da: Lettera 43
Milano,
la criminalità nel mercato ortofrutticolo
Dal
lavoro nero al riciclo di denaro. All'Ortomercato comanda la 'ndrangheta. E il
Comune non si muove.
di Alessandro
Sarcinelli
Sotto una pioggia incessante e al buio, le
prime ombre si avvicinano a via Lombroso, periferia Est di Milano. Controllano
che nelle vicinanze non passi la polizia locale, scavalcano la recinzione di
circa tre metri e in pochi secondi si ritrovano all’interno dell’ortomercato. A
quell’ora non sono più di cinque; con il passare dei minuti aumentano fino a un
centinaio.
Sono i lavoratori in nero, extracomunitari
irregolari e guadagnano da cinque a 10 euro al giorno. I compiti svolti sono
diversi: scaricano e caricano i camion per conto dei venditori al dettaglio;
raccolgono bancali abbandonati da 15 chili per rivenderli a fine nottata a 50
centesimi l’uno; infine acquistano frutta e verdura rovinata a prezzi irrisori
per rivenderla ad altri indigenti.
AI CAPORALI I VERI GUADAGNI. I cosiddetti
caporali fanno da intermediari tra questa manodopera disperata e i datori di
lavoro. Iose Giovanni Dioli addetto alla sicurezza della Sogemi (la
partecipata comunale al 99,99% che gestisce l’Ortomercato) li descrive così:
«Sono figure istituzionali che da ormai 30 anni forniscono i ragazzi ai
venditori e ovviamente guadagnano una barcata i soldi».
Tuttavia i capi-zona sono solo un tassello
di un quadro più complesso.
NESSUNA TUTELA PER I LAVORATORI. La
convergenza di interessi tra imprenditori e lavoratori in nero è il fattore determinante
del dilagare di questo fenomeno: da una parte i primi, grazie al lavoro
irregolare, non rispettano nessuna normativa e pagano meno tasse abbattendo
così i costi di produzione. Dall’altra le centinaia di ragazzi giunti in Italia
in cerca di fortuna che puntano a fare i soldi in fretta; preferiscono
avere 100 euro in più a fine mese piuttosto che puntare ai vantaggi di un
lavoro regolarizzato.
Inoltre, ignorano del tutto i loro diritti
e sono quindi più esposti ai ricatti dei datori di lavoro.
Troppi
accessi all'Ortomercato e pochi addetti alla sicurezza
Contrastare meccanismi così radicati è un
compito arduo: le troppe porte d’accesso e i pochissimi addetti alla sicurezza
rendono particolarmente facile introdursi all’interno dell'Ortomercato senza regolare
tesserino.
Tuttavia secondo gli stessi dipendenti Sogemi manca la volontà da parte delle istituzioni di intraprendere questa battaglia.
Dioli ammette: «Se si vuole si può combattere qualsiasi cosa, ma io finché non ho l’imprimatur dall’alto non posso agire».
Tuttavia secondo gli stessi dipendenti Sogemi manca la volontà da parte delle istituzioni di intraprendere questa battaglia.
Dioli ammette: «Se si vuole si può combattere qualsiasi cosa, ma io finché non ho l’imprimatur dall’alto non posso agire».
IL COMUNE CONTRO L'ILLEGALITÀ. L’altro
soggetto che ha la responsabilità di tutelare la legalità è il Comune di
Milano.
Nell’ultimo mese la polizia locale, con diversi blitz notturni, ha fermato decine di persone mentre scavalcavano; il 5 novembre sono stati effettuati 13 fermi.
Nell’ultimo mese la polizia locale, con diversi blitz notturni, ha fermato decine di persone mentre scavalcavano; il 5 novembre sono stati effettuati 13 fermi.
«L'intento», ha spiegato l'assessore
alla sicurezza Marco Granelli, «è di salvaguardare un'attività così strategica
per la città da tutte le forme di illegalità».
DALLA POLIZIA INTERVENTI INUTILI. Tuttavia
le attenzioni delle forze dell’ordine si sono sempre concentrate esclusivamente
sui ragazzi stranieri, l’ultimo ingranaggio di un meccanismo più grande. A
sottolinearlo è ancora Dioli: «Gli imprenditori che sfruttano la disperazione
di queste persone per abbassare il costo del lavoro non li ha mai toccati
nessuno e gli interventi della polizia locale non servono a nulla se non per
essere spesi sui giornali».
Anche David Gentili, consigliere del Partito democratico e presidente della commissione Antimafia del Comune, è consapevole dei rischi: «È una catena che da qualche parte devi spezzare, ma così paga solo l’anello debole».
Anche David Gentili, consigliere del Partito democratico e presidente della commissione Antimafia del Comune, è consapevole dei rischi: «È una catena che da qualche parte devi spezzare, ma così paga solo l’anello debole».
Il
controllo della droga da parte della 'ndrangheta
L'Ortomercato, però, non è solo lavoro
illegale. La notte del 5 novembre un marocchino 23enne, trovato
all’interno della strutture con 13 dosi di cocaina, è stato arrestato. Chi è a
conoscenza delle vicende giudiziarie intorno all'Ortomercato sa che non è un
fatto isolato.
Nel 2007 l’operazione «For a king» ha
portato al sequestro oltre 200 chili di cocaina. L’Ortomercato si è rivelato la
base logistica di un giro d’affari internazionale di 9 milioni di euro: la
droga da Buenos Aires arrivava a Milano passando da Dakar.
Il personaggio chiave di questi traffici
era Salvatore Morabito, uno dei boss più influenti della ‘ndrangheta,
attualmente in carcere; nel 2004 aveva destato sospetto la sua
assunzione come facchino da una cooperativa di via Lombroso. E grazie a
questa copertura negli anni ha colonizzato un intero piano della Sogemi.
