Il vecchio nano puttaniere sta subendo gli
effetti di una nuova “cura farmacologica” che acuisce ulteriormente il suo
stato confusionale, che gli provoca sogni deliranti di raggiungere il 40% di voti
alle prossime elezioni che, tra l’altro, vuole far slittare. Non pare però –
come succede da anni – che la famiglia di Silvio si preoccupi delle sue
condizioni mentali. L’ultima che aveva espresso preoccupazioni, era stata sua
moglie Veronica Lario con quella lettera al quotidiano del gruppo editoriale
avverso al marito: la Repubblica.
Chi invece si sta preoccupando è Bersani.
Non per la ridiscesa in campo della mummia
Berlusconi, ma perché, secondo alcuni sondaggi, la sempre più probabile
candidatura di Monti – dopo l’investitura ufficiale della settimana scorsa da
parte di quel Ppe con benedizione della Merkel, sottrarrebbe voti a sinistra.
Bersani è talmente (e logicamente)
preoccupato che…sostiene il contrario.
Chi risponde a domande in merito agli
effetti che avrebbe la discesa in campo di Monti anziché aggirare l’argomento,
liquidare con una battuta o sminuire l’argomento, significa che ha un tarlo in testa.
Significa che ha un punto debole. In questo caso, politico.
Bersani ha motivo di essere preoccupato. Ma
non della discesa in campo di Monti, bensì della memoria degli italiani. Che si
ricordano che il Pd non è nato ieri e che la maggior parte della sua classe
dirigente gira tra ministeri e Parlamento da più tempo di Monti.
Mario Monti ha un’unica preoccupazione.
Come candidarsi a premier alle prossime elezioni senza portarsi dietro Pdl,
Casini e Fini. Sì, perché un conto è arrivare in un posto e guadagnare consensi
nonostante scelte discutibili e prevalentemente a danno dei soliti noti, un
conto è chiedere il voto agli italiani con quella parte di classe politica che
fa compagnia a Bersani da altrettanti (se non più) anni dei suoi, e/o sta sul “libro
paga” di Berlusconi per consentirgli di stare al potere per fare i suoi
interessi.
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