamo quanto breve o lungo - sarà la
“sparizione” di questo movimento mentre rimarranno in “vita” (si fa per dire) i
morti viventi: quella politica che con il supporto dei media schierati vuole
impedire la crescita del Movimento 5 Stelle.
Il Movimento 5 Stelle è destinato ad essere
ridimensionato. Se per il comportamento di Grillo e Casaleggio, se per la
tipologia di aggregati diversa da quella della Lega (compatti perché simili al
guru) o per la naturale evoluzione o involuzione delle aggregazioni politiche, fate
vobis.
Io ritengo che sia un fenomeno naturale
quello che porta ad abbandoni e ridimensionamenti. Nella Lega non è successo perché
gli aggregati erano il “copia e incolla” di Bossi.
Penso però che Beppe Grillo stia rischiando
parecchio quando – singolarmente o con il supporto di Casaleggio – agisce come
il leader che conosce i meccanismi e, per questo, impone agli aggregati cosa
non fare, cosa fare e con chi. E penso anche, che in ogni aggregazione c’è chi
è privo di qualità o non ne possiede a sufficienza per certi ruoli ma riesce ad
ottenerli perché più bravo ad apparire che essere.
Ciò che conta, è che lo spirito, il senso,
la voglia di certi aggregati del Movimento 5 Stelle non si perda. Se poi non saranno
più in questo movimento, non è certo fondamentale. Se i leader non saranno più
Grillo e Casaleggio, anche questo: non è fondamentale. Anche se, Grillo fa da
parafulmine per i grillini. Il rischio è però che questo aspetto, a breve, si
disperda (anche grazie ai media che lui osteggia) e sia percepito come un
leader fascista in un paese nel quale, dopo il fascismo, una classe politica –
eletta di volta in volta democraticamente – ci ha portato allo sfascio.
Grillo farebbe bene a riflettere. La
superiorità che possiede non è detto che funzioni con degli aggregati più
liberi e disomogenei di altri….
Non si può mantenere a lungo un certo
ruolo. A meno che non si sia come Berlusconi o Bossi o Mussolini.
Ma questi tre non hanno nulla in comune
come lo spirito prevalente che ha fatto sì che persone si aggregassero tramite
un blog in un movimento politico. E se è vero che in ogni aggregazione c’è
gente che sarebbe meglio non ci fosse – il Movimento 5 Stelle non sarà l’eccezione
– è anche vero che per “condurre” questi non si può perderne altri.
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