Ho delle
“difficoltà”, talvolta, a capire Scanzi. Ovviamente, ciò non costituisce un
problema. Non è obbligatorio capire sempre e capirsi sempre.
Ciò che mi “sfugge”
è come si possa pensare di non votare Matteo Renzi perché “è un democristiano nientalista.
Un venditore di Best Company, più che di fumo” e nel contempo: “ma è un politico che rispetto”.
Come si fa a
rispettare un politico considerato democristiano nientalista? Boh…
Oddio. Stai a vedere
che l’etichettatura “democristiano nientalista” non è poi così poco lusinghiera
come pare.
La mia sensazione è
che Renzi potrebbe fare più di ciò che i suoi slogans lascino ipotizzare (ciòè
farà più del niente) ma farà meno di
ciò che un politico di centro-sinistra dovrebbe fare per questo paese. Non solo
per colpa sua, probabilmente.
Vale a dire: non riuscirà
a proporre un modello alternativo a quello del berlusconismo. Se lo facesse,
passerebbe alla Storia. Come Berlusconi, del resto. Ma per motivi opposti.
Attendo di essere
smentita perché l’Italia non si può permettere un Pd come quello che si è visto
da anni a questa parte.
Al paese serve un
partito-movimento di centro sinistra che prenda il meglio delle esperienze
socialdemocratiche nord europee e le corregga, le modifichi, per applicarle alla
società italiana. Praticamente….quasi un miracolo..
I miei complimenti e
auguri allo sloganista Renzi. Il difficile comincia ora. Ma è tenace e determinato.
Due qualità non da poco che, però, non serviranno a niente se la sua squadra sarà fatta di nullisti. Quelli che ai talk show politici a domande precise “ma la Cancellieri si deve dimettere?”
rispondono da democristiani: “non sta a
me decidere” . Ogni riferimento alla renziana Simona Bonafè non è puramente casuale.
da: Il
Fatto Quotidiano
Renzi,
stupiscici
di Andrea Scanzi
Le primarie del Pd
sono una buona notizia. Ridicolizzarle come fa Grillo (o Yoko Ono Casaleggio),
dando implicitamente dei “babbei” a chi ha speso due euro
per esprimere la sua
preferenza, è assai mesto. Nonché sgradevole. Sono una buona notizia (e lo
scrive uno che volutamente non ci è andato, e se ci fosse andato avrebbe votato
Civati) per l’affluenza, anzitutto: quando tre milioni di italiani vanno a
votare, nonostante i disastri che ha fatto e fa il Pd, significa che la
partecipazione è ancora così alta da apparire quasi stoica. Uno stoicismo che
confina talora con il masochismo, ma sempre meglio partecipare ancora che
sventolare bandiera bianca.
L’esito delle
Primarie, ovviamente, era scontato. Quando scrissi più volte che Pippo Civati
non aveva chanches, e certo non lo scrissi con gioia, molti ebbero pure il
coraggio di insultarmi: era cosa ovvia. Il suo risultato (si può dire?
Abbastanza deludente) dimostra peraltro come i giochini dei trending topic tipo
#vincecivati su Twitter non contino una mazza. Ieri era “piazze piene urne
vuote”, oggi “Twitter pieno urna vuota” (o auditel vuoto, altrimenti Virus o
Masterpiece farebbero il 47% di share). Civati è un bravo ragazzo e una persona
colta, ma nel Pd conta come il due di quadri quando briscola è cuori: vada
altrove, abbia coraggio e non si accontenti di fare la ruota di scorta di lusso
e ben pettinata del Partito (com’è una ruota di scorta ben pettinata? Boh. E’
venuta così).
Gianni Cuperlo è stato demolito, e anche questo era ovvio. Era il primo a saperlo e forse sperarlo. Mi spiace per lui, che è brava persona, ma non mi spiace per l’apparato dalemiano, che ha fatto più danni della grandine e deve andare in pensione. Per sempre.
