Ma perché Nicodemo
dovrebbe essere rimosso dall’incarico che gli ha assegnato Matteo Renzi.
Lasciamogli fare le
conferenze stampa. Lasciamogli gestire le pubbliche relazioni. Il contenuto, il
tono dei suoi “concetti” cambierà totalmente. Non potrà più lasciarsi andare a
cinguettii “sciolti” come quelli che riporta Scanzi nel suo articolo. Subirà
una “trasformazione”. Ci mostrerà in maniera scientifica cosa sia il “nuovo”…
Detto quanto sopra, ciò che ha "cinguettato" il Nicodemo non è certo paragonabile a quello che certi fans grillini hanno
riservato alla giornalista Oppo dell’Unità
e a Francesco Merlo di Repubblica. Nevvero Scanzi?
da: Il
Fatto Quotidiano
Pd, Nicodemo alla Comunicazione? Un sincero democratico
che insulta i giornalisti (sgraditi)
Segnatevi questo nome:
Francesco Nicodemo. E’ il più grande
autogol di Matteo Renzi (come se
non bastasse Faraone). Questa grandinata di tweet l’ha scritta lui: il nuovo responsabile della comunicazione
scelto da Renzi, che pure di comunicazione si intende. Si ignorano i meriti
comunicativi di Nicodemo,
uno dei
12 apostoli del nuovo Pd, a meno che per Renzi non sia da ritenersi un talento
invidiabile quello di insultare e dileggiare tutti quei giornalisti che osano
criticare Renzi.
Lasciamo stare la
tenerezza che suscita un 35enne che
passa buona parte della sua vita su
Twitter (leggi
qui i suoi tweet) a difendere il suo Dio, come neanche un bimbominkia di Justin Bieber.
Lasciamo stare la fisiognomica (non sarebbe elegante). E lasciamo stare anche
la capacità dialettica, un mix di balbettii e tentennamenti esilaranti (nei
momenti tristi, andate a sbirciarlo su Youtube: vi tornerà il buonumore).
Ammiriamo piuttosto l’idea di giornalismo libero del simpatico democratico
Nicodemo. Cogliamo da fior fiore e ascoltiamolo. Prendete nota e diffondete: di
un fenomeno così va certo diffuso il verbo.
“Ah ci sta anche l’ex
della Parietti #culissimo” (1 marzo 2012). “Travaglio l’altra sera è stato
vergognoso” (3 marzo 2012). “Ma questo Scanzi che mestiere fa? Il giornalista?
O il tifoso hooligan di Grillo?” (6 settembre 2012). “Santoro definitivamente
verso la pensione” (25 ottobre 2012). “Fatto Quotidiano. Stiamo al pavlovismo
grillino” (2 dicembre 2012). “Scanzi te lo dico adesso. Abbiamo già vinto, così
evitiamo la fiera delle tue banalità” (2 dicembre 2012. Di lì a poco, lui – ma
più che altro Renzi, perché Nicodemo non lo voterebbe neanche Nicodemo –
avrebbe non-vinto le Primarie). “Forse ci siamo liberati del finto giornalismo
di Santoro e di Travaglio” (10 gennaio 2013). “Travaglio è più mansueto di un
gatto castrato” (10 gennaio 2013). “Travaglio
ha fatto cilecca, può capitare quando desideri qualcuno da troppo tempo”
(10 gennaio 2013: qui, gliene va dato atto, parlava probabilmente con cognizione
di causa). “Travaglio senza Berlusconi
non è più lui, sta triste depresso, chiamate Isabella Ferrari” (7 marzo
2013). “Ogni volta che vedo Travaglio, rivedo la sua faccia da bimbo frignante
quando Berlusconi puliva la sedia con il fazzoletto” (7 marzo 2013). “Ciao sono il glaucopide Andrea Scanzi e il
pregiudizio non so manco cos’è” (26 marzo 2013). “L’attacco feroce di
fascio Travaglio” (6 aprile 2013). “Tra Fassina e Travaglio per me è come
guardare Juve-Milan, tifi per l’arbitro” (6 aprile 2013). “Che vergogna questo
Santoro” (2 maggio 2013). “Non so se
schifo di più Santanché o Travaglio” (16 maggio 2013). “Hanno i metodi alla
Travaglio, allergici alle critiche e alle ironie di cui fanno largamente uso.
