da: Lettera 43
Datagate,
Google e Facebook a Obama: «Privacy va tutelata»
I
colossi del web: «Riformare la sorveglianza». In difesa degli utenti. Che le
stesse aziende hanno contribuito a fare spiare.
di Gioia
Reffo
A nessuno piace essere spiati, tanto meno
ai colossi del web.
Ecco perché, dopo aver scoperto che la Nsa aveva messo sotto controllo i data center di Yahoo! e Google, otto aziende
hanno deciso di passare al contrattacco.
Aol, Twitter, Yahoo!, Microsoft, Facebook,
Google, Apple e LinkedIn hanno scritto una lettera aperta al presidente
americano Barack Obama chiedendo una riforma
della sorveglianza elettronica a seguito delle rivelazioni della 'talpa'
Edward Snowden.
Al centro della petizione c'è la proposta
di porre un divieto internazionale sulla raccolta di massa di dati per
contribuire a preservare «la fiducia in internet» da parte del pubblico.
I LEGAMI CON LA NSA. Poco importa se lo
scandalo Datagate abbia portato alla
luce i legami tra le stesse aziende
e la National Security Agency.
Da Facebook, colpevole di soddisfare più
del 50% delle richieste della Nsa solo in Italia, e Google, che ammise
candidamente che «gli utenti Gmail non possono aspettarsi privacy».
Per non parlare di Microsoft che diede
direttamente le chiavi dei suoi software alla Nsa.
I
colossi del web: «Libertà a rischio, è tempo di cambiare»
A svelare i dettagli della lettera è stato
il sito del britannico Guardian.
«Le rivelazioni hanno messo in evidenza il
bisogno urgente di riformare le pratiche di sorveglianza dei governi su scala
mondiale», si legge nella lettera che fa parte di una campagna ad hoc creata
sul sito reformgovernmentsurveillance.com.
«L'equilibrio in molti Paesi si è
sbilanciato in modo eccessivo in favore dello Stato a discapito dei diritti
degli individui, diritti che sono sanciti dalla nostra Costituzione. Questo
mina le libertà che tutti noi abbiamo a cuore. È tempo di cambiare».
YAHOO!: «FIDUCIA TRADITA». Secondo il ceo
di Yahoo!, Marissa Mayer, «le ultime rivelazioni sulle attività di sorveglianza
hanno scosso la fiducia dei nostri utenti, ed è ora che il governo Usa agisca
per restaurare la fiducia dei cittadini in tutto il mondo».
Sulla stessa lunghezza d'onda Mark
Zuckerberg, fondatore di Facebook: «Le
segnalazioni di sorveglianza dell'esecutivo hanno mostrato che vi è una reale
necessità di una maggiore divulgazione e nuovi limiti su come i governi
raccolgono le informazioni. Il governo degli Stati Uniti dovrebbe cogliere
l'opportunità di guidare questo sforzo di riforma e fare le cose per bene».
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