da: Lettera 43
Tutte
le sparate di Berlusconi
Dal
no all'Imu alla riduzione della pressione fiscale. Il Cav in
tivù rispolvera i cavalli di battaglia. Ma i dati lo smentiscono.
Sotto il generoso cerone e i capelli
d’asfalto si intravede la solita anima del combattente che dà il meglio di sé
in campagna elettorale. Ma il Berlusconi che si avvia a rincorrere per la sesta
volta la poltrona da premier mostra di avere un po’ perso il contatto con la
realtà.
Molti dei proclami snocciolati nelle sue
ultime scorribande televisive, che potevano andare bene nel 1994, nel 2001 e
magari ancora nel 2006, appaiono poco credibili nell’Italia del 2012 ferita
dalla crisi. E sono facilmente confutabili richiamando i dati di fatto.
L’ospitata in casa D’Urso, domenica 16
dicembre, si è trasformata in un balcone di Piazza Venezia per l’ex capo del
governo. Anche a Pomeriggio Cinque, però, il Cavaliere maramaldeggia senza
ostacoli.
IL NIDO DI PORTA A PORTA. E la
stessa Porta a Porta è una specie di piccola heimat per il
patron Fininvest, un caldo nido domestico in cui risiedono le fondamenta mediatiche
del suo potere affabulatorio.
Sotto l’albero di Natale di Vespa l’uomo di
Arcore può sempre parlare a lungo, con poche interruzioni e senza colpi bassi
da parte di alcuno. Peccato che un po’ in tutte le performance tivù si
sprechino affermazioni campate in aria.
La
solita bomba sull'abolizione Imu e le sgangherate soluzioni alternative
Lasciando da parte l’assunto secondo cui
«sono stato io a volere Monti al vertice Ppe», immediatamente smentito dal
presidente dei popolari europei Wilfred Martens, la bomba berlusconiana che
ancora fa discutere è quella solita: l’abolizione dell’Imu sulla prima casa.
L’ex premier l’ha sganciata di fronte alla
D’Urso e poi l’ha ribadita aPorta a Porta e a Pomeriggio Cinque.
LE SOLUZIONI ALTERNATIVE. In attesa di capire le differenze di approccio (scollatura a parte) tra la soubrette campana e Bruno Vespa, vediamo nel dettaglio quali coperture il Cavaliere ha individuato per compensare i circa 4 miliardi di mancato gettito che deriverebbero dall’abrogazione dell’imposta immobiliare.
A parte i 500 milioni che scaturirebbero dalla revisione dei contributi alle imprese (una sorta di ripresa del Piano Giavazzi), l’uomo del «meno tasse per tutti» mette sul piatto una raffica di nuovi tributi ai danni del settore giochi, dei tabacchi, della birra e alcolici (i giornali di centrodestra avevano sbeffeggiato il governo Monti che aveva avuto la stessa idea) e del traffico aeroportuale.
LE SOLUZIONI ALTERNATIVE. In attesa di capire le differenze di approccio (scollatura a parte) tra la soubrette campana e Bruno Vespa, vediamo nel dettaglio quali coperture il Cavaliere ha individuato per compensare i circa 4 miliardi di mancato gettito che deriverebbero dall’abrogazione dell’imposta immobiliare.
A parte i 500 milioni che scaturirebbero dalla revisione dei contributi alle imprese (una sorta di ripresa del Piano Giavazzi), l’uomo del «meno tasse per tutti» mette sul piatto una raffica di nuovi tributi ai danni del settore giochi, dei tabacchi, della birra e alcolici (i giornali di centrodestra avevano sbeffeggiato il governo Monti che aveva avuto la stessa idea) e del traffico aeroportuale.
RISCHIO DEPRESSIONE PER I MERCATI. Si
tratta però di misure che prevedibilmente agiranno in senso depressivo sui
mercati di riferimento. È il cosiddetto effetto moltiplicatore che un esperto
di economia come il Cav dovrebbe conoscere e che non garantisce, domani, il
gettito che si prevede oggi. A una variazione di tassazione, infatti,
corrisponde sempre una variazione del reddito disponibile, della domanda e,
dunque, dei consumi.
L’Imu invece porta benefici sicuri all’erario, visto che gli immobili non variano di numero con la crisi e la base imponibile non è data dal loro valore di mercato, bensì dagli estimi catastali che al massimo andranno, in media, ritoccati in alto (e infatti nella discussione sulla naufragata delega fiscale si temeva, con la revisione del catasto, un incremento di gettito).
L’Imu invece porta benefici sicuri all’erario, visto che gli immobili non variano di numero con la crisi e la base imponibile non è data dal loro valore di mercato, bensì dagli estimi catastali che al massimo andranno, in media, ritoccati in alto (e infatti nella discussione sulla naufragata delega fiscale si temeva, con la revisione del catasto, un incremento di gettito).