Resta Matteo Renzi, lo stravincitore annunciato. E qui ci si aspetterebbe che io partissi in una demolizione del neo-segretario. Perché mai? Renzi è un furbino, un demitiano, un marchionniano, un forneriano: uno yuppie a metà tra Jerry Calà e Jovanotti. Un boyscout paninaro folgorato sulla via dei Righeira e delle merendine. Uno che ama gli inceneritori e pure l’acqua privata. L’espressione di un rinnovamento quieto, abbastanza ‘paraculo’ e fatalmente disinnescato.
Ma non è certo un incubo (anti)democratico come Berlusconi. Ne condivide molte idee, e sarebbe stato perfetto come leader del centrodestra (infatti è amato da Lele Mora come da Briatore), ma è una figura politica da contestare per le sue idee: non per la sua fedina penale, che pure non è esattamente intonsa (una condanna ce l’ha pure lui, in primo grado: danno erariale per l’inquadramento contrattuale di alcuni dipendenti assunti a tempo determinato. Tradotto un po’ brutalmente, vuol dire più o meno assunzioni clientelari).
Devo anche ringraziarlo, perché nel suo discorso di vittoria ha saccheggiato a piene mani – come ha già notato la Rete – il mio libro Non è tempo per noi (esempio tra i tanti: “Ora tocca a noi che dopo la morte di Falcone e Borsellino ci siamo iscritti a Giurisprudenza”. Se non altro, Matteo è un buon lettore e sa scegliere gli autori giusti. E magari si è vendicato del mio post birbo sulla sua foto estatica con il noto statista di sinistra Ciriaco De Mita. Uno a uno, palla a Rignano sull’Arno).
Renzi ha promesso molte cose e per lui adesso comincia il difficile: è più semplice fare il Premier che il segretario del Pd, circondato come è (e sarà) da vecchi lupi di mare che non vedono l’ora di sfruttarlo e disinnescarlo. Come farà con De Luca accanto, con Franceschini, con Latorre? Purtroppo per lui, sarà assai complicato. Non l’ho votato e non lo voterò, perché è un democristiano nientalista. Un venditore di Best Company, più che di fumo. Ma è un politico che rispetto, e che sarà divertente osservare, analizzare, plaudire (spero) e criticare (temo).
Sono molto curioso di vederlo all’opera su scala nazionale. Se saprà ricostruire (in meglio: in peggio è dura) il Pd, sarò il primo a esserne felice. Con Renzi arriva ufficialmente la generazione dei quarantenni in politica. La nuova segreteria Pd ne è piena. Cosa sapranno/sapremo fare? Boh. Alfano non farà nulla, se non perdere. E chi se ne frega. Molti 5 Stelle stanno crescendo, e la loro idea di cambiamento radicale è ambiziosa e meritevole di attenzione. Renzi ha promesso la luna, e staremo a vedere. Ha già un banco di prova decisivo: il governo Letta. Ha detto che con lui certi dirigenti non avranno più spazio e che non sarà più tempo di inciuci.
Bene, ci stupisca: abbia il coraggio di far cadere questo governicchio patetico. Abbia il coraggio di mettere in discussione Re Giorgio Napolitano (già terrorizzato dall’entità numerica del successo renziano). Acceleri per una legge elettorale, e poi via al voto. Al più presto, affinché la sempiterna Casta non sfrutti la decisione della Consulta sul Porcellum per blindarsi ancora di più nelle stanze dei bottoni. Adesso dipende da lui: o sarà in grado di stupire positivamente, o si limiterà a essere uno dei tanti a cui chiedere “facce Tarzan”. Nel frattempo, complimenti per la vittoria e in bocca al lupo: a lui, ma più che altro al paese. Cioè a noi.
