da: Lettera 43
Unione
bancaria, cosa è e come funziona
Il
fondo di salvataggio pagato da privati. Vigilanza alla Bce. 130 istituti coinvolti.
Agli Stati l'ultima parola. Il piano spiegato.
di Gabriele
Perrone
Un meccanismo unico per la gestione delle
crisi bancarie, dotato di un fondo di salvataggio da 55 miliardi. Denaro
privato, e non pubblico, per salvare gli istituti di credito in difficoltà. E
un sistema di mutua assistenza.
Sono queste le basi dell'accordo raggiunto
fra il 18 e 19 dicembre all'Ecofin, tassello cruciale per la nascita, nel 2014,
dell'Unione bancaria.
STOP ALL'EFFETTO DOMINO. Il ministro
dell'Economia italiano, Fabrizio Saccomanni, ha definito l'intesa «storica»
perché «sventa il rischio di una nuova Lehman Brothers» e di un tracollo
generale con effetto domino da uno Stato all'altro.
Ecco le cose essenziali da sapere
sull'accordo, che deve ora passare il vaglio del parlamento europeo e di cui
non tutti i passaggi sono ancora perfettamente definiti.
1.
L'Unione serve a garantire l'uniformità delle regole del credito in Ue
L'Unione bancaria è un passaggio necessario
per completare l'integrazione europea. L'idea è mettere sotto un unico controllo,
e con regole condivise, le banche dei Paesi membri, con il duplice obiettivo di
proteggere i risparmiatori e garantire l'uniformità delle condizioni del
credito nel mercato bancario dell'Unione.
L'accordo trovato serve concretamente in
questa prima fase a evitare che le banche dei singoli Stati falliscano in modo
incontrollato, mettendo a rischio il sistema finanziario proprio e degli altri
Paesi.
2. Si basa su un fondo comune per il
salvataggio, finanziato dalle stesse banche
L'accordo prevede che in caso di necessità
di ricapitalizzazione, gli istituti possano rincorrere al nascituro fondo unico
di gestione delle crisi, il Single resolution fund (Srf), la cui dotazione a
regime è 55 miliardi. I capitali del fondo arrivano dalle stesse banche, con un
meccanismo di accontanamento progressivo.
UN SISTEMA PONTE FINO AL 2026. Il fondo non
sarà operativo prima del 2026: nel periodo transitorio, le banche dovrebbero
potere accedere a 'finanziamenti ponte', erogati dal fondo salva-Stati Esm
(European stability mechanism) o attingere a fondi nazionali (ancora da
stabilire).
La procedura per aiutare o smantellare una
banca in difficoltà segue una procedura comune, il Single resolution mechanism
(Srm): non è stata fissata però la modalità di voto per decidere l'intervento.
3.
Coinvolge 130 banche, con asset oltre 30 miliardi o che incidono per il 20% del
Pil
Le banche coinvolte non sono tutte, ma solo
130, cioè quelle cosiddette sistemiche (in altre parole, con una rilevanza
all'interno del sistema economico nazionale).
Per individuarle sono state considerate le
dimensioni dei loro asset, stabilendo che debbano valere oltre i 30 miliardi o
pesare per almeno il 20% del Prodotto
interno lordo (Pil) dei loro Paesi.
COINVOLTE 15 BANCHE ITALIANE. Tra di esse
ci sono la tedesca Deutsche Bank e la francese Bnp Paribas. In l'Italia gli
stress test preliminari coinvolgono 15
banche tra cui Unicredit, Intesa
SanPaolo, Monte Paschi di Siena, Banco Popolare, Ubi Banca e il Credito
valtellinese.
L'ORGANO DI VIGILANZA INTERNO ALLA UE. La
vigilanza sui loro bilanci spetta alla Banca centrale europea (Bce), destinata
a diventare l'unica autorità di vigilanza per le 130 banche sistemiche
dell'Unione europea. Il controllo, effettuato sui singoli asset bancari e sui
bilanci degli istituti, è appannaggio del Single supervisory mechanism (Ssm),
un organo composto da membri della Bce e dalle autorità nazionali competenti.
4.
Vigilanza della Bce attiva a partire dal 2014; il fondo dal 2026
Nel primo semestre del 2014 Bce e
l'Autorità bancaria europea (Eba) iniziano ad analizzare i requisiti
patrimoniali delle banche sottoposte alla vigilanza.
Successivamente, tra ottobre e novembre
2014, entra in vigore l'autorità di vigilanza unica che fa capo alla Bce.
Il meccanismo graduale di funzionamento
dell'accordo europeo vale anche per i prestiti. Nel primo anno, le banche in
default controllato potranno attingere solo al fondo finanziato dal proprio
Paese; man mano che il fondo cresce è destinata ad avviarsi una mutualizzazione
progressiva delle risorse.
Il principio è che il sistema sia
finanziato dalle banche stesse, ma se necessario possono intervenire garanzie
temporanee dei governi per evitare che la situazione diventi ingestibile in
caso di risorse insufficienti nel fondo.
5.
Il braccio di ferro tra Paesi: la Germania ha salvato le sue casse di risparmio
L'Unione bancaria è il frutto di moltissimi
mesi di negoziati, al cui tavolo i Paesi hanno spesso avuto posizioni
contrapposte e inconciliabili. Con la Germania a dettare le condizioni.
ULTIMA PAROLA AGLI STATI. Il risultato
finale è quello di un compromesso: in un primo tempo Berlino aveva detto no a
una condivisione dei rischi, ma alla fine ha accettato.
Dall'altro lato, però, il ministro delle
Finanze tedesco Wolfgang Schaeuble ha portato a casa due risultati importanti:
il board di controllo sulle banche, composto anche da membri nazionali,
consentirà agli Stati di avere l'ultima parola sulle decisioni da prendere.
LA VITTORIA SULLE SPARKASSEN. Il secondo
risultato è l'asticella fissata per le banche da controllare: abbastanza alta
da tenere fuori le Sparkassen (le casse di risparmio tedesche), che sono di
proprietà pubblica e finanziano molte iniziative delle amministrazioni locali
nonché il grosso delle imprese tedesche.
Tutte insieme hanno attivi per 1.000
miliardi di euro, su un totale europeo di 27 mila miliardi: quindi
rappresentano il 3-4% dell'intero sistema bancario europeo.
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