Gli atti processuali parlano di una «completa messa a disposizione oltre che dei locali del terzo piano, anche degli spazi dell’Ortomercato».
Gli atti processuali parlano di una «completa messa a disposizione oltre che dei locali del terzo piano, anche degli spazi dell’Ortomercato».
LA PIAGA DEI SOLDI RICICLATI. Oltre allo
spaccio di droga, l’altro grande obiettivo della criminalità organizzata è il
riciclaggio di denaro sporco.
Emiliano Bonomi, presidente della
Cooperativa lavoratori Ortomercato (Clo) spiega il meccanismo: «Alla
'ndrangheta basta entrare in una cooperativa che necessita di liquidità per
poter immettere nel circuito legale capitali illeciti».
Il caso più eclatante fu quello del
Consorzio nuovo Coseli salvato da un buco di 1,3 milioni di euro dallo stesso
Morabito.
MENO MISURE DI SICUREZZA. Dal 2007 a oggi altri tentativi di infiltrazione mafiosa hanno interessato l’Ortomercato. Ma come per il lavoro nero, secondo molti per combattere i clan non sono state prese le contromisure necessarie. Al contrario alcuni sistemi di controllo sono stati tolti: una sirena posta all’ingresso segnalava l’arrivo dei camion e permetteva quindi di effettuare controlli sulla merce; da metà Anni 90 non è più in funzione.
MENO MISURE DI SICUREZZA. Dal 2007 a oggi altri tentativi di infiltrazione mafiosa hanno interessato l’Ortomercato. Ma come per il lavoro nero, secondo molti per combattere i clan non sono state prese le contromisure necessarie. Al contrario alcuni sistemi di controllo sono stati tolti: una sirena posta all’ingresso segnalava l’arrivo dei camion e permetteva quindi di effettuare controlli sulla merce; da metà Anni 90 non è più in funzione.
Nello stesso periodo, inoltre, i tir hanno
smesso di sostare in una zona circoscritta e da allora scaricano dove vogliono.
E ora non esiste nessun tipo di vigilanza sulla merce in entrata.
INTIMIDAZIONI DELLA MAFIA. A conferma della
presenza capillare della criminalità organizzata ci sono le intimidazioni di
cui sono state spesso vittime alcuni soggetti impegnati per la trasparenza e la
legalità delle attività.
Il 15 maggio il presidente della Sogemi, Luigi Predeval, ha ricevuto una lettera con minacce di morte. Andò peggio a Dioli, cui, nel 2007, venne bruciata la casa a 50 chilometri da Milano.
Il 15 maggio il presidente della Sogemi, Luigi Predeval, ha ricevuto una lettera con minacce di morte. Andò peggio a Dioli, cui, nel 2007, venne bruciata la casa a 50 chilometri da Milano.
Così ancora oggi all’Ortomercato, nascosti
tra pomodori e zucchine, arrivano cocaina, armi e borse contraffatte.
Il
Comune ha promesso 33 mln per la riqualificazione
Il 16 febbraio una delibera del Comune ha
stanziato 33 milioni di euro per la riqualificazione dell'Ortomercato e la
riorganizzazione di Sogemi. La giunta di Giuliano Pisapia si era impegnata,
inoltre, a presentare entro cinque mesi un piano di sviluppo organico della
stessa partecipata.
A metà novembre, nove mesi dopo la
delibera, in via Lombroso non è però arrivato neanche un euro. Da palazzo
Marino, Gentili lo conferma: «A oggi i soldi per la riqualificazione non
ci sono».
Chi lavora da anni in Sogemi deve avere avuto una sensazione di déjà vu: a ottobre 2010, infatti, la giunta di Letizia Moratti aveva stanziato 130 milioni di euro senza un’effettiva attuazione.
Chi lavora da anni in Sogemi deve avere avuto una sensazione di déjà vu: a ottobre 2010, infatti, la giunta di Letizia Moratti aveva stanziato 130 milioni di euro senza un’effettiva attuazione.
SI ATTENDONO SOLDI DAL 1965. A causa di queste
delibere fantasma il rinnovamento delle strutture continua a essere rinviato a
data da destinarsi. E l’attesa perdura ormai da ottobre 1965, anno
d’inaugurazione dell’Ortomercato. In 47 anni nessuna amministrazione è mai
riuscita a portare a termine un progetto di rinnovamento concreto e gli effetti
sono piuttosto visibili: l’intero impianto elettrico non è a norma e il rischio
che un piccolo incendio sfoci in tragedia è una possibilità più che concreta.
NESSUN INTERVENTO DELL'ASL. Inoltre
strutture fatiscenti implicano dei sovraccosti notevoli; l’assenza di una
catena del freddo e di impianti per la conservazione della frutta in estate
comporta una perdita di merce di diversi milioni di euro all’anno.
Infine a causa della gestione attuale è
messa a repentaglio anche la qualità stessa dei prodotti: la merce rimane
esposta per ore agli scarichi delle centinaia di tir con i motori accesi. Il
livello di inquinamento è altissimo, tuttavia l’Asl non è mai venuta a fare un
controllo sull’analisi del residuato.
Il futuro del mercato agroalimentare milanese è quindi tutt’altro che chiaro. Gentili non appare diplomatico nel commentare l’operato del Comune: «Abbiamo perso un anno e non si è ancora fatto nulla. Il mercato rimane uno schifo». In attesa della prossima delibera.
Il futuro del mercato agroalimentare milanese è quindi tutt’altro che chiaro. Gentili non appare diplomatico nel commentare l’operato del Comune: «Abbiamo perso un anno e non si è ancora fatto nulla. Il mercato rimane uno schifo». In attesa della prossima delibera.
Nessun commento:
Posta un commento