Gianni Cuperlo è stato demolito, e anche questo era ovvio. Era il primo a saperlo e forse sperarlo. Mi spiace per lui, che è brava persona, ma non mi spiace per l’apparato dalemiano, che ha fatto più danni della grandine e deve andare in pensione. Per sempre.
Resta Matteo Renzi, lo stravincitore annunciato. E qui ci si aspetterebbe che io partissi in una demolizione del neo-segretario. Perché mai? Renzi è un furbino, un demitiano, un marchionniano, un forneriano: uno yuppie a metà tra Jerry Calà e Jovanotti. Un boyscout paninaro folgorato sulla via dei Righeira e delle merendine. Uno che ama gli inceneritori e pure l’acqua privata. L’espressione di un rinnovamento quieto, abbastanza ‘paraculo’ e fatalmente disinnescato.
Ma non è certo un incubo (anti)democratico come Berlusconi. Ne condivide molte idee, e sarebbe stato perfetto come leader del centrodestra (infatti è amato da Lele Mora come da Briatore), ma è una figura politica da contestare per le sue idee: non per la sua fedina penale, che pure non è esattamente intonsa (una condanna ce l’ha pure lui, in primo grado: danno erariale per l’inquadramento contrattuale di alcuni dipendenti assunti a tempo determinato. Tradotto un po’ brutalmente, vuol dire più o meno assunzioni clientelari).
Devo anche ringraziarlo, perché nel suo discorso di vittoria ha saccheggiato a piene mani – come ha già notato la Rete – il mio libro Non è tempo per noi (esempio tra i tanti: “Ora tocca a noi che dopo la morte di Falcone e Borsellino ci siamo iscritti a Giurisprudenza”. Se non altro, Matteo è un buon lettore e sa scegliere gli autori giusti. E magari si è vendicato del mio post birbo sulla sua foto estatica con il noto statista di sinistra Ciriaco De Mita. Uno a uno, palla a Rignano sull’Arno).
Renzi ha promesso molte cose e per lui adesso comincia il difficile: è più semplice fare il Premier che il segretario del Pd, circondato come è (e sarà) da vecchi lupi di mare che non vedono l’ora di sfruttarlo e disinnescarlo. Come farà con De Luca accanto, con Franceschini, con Latorre? Purtroppo per lui, sarà assai complicato. Non l’ho votato e non lo voterò, perché è un democristiano nientalista. Un venditore di Best Company, più che di fumo. Ma è un politico che rispetto, e che sarà divertente osservare, analizzare, plaudire (spero) e criticare (temo).
Sono molto curioso di vederlo all’opera su scala nazionale. Se saprà ricostruire (in meglio: in peggio è dura) il Pd, sarò il primo a esserne felice. Con Renzi arriva ufficialmente la generazione dei quarantenni in politica. La nuova segreteria Pd ne è piena. Cosa sapranno/sapremo fare? Boh. Alfano non farà nulla, se non perdere. E chi se ne frega. Molti 5 Stelle stanno crescendo, e la loro idea di cambiamento radicale è ambiziosa e meritevole di attenzione. Renzi ha promesso la luna, e staremo a vedere. Ha già un banco di prova decisivo: il governo Letta. Ha detto che con lui certi dirigenti non avranno più spazio e che non sarà più tempo di inciuci.
Bene, ci stupisca: abbia il coraggio di far cadere questo governicchio patetico. Abbia il coraggio di mettere in discussione Re Giorgio Napolitano (già terrorizzato dall’entità numerica del successo renziano). Acceleri per una legge elettorale, e poi via al voto. Al più presto, affinché la sempiterna Casta non sfrutti la decisione della Consulta sul Porcellum per blindarsi ancora di più nelle stanze dei bottoni. Adesso dipende da lui: o sarà in grado di stupire positivamente, o si limiterà a essere uno dei tanti a cui chiedere “facce Tarzan”. Nel frattempo, complimenti per la vittoria e in bocca al lupo: a lui, ma più che altro al paese. Cioè a noi.
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