Milano
- San Raffaele, si rompe la trattativa e i licenziamenti sono vicini
E' arrivato a un
punto di svolta negativo la trattativa tra i sindacati e i dirigenti
dell'ospedale San Raffaele di Milano e per questo i 244 licenziamenti che erano
già stati prospettati sembrano essere più vicini. La vicenda dei lavoratori del
San Raffaele, uno dei più prestigiosi ospedali italiani anche all'estero, sta
tenendo in ansia ormai da mesi centinaia di dipendenti e le loro famiglie visto
che l'unico modo che è stato prospettato dalla direzione per risolvere i gravi
problemi di bilancio è quello di mettere in atto una drastica riduzione del
personale, anche se più di una volta la Rsu ha chiesto all'amministratore
delegato Nicola Bedin di poter vedere da vicino la situazione in modo tale da
riuscire a capire se si potessero risollevare i conti attraverso altre misure
diverse dai licenziamenti. Pochi giorni fa, però, sembrava essere davvero
possibile ottenere un accordo che potesse soddisfare entrambe le parti proprio
perchè si era parlato di una lieve riduzione dello stipendio a seconda delle
categorie contrattuali da mettere in atto fino a che si fosse raggiunto
l'obiettivo del risanamento dei conti, ma questa si è rivelata un'ipotesi non
percorribile nei fatti proprio perchè è stata siglata una vera e propria
rottura delle trattative che inevitabilmente rende più vicini i
licenziamenti.
A questo punto il tempo per evitare la riduzione del personale, che potrebbe ripercuotersi in modo negativo anche sui servizi che vengono offerti dalla struttura, è sempre meno visto che sono ormai partiti i 30 giorni previsti dalla legge che regola il licenziamento collettivo durante i quali si svolgeranno i tavoli con gli enti locali, gli unici che potrebbero evitare una situazione destinata a finire in modo negativo. C'è infatti un punto che ha reso impossibile ogni accordo e su cui
i sindacati non sembrano essere
minimamente disposti a soprassedere proprio perchè a essere messa a rischio è
la tutela di tutti i posti di lavoro: l'articolo 8 del decreto Sacconi,
infatti, permette alle aziende di stipulare accordi con i lavoratori in deroga
al contratto nazionale e questo potrebbe quindi portare a un peggioramento del
contratto in un modo non specificato, condizione che non può quindi essere
accettata. I lavoratori, però, in attesa della decisione del Ministero, non
sono comunque disposti ad arrendersi e hanno già confermato di voler proseguire
il presidio anche nella giornata di Natale, una festa che ovviamente non potrà
essere vissuta con grande serenità. A questo punto il tempo per evitare la riduzione del personale, che potrebbe ripercuotersi in modo negativo anche sui servizi che vengono offerti dalla struttura, è sempre meno visto che sono ormai partiti i 30 giorni previsti dalla legge che regola il licenziamento collettivo durante i quali si svolgeranno i tavoli con gli enti locali, gli unici che potrebbero evitare una situazione destinata a finire in modo negativo. C'è infatti un punto che ha reso impossibile ogni accordo e su cui
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