La setta dei numeri primi” (8 luglio 2013. Qui faceva autocritica, ma non lo
sapeva: la setta dei numeri terzi, e neanche secondi). “Ve lo meritate Beppe
Grillo che va da Napolitano. Come vi siete meritati Di Pietro e Travaglio. Siete sempre quelli delle monetine a Craxi”
(10 luglio 2013). “Travaglio non ne azzecca una” (17 luglio 2013). “Tifare per
Gasparri ogni volta che c’è un dibattito tra lui e Scanzi” (1 agosto 2013).
“Raramente ho letto qualcosa di più omofobo dell’editoriale odierno di
Travaglio” (25 agosto 2013).
“Povera Sofia Ventura (politologa renziana, NdA), ieri in
una trasmissione ridicola tra Gomez e Belpietro” (31 agosto 2013). “Ma Travaglio si pitta i capelli?” (11
settembre 2013. L’analisi politica più acuta di Nicodemo. Infatti poi si è
riposato). “Padellaro ridicolo che giustifica Grillo. RIDICOLO” (2 dicembre
2013). “Ma quanto è cafonal il taglio di Scanzi? Ma quanto?” (2 dicembre 2013.
Ci ha proprio una fissa per i capelli. Forse perché li sta perdendo. Ops).
“Andrea Scanzi è veramente un disperato” (5 dicembre 2013). “Andrea Scanzi è un povero patetico” (6
dicembre 2013). Ed è solo una piccola parte di ciò che ha scritto. Le
carinerie, peraltro, riguardano anche i compagni di partito. Per esempio Gianni Cuperlo. Ascoltiamo ancora il
garbato e per nulla grafomane Nicodemo: “Cuperlo che accusa Renzi sulle riforme
Fornero che ha votato. Doppiezza comunista. Nulla da dire (..) Cuperlo è
incredibile. Chi sta con lui ha creato questo congresso a tre velocità in cui era
inevitabile la crescita delle tessere. Ipocrita (..) Facciamo così Cuperlo, quando ti sei vergognato abbastanza per
Crisafulli, poi ci dai lezioni in merito. Ok? (..) Con l’intervista di ieri
@matteorenzi opziona gli elettori di Cuperlo. Per prendersi quelli ciwatiani,
pronto l’uso dei meme con gattini (..) E
con questa foto Cuperlo perde altri 5punti percentuali. Poraccio”.
Nello screenshot
(adesso proverà a cancellare i tweet: troppo tardi, Statista) potete leggerne
molti altri. Ed è uno screenshot parziale. Ci
sono anche degli articoli nascosti, ma che si possono trovare qui e qui.
La cosa buffa è che né
Travaglio, né Padellaro, né io abbiamo mai visto o parlato o scritto a
Nicodemo. L’insigne statista ha sempre fatto tutto da solo. Più non riceveva
risposte e più insisteva nell’insulto, talora sobillato da giornalisti vari e
talora presunti. Uno stalking denigratorio quasi tenero nella sua componente ossessivo-compulsiva, come
se Travaglio gli avesse rubato la merenda (delle molte che pare aver mangiato)
da piccolo. Verrebbe da sorridere, come si sorride per i tanti insulti che ogni
giorno chiunque riceve, ancor più se un po’ noto. Ma qua c’è poco da ridere, perché Nicodemo
non è più una figura qualsiasi.
