venerdì 20 dicembre 2013

Siria, il piano per distruggere le armi chimiche


Il 18 dicembre l’Organizzazione per la proibizione di armi chimiche (Opac), ha reso noti i dettagli del piano per distruggere l’arsenale chimico siriano fuori dal paese. Il piano è stato presentato al consiglio esecutivo dell’Opac, costituito da 41 stati, il 17 dicembre.

Le operazioni, che hanno lo scopo di smaltire circa 1.300 tonnellate di materiale, prevedono la partecipazione di diversi paesi e la distruzione delle sostanze chimiche a bordo di una nave, dato che trasferire il materiale in un altro paese e eliminarlo lì è troppo rischioso.

Gli agenti chimici più pericolosi (circa cinquecento tonnellate) saranno prelevati da dodici siti sparsi in Siria e trasferiti nel porto di Lattakia, il più grande del paese, da veicoli blindati russi con la sorveglianza satellitare statunitense e l’assistenza cinese e finlandese. Danimarca e Norvegia hanno messo a disposizione navi cargo per trasportare il materiale dal porto siriano a uno italiano (non è stato ancora precisato quale). Da lì le sostanze saranno caricate sulla Cape Ray, un’imbarcazione statunitense, e portate in acque internazionali per essere neutralizzate attraverso idrolisi.


Entro il marzo del 2014 questi agenti chimici più pericolosi dovranno essere distrutti. Per l’eliminazione delle altre sostanze meno tossiche, affidata invece a imprese private, il termine fissato è giugno del 2014.

Le pressioni internazionali. Il piano è stato fortemente voluto dopo l’attacco chimico che ad agosto ha ucciso centinaia di persone vicino a Damasco. Gli Stati Uniti e altri paesi hanno accusato il presidente siriano Bashar al Assad di essere il mandante di quella strage. Assad, che non ha mai ammesso la sua responsabilità, ha accettato di consegnare il suo arsenale chimico a settembre. L’Opac ha dichiarato che la Siria non è più in grado di produrre armi chimiche da ottobre, quando ha smantellato i macchinari e le attrezzature necessari per realizzarle.

È la prima volta che l’Opac, vincitrice del Nobel per la pace nel 2013, supervisiona un piano di disarmo chimico che riguarda uno stato ancora in guerra.


Il direttore generale dell’organizzazione, Ahmet Üzümcü, ha dichiarato che finora sono stati stanziati quasi 14 milioni di dollari per coprire i costi dell’operazione, ma i costi rischiano di essere molto più alti. Il Giappone si è offerto di donare una cifra quasi equivalente, mentre altri fondi (750mila dollari in totale) potrebbero venire da Finlandia e Corea del Sud.

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