Imu
chiesa: l'Ue perdona il Vaticano. Dovrà pagare la tassa solo per il futuro, per
il passato avrà una sanatoria
La Chiesa pagherà
l'Imu. Ma lo Stato italiano non dovrà recuperare quanto non versato in passato
sugli immobili di proprietà del Vaticano. Sarebbe questa, secondo le
indiscrezioni raccolte dall'Ansa, la salomonica decisione che la Commissione
Europea potrebbe assumere mercoledì per chiudere il lungo contenzioso con Roma
sull'esenzione prima dall'Ici e poi dall'Imu dei beni ecclesiastici.
La decisione
dovrebbe essere adottata, salvo sorprese, senza particolari problemi. E
godrebbe del pieno sostegno del presidente della Commissione, Josè Manuel
Barroso. In sostanza Bruxelles si avvia a riconoscere che le modifiche
introdotte recentemente al regime di applicazione dell'Imu - l'imposta sugli
immobili che ha sostituito l'Ici - sui beni ecclesiastici hanno reso il sistema
impositivo compatibile con le norme europee che vietano gli aiuti di Stato. Ma
allo stesso tempo sancisce l'esistenza di una violazione della normativa Ue per
quanto riguarda il passato, in particolare a partire dal 2006, quando fu
introdotto un'esenzione generalizzata dal pagamento dell'Ici in favore dei beni
della Chiesa, anche quelli manifestamente utilizzati a fini commerciali.
Un'esenzione fiscale
classificata ora come un aiuto di Stato illecito. Normalmente, secondo le
procedure comunitarie, lo Stato dovrebbe procedere al recupero di questo genere
di aiuti. Ma dopo un'attenta valutazione da parte dei servizi della Commissione
che fanno capo allo stesso Almunia, si è giunti alla conclusione che
l'operazione non sarebbe realisticamente praticabile e che comunque i costi
sarebbero di gran lunga superiori ai benefici. Meglio metterci una pietra
sopra. Anche perché risulta difficile immaginare come si potrebbero recuperare
i mancati versamenti da una platea di beneficiari che, secondo stime non
ufficiali, potrebbe essere formata da circa 200 mila soggetti.
Con la decisione in
calendario per dopodomani la Commissione punta a scrivere la parola fine a un
lungo, complesso e delicato contenzioso tra Roma e Bruxelles apertosi nel 2007
e già sfuggito una volta a un tentativo di archiviazione nel 2010 in seguito
alle denunce presentate dal deputato radicale Maurizio Turco e dal fiscalista
Carlo Pontesilli.
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