Il problema è che
adesso questo simpatico statista dal
fiero crine stempiato (e forse “pittato”, cit) è diventato addirittura il responsabile della comunicazione del più grande
partito del Pd. Un aspetto inquietante, oltre che caricaturale, perché
Nicodemo rappresenta ora (va be’) la comunicazione del Pd e la tolleranza
(anche) alla critica. Questi tweet
testimoniano un’idea squadrista e fascista (cit) di informazione. Una roba
tipo: “O stai con me, o ti prendo per il
culo, ti attacco e ti diffamo”. Un’idea da Minculpop 2.0 che Renzi non può
avallare. E che invece, al momento, avalla. In gergo gggiovane, il suo errore
si chiama “epic fail”. Se Renzi sceglie
Nicodemo, dice implicitamente che criticare il (suo) Pd è vietato e che la
sua idea di informazione è illiberale, vendicativa e settaria. In confronto
Chiara Geloni, che mai si è permessa una tale foga diffamatoria, era la
paladina delle libertà.
Renzi ha delegato l’informazione del nuovo Pd a un
dileggiatore seriale. Deve correre
immediatamente ai ripari, rimuovendo Nicodemo da quel ruolo. Tenerlo lì
nonostante questi insulti, e questa concezione curvaiola e rancorosa di
“giornalismo”, equivarrebbe ad avallare quei toni (spiace scriverlo) da
squadrista piccato. Mettere Nicodemo alla comunicazione è come piazzare
Borghezio all’immigrazione o Gasparri alla Cultura. E’ questo il “cambiamento”
che piace a Renzi? Un membro della segreteria che passa tutta la giornata a
ridicolizzare i giornalisti “infedeli”? Ve lo immaginate un Pd con Nicodemo che gestisce i rapporti con la stampa?
Interviste pilotate, giornalisti embedded privilegiati, faccia a faccia gestiti
da cronisti amici e pass-stampa concessi solo ai simil-Minzolini in quota
renziana. Il peggio del peggio della vecchia politica: altro che rottamazione.
Confidiamo che Renzi rimuova (anzi rottami) Nicodemo, chieda scusa e lo
sostituisca con una delle tante brave persone che lo supportano. E confidiamo,
come il Fatto Quotidiano ma più in generale (si spera) come stampa tutta
concepita, che ciò avvenga quanto prima.
E’ poi auspicabile
che, così come tutti i giornali hanno
(giustamente) attaccato Beppe Grillo per
la messa
alla gogna della
cronista Oppo de L’Unità, facciano
ora lo stesso con Nicodemo (e Renzi) per
questa sbornia sgradevolissima di volgarità tragicomica e permalosa. Ve lo
immaginate se queste parole le avesse
scritte il responsabile di
Ingroia, di Di Pietro, o magari un Di Maio o un Morra? O un berlusconiano qualsiasi?
Si sarebbero stracciati tutti le vesti. Non vorremmo che, di fronte a un
protetto di Renzi, la “solidarietà” per i giornalisti insultati e messi alla
gogna venisse meno, come se esistesse un’indignazione di serie A (delle larghe
intese) e una di serie B.
Se Nicodemo resta al
suo posto, vuol dire che il Pd di Renzi tollera unicamente la stampa che rema
in suo favore. Vuol dire che Renzi avalla quella denigrazione e quegli insulti.
Se Nicodemo resta al suo posto, vuol dire che il Pd di Renzi è prossimo al
fascismo come concezione della libertà di stampa. E certo non lo è. Renzi vuole
dimostrare di essere diverso da D’Alema o Berlusconi, che i giornalisti li
hanno sempre trattati maluccio. Bene: dimostri di essere diverso. Non però nel
senso che è addirittura peggio di loro, al punto da scegliere un “tifoso
hooligan” (cit) come bodyguard anti-giornalisti.
P.S. A nome di tutta
la redazione del Fatto Quotidiano, ringraziamo il democratico Francesco
Nicodemo per l’attenzione, la stima, l’affetto e l’eleganza.
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