venerdì 20 dicembre 2013

Cinema, Paolo Virzì: “Il capitale umano”

da: la Repubblica

Paolo Virzì e "Il capitale umano": l'Italia ricca è anche infelice
Il nuovo film del regista toscano sarà in sala dal 9 gennaio. Tratto dal romanzo di Stephen Amidon, è una storia corale e trasversale nei generi. "Volevo far emergere il mondo dei benestanti, quelli che hanno investito sul fallimento di questo paese"
di Arianna Finos



Dal Connecticut alla Brianza, Paolo Virzì adatta al cinema ("una pazzia, ma sono orgoglioso") il romanzo di Stephen Amidon, Il capitale umano, con la benedizione dell'autore. Un film di respiro internazionale eppure italianissimo per tema e caratterizzazione dei personaggi, una storia corale e trasversale nei generi, umorismo nero, noir, dramma familiare. Il titolo si riferisce al calcolo del valore della vita umana secondo i parametri giudiziari, ad esempio in base alle aspettative di ciò che ciascuno può fare e essere. Distribuito da 01, Il capitale umano è in sala il 9 gennaio per poi spiccare il volo, molto probabilmente, verso il Festival di Berlino.

Cast capitale. Un gruppo di attori uno più bravo dell'altro. C'è l'immobiliarista senza scrupoli che tenta la scalata sociale, è Fabrizio Bentivoglio, che ha una compagna psicologa matura e incinta di due gemelli, Valeria Golino. L'altra coppia è formata da Valeria Bruni Tedeschi, donna ricca, annoiata e infelice divisa tra il marito squalo della finanzia, Fabrizio Gifuni e un professore di teatro interpretato da Luigi Lo Cascio. Le due famiglie si intersecano per il fidanzamento, in crisi, tra i due giovani rampolli, a cui si aggiunge un ragazzo fragile. I tre giovani interpreti, Giovanni Anzaldo, Matilde Gioli e Guglielmo Pinelli sono bravissimi. La storia si arricchisce di elementi da thriller quando, alla vigilia di Natale, un ciclista viene trovato morto su una strada di campagna.

Checco, Woody, Paolo: anche i ricchi piangono. "Volevo fare emergere senza enfasi le questioni del Paese, il mondo dei benestanti. Volevo che questo venisse fuori attraverso un racconto costruito come un puzzle che ci porta a indagare, come la polizia sull'omicidio, su quello che c'è dietro questi personaggi, il loro moto di agire, le motivazioni, l'infelicità". In una scena del film, la moglie Valeria Bruni Tedeschi dice al marito imprenditore "avete investito sul fallimento di questo paese e avete vinto".

Il tema dei ricchi e della loro infelicità, degli intrighi e della mancanza di morale è stato recentemente affrontato da due film diversi: Sole a catinelle di Zalone e Blue Jasmine di Woody Allen: "Quello di Allen è un film fantastico - dice Virzì - quello di Zalone non l'ho ancora visto ma lo vedrò, i primi due mi hanno fatto molto ridere. Quello di Allen mi ha colpito perché abbiamo anche qualcosa di familiare. Cate Blanchett è monumentale ma anche Valeria Bruni Tedeschi regge la sfida. Evidentemente non è un caso che certi temi in paesi lontani e cineasti diversissimi risuonino questioni di un momento delicato, il mondo è sull'orlo di un precipizio, c'è desiderio di voltare pagina e emergono narrazioni di questi tempi in forme diverse, noi abbiamo fatto un noir, una commedia sarcastica, Allen ha fatto una strepitosa commedia disperata.

Connecticut-Brianza. Il capitale umano in versione film ha convinto e conquistato lo scrittore Stephen Amidon, che ha accompagnato l'uscita italiana. "Sono rimasto impressionato nel vedere come siano riusciti a portare al cinema la complessità del libro e risolverla in modo brillante sul grande schermo". Sul cambio di stile e tono, rispetto alla sua filmografia precedente, il regista dice: "Cercavo un tono diverso, mi sono ispirato al romanzo di un autore moderno, ma anche a un cinema dell'altrove, all'umorismo nero di certi cineasti americani ebrei, a Chabrol. Volevo sperimentare qualcosa di diverso rispetto alla solita commedia. Creare un allarme nello spettatore che è poi un allarme sul nostro tempo grazie a una struttura narrativa che lo consentiva".


Torino e Berlino. Sull'impegno da direttore del Torino Film Festival, ruolo che il regista ha lasciato, "fare il direttore di festival è stata una cosa faticosa, meravigliosa e penso irripetibile - dice - perché poi io faccio un altro lavoro. Sono stato chiamato a dare una mano ho fatto del mio meglio continuerò a collaborare ma con una forma che mi auguro per me stesso e per il benessere della mia famiglia più ridimensionata". Sulla presenza probabile alla Berlinale aggiunge: "Per l'uscita italiana abbiamo privilegiato la stagione che ci interessava i più quella di gennaio. Ma soprattutto i nostri co-produttori francesi stanno valutando circostanze internazionali in cui presentare il film".

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