Taglio
alla tassazione, un modo per estromettere l'Italia dall'Europa
A Pomeriggio Cinque Berlusconi ha
invece promesso che abbasserà «la pressione fiscale di un punto all’anno». È il
solito, vecchio adagio che stavolta suona però particolarmente sinistro dopo le
fibrillazioni del novembre 2011 che mandarono a casa il governo di centrodestra
e con lo spread ancora oggi oltre i 300 punti.
Mentre l’Italia cerca affannosamente di raggiungere il pareggio di bilancio nel 2013-2014, Berlusconi vuole insomma tagliare cinque punti di tassazione in cinque anni di legislatura. Ossia circa 75 miliardi di imposte, una cifra vicina a quella che già lo Stato paga di interessi sul debito. Come reagirebbero i mercati? E come la mettiamo con il Fiscal compact? Sarebbe una scelta di politica finanziaria che metterebbe il nostro Paese automaticamente fuori dall’Europa.
Mentre l’Italia cerca affannosamente di raggiungere il pareggio di bilancio nel 2013-2014, Berlusconi vuole insomma tagliare cinque punti di tassazione in cinque anni di legislatura. Ossia circa 75 miliardi di imposte, una cifra vicina a quella che già lo Stato paga di interessi sul debito. Come reagirebbero i mercati? E come la mettiamo con il Fiscal compact? Sarebbe una scelta di politica finanziaria che metterebbe il nostro Paese automaticamente fuori dall’Europa.
IL PAESE NON È PRONTO ALLEGGERIMENTO
FISCALE. Anche perché l’unica giustificazione di una tale frustata
risiederebbe nella speranza di una immediata impennata della crescita.
La domanda però sorge spontanea: l’Italia
ha già fatto tutte le riforme di sistema che le consentirebbero di beneficiare
immediatamente di un alleggerimento fiscale così repentino? Il sistema
reagirebbe in maniera pronta e brillante? Difficile crederlo.
LA CRISI DEGLI SPREAD MINIMIZZATA. A Porta
a Porta il premier ha minimizzato sulla crisi degli spread che lo ha
condotto alle dimissioni l’anno scorso: «Due punti di interessi in più sono
meno di 5 miliardi, un’inezia. Era una situazione sostenibile». In realtà si sa
che 200 punti base spalmati su tutti i titoli e tutte le durate sono almeno 6
miliardi di euro in più per il servizio sul nostro debito. In pratica un quarto
del gettito totale Imu 2012. Mica bruscolini. Inoltre è chiaro che in quella
fase la crisi di fiducia avrebbe potuto portarci in breve in un’area di rischio
di stampo greco.
Dalle
«stupende case in Abruzzo» al «non ho frenato io la riforma elettorale»
Meglio sorvolare, invece, per carità di
patria su frasi come «Abbiamo dato case stupende a quasi 30 mila terremotati
abruzzesi, in meno di 5 mesi», evitando di ricordare le inchieste della
magistratura in relazione ai difetti degli isolatori sismici a pendolo (le
cosiddette «molle») sotto gli edifici dello sbandierato progetto «CASE».
E non serve nemmeno perder tempo a replicare alla frase «non ho frenato io la legge elettorale», quando era chiaro che Berlusconi non voleva le preferenze e puntava a mantenere il Porcellum per gestire in modo diretto la formazione delle liste.
E non serve nemmeno perder tempo a replicare alla frase «non ho frenato io la legge elettorale», quando era chiaro che Berlusconi non voleva le preferenze e puntava a mantenere il Porcellum per gestire in modo diretto la formazione delle liste.
CAV SEMINATORE DI PANICO. Fa
impressione invece sentire il Cav che a Porta a Portapredica calma sulla
data delle elezioni e perora l’idea di un mini-rinvio, dopo aver visto il Pdl
far cadere anzitempo Monti e accelerare la crisi.
L’ex premier poi paventa la necessità di un’uscita dall’euro che ci metterebbe subito nell’alveo di una deriva di tipo argentino. E ama seminare il terrore: «Il governo, diminuendo le entrate, dovrà aumentare le tasse su chi le paga già». Peccato che in realtà, nonostante la recessione, le entrate tributarie siano cresciute del 4% tra gennaio e ottobre.
L’ex premier poi paventa la necessità di un’uscita dall’euro che ci metterebbe subito nell’alveo di una deriva di tipo argentino. E ama seminare il terrore: «Il governo, diminuendo le entrate, dovrà aumentare le tasse su chi le paga già». Peccato che in realtà, nonostante la recessione, le entrate tributarie siano cresciute del 4% tra gennaio e ottobre.
«DOVREMMO FAR DI PIÙ PER LE FAMIGLIE». Infine
dal Cav arriva una chicca durantePomeriggio Cinque: «Credo che dovremmo fare di
più per le famiglie e le donne». Peccato che le famiglie, tra il 2000 e il
2010, decennio in cui Berlusconi ha governato per 7 anni, hanno visto crescere
il loro reddito di appena il 6%, mentre l’inflazione è salita di oltre il 20%.
E le donne? Beh, nessuno mette in dubbio il
suo interesse specifico sull’argomento.
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