da: Il Fatto Quotidiano
I
finti Monti
di Marco
Travaglio
Ora che Monti cade, la tentazione è
ripubblicare quello che noi del Fatto, in beatissima solitudine, scrivemmo 13
mesi fa quando Monti nacque. Purtroppo, non c’è da cambiare una virgola: nel
prologo era già scritto l’epilogo. E oggi l’unica cosa che stupisce è lo
stupore di Napolitano e Monti, che Ferruccio de Bortoli descrive “sbalorditi” e
“indignati”, il primo che “non si persuade” e il secondo che “non si capacita”.
Ma solo chi, dopo 19 anni, non ha ancora capito niente di B. può meravigliarsi
di quel che accade: quelli che s’illudevano che il Caimano si fosse ritirato
per il suo alto senso delle istituzioni, rassegnato a un dorato pensionamento
in cambio della prescrizione sul caso Mills, della condanna annullata a
Dell’Utri e del congelamento dell’asta sulle frequenze tv, e ora vibrano di
stupefatto sdegno perchè, al momento buono, ririririridiscende in campo e manda
il governo e l’Italia a gambe all’aria. Ma con chi credevano di avere a che
fare: con uno statista?
Quel che accade è la naturale conseguenza
della scelta sciagurata compiuta un anno fa da Napolitano, Bersani e Casini di
non andare subito alle urne, cioè di cambiare il governo senza cambiare il
Parlamento, consegnando i tecnici a una maggioranza-ammucchiata controllata,
anzi ricattata da chi aveva condotto il Paese nel baratro. Il nemico –insegna
Machiavelli– va eliminato subito, possibilmente la prima notte. Votando un anno
fa, B. sarebbe stato asfaltato dagli elettori. I partiti di opposizione (Pd,
Fli, Udc, Pd, Idv), che avevano osteggiato le ultime leggi vergogna e la
mozione su Ruby nipote di Mubarak, avrebbero potuto assecondare i mercati e
l’Europa indicando Monti come premier di una maggioranza di salute pubblica che
in due anni risanasse i conti dello Stato e poi restituisse la parola agli
elettori per ripristinare la normale dialettica democratica fra un centrodestra
e un centrosinistra finalmente ripuliti e rinnovati. Lo spread si sarebbe
placato, B. sarebbe tramontato e un Monti legittimato dal voto popolare e
sostenuto da una maggioranza politica avrebbe avuto le mani libere per
accollare i costi della crisi a chi ha di più anziché ai soliti noti:
draconiana lotta agli evasori, serie leggi anticorruzione, antimafia e
anticasta, patrimoniale, liberalizzazioni, privatizzazioni, tagli netti a spese
folli e inutili come il Tav, gli F-35 e i 40 miliardi l’anno di incentivi alle
imprese.
Invece i “professionisti della politica”,
quelli che si credono molto furbi e giocano a Risiko con la democrazia, han
pensato di salvare un’altra volta B. mettendogli in mano le chiavi della
maggioranza. Lui li ha lasciati fare. Ha profittato dalla quiete sui mercati
per risollevare i titoli boccheggianti delle sue aziende, ha incassato tutto
l’incassabile su giustizia e tv, ha avuto il tempo di far dimenticare a mezza
Italia i disastri e le vergogne dei suoi governi. Ogni due per tre Monti gli
lisciava il pelo, dandogli dello “statista”, bloccando l’asta tv, scrivendo
finte leggi su corruzione e incandidabilità, esaltando le virtù civiche di
quell’altro galantuomo di Letta, sempre incensato pure da King George.
Ora Napolitano e i suoi giornaloni cadono
dal pero e scoprono che B. antepone i suoi affari alle istituzioni. E Monti
confida a de Bortoli le “pressioni sulla giustizia” che lo statista di
Milanello gli ha inflitto per mesi (grazie, ma si notavano a occhio nudo dalla
politica giudiziaria e televisiva del suo governo). Ma tu guarda: lo statista
bada ai suoi porci comodi, chi l’avrebbe mai detto. Davvero questi finti tonti
pensavano che B. si sarebbe accomodato buono buono su una panchina dei
giardinetti, mentre sistemavano sulle poltrone che contano Monti, Bersani,
Montezemolo, Passera, Casini e Fini, senza dimenticare uno strapuntino per
Vendola e uno per Alfano e/o Frattini? La verità è che lui non si accontenta
mai: come dice Cecchi Gori, che ci è già passato, “gli dai un dito e lui ti
prende il culo”. Deve ancora nascere chi lo mette nel sacco: Bersani, Casini e
Fini dovranno difendersi per tutta la campagna elettorale dall’accusa di aver
riempito l’Italia di nuove tasse, mentre lui che le ha votate tutte fingerà di
essersi opposto da sempre;e avrà buon gioco a gabellare Monti per un
criptocomunista, come nel ’95 fece con Dini, affossandone la figura super
partes e impallinandolo nella corsa al Quirinale, dove King George l’aveva già
destinato in barba agli elettori. Sono vent’anni che chi pensa di fregarlo col
“dialogo” finisce fregato: per informazioni, citofonare D’Alema e Veltroni. E,
da ieri, anche Napolitano e Monti. Ben arrivati nel CVB, Club Vittime di
Berlusconi.
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