Mi stupisce che Bruno Tinti, osservatore
acuto e capace di ragionare, addossi la responsabilità della miseria economica
del paese alla sola evasione fiscale. Ritengo che l’Italia sia una democrazia (?!)
fondata sull’evasione fiscale, quindi: non mi sogno minimamente di ridurre gli
effetti devastanti di questa consolidata pratica sociale.
Osservo però, che qualora l’evasione fiscale si riducesse
notevolmente e vi fossero maggiori risorse a disposizione, con una classe politica che perpetra il ladrocinio
permanente e che – dalla prima alla
seconda repubblica – è stata incapace di gestire progettualmente questo paese
capendo esigenze e priorità e provvedendo con soluzioni, la situazione non cambierebbe
sostanzialmente. Perché se i costi della politica si gonfiano per ladrocinio e
inefficienze, se non sai gestire le risorse, crei il dissesto dello Stato.
Questo paese è culturalmente e socialmente in crisi.
Le responsabilità sono della classe
politica disonesta, della classe
politica incapace, dell’evasione fiscale e dell’industria mafiosa, molto più efficiente ed
efficace delle istituzioni italiane. E sono di quegli amici che descrive Tinti nel suo articolo. Esempio palese di modello del berlusconismo.
da: Il
Fatto Quotidiano
Con B&C non si può
ragionare: mentono sapendo di mentire. Quelli più intelligenti elaborano le
bugie e quelli più stupidi le ripetono. Anche con i grillini non si può
ragionare: sono incazzati, il che non è colpa loro, ne hanno tutte le
ragioni;
ma sono anche rozzi e disinformati, culturalmente inadeguati. Già così, il
risultato è che milioni di cittadini lavorano per la distruzione traumatica
dello Stato. B&C ossessivamente incompatibili con il controllo di legalità.
E i grillini e i loro violenti compagni di strada (forconi e altri fascisti),
trasferendo la loro rabbia dalle persone alle istituzioni, alla ricerca di una
miracolosa palingenesi.
Questo esercito sta
arruolando nuove reclute: imprenditori,
commercianti, artigiani, professionisti; tutta gente che “non ce la fa
più”. Che è vero: fino a qualche anno fa
godevano di un reddito superiore alla media, composto per il 70 per cento, dai ricavi del loro lavoro e, per il 30 per cento, dal frutto di un’evasione
fiscale sistematica. Con la crisi, i ricavi da lavoro si sono
ridotti del 50 per cento. E la lotta
all’evasione minaccia di sottrargli
quel 30 illecito ma consueto. La loro situazione economica è precipitata. E
stanno cercando alleati.
Non mi sarei reso
conto di questo se non mi fossi trovato a commentare con alcuni amici (borghesi
benestanti, conservatori illuminati) i disordini di Torino, i blocchi stradali
e i poliziotti che si levano i caschi. All’inizio tutti abbiamo espresso
preoccupazione per la violenza della manifestazione; e io ho segnalato come
particolarmente inquietante il gesto dei poliziotti, obiettivo segnale di
condivisione della protesta. “È vero – mi hanno detto – questo dimostra a che
punto siamo arrivati. Non se ne può più; c’è un clima, una pressione che non
sono più tollerabili”. Qualcosa nel tono, nell’enfasi, mi ha fatto sospettare
che i miei amici e io non stavamo raggiungendo le stesse conclusioni.
Il seguito del
discorso mi ha levato ogni dubbio. “Ti
rendi conto che nessuno si compra una macchina nuova? E che, se proprio la
vecchia cade a pezzi, altro che Porsche o Mercedes, al massimo un’utilitaria da
10.000 euro. Appena sali un po’, subito l’accertamento”. “Bè sì; ma ti
difenderai, contabilità, bilanci, lo sai come si fa”. Il che, per la verità era
un’argomentazione un po’ fasulla, un contenzioso tributario non si sa mai bene
come va a finire.
Ma quello che mi ha
colpito è stato l’intervento di un altro. “Ma insomma, non se ne può più. Io ho aperto un locale. Avevo ereditato un po’ di soldi e li ho
investiti. Mi hanno fatto l’accertamento
e ho dovuto dargli il testamento, l’accettazione dell’eredità, le mie
dichiarazioni dei redditi degli anni precedenti e un sacco di altri documenti”.
Commenti disgustati di tutti gli altri. “C’è un clima insopportabile, così non
si può andare avanti”. “Ma scusa – gli ho chiesto – come è finita?” “Bè, non è
successo niente, hanno archiviato”. “Vuoi dire che ti hanno dato ragione?” “Sì.
Ma sai quanto ho dovuto penare per raccogliere tutti i documenti. E poi la
perdita di tempo, l’ansia, la violazione della privacy”.
Ho cominciato a spiegare. C’è un’evasione fiscale da 130
miliardi l’anno (probabilmente di
più). Recuperassimo questi soldi, potremmo diminuire il carico fiscale sulle
imprese, aumentare le pensioni, finanziare la spesa pubblica, insomma
incrementare i consumi e favorire la ripresa. Quindi la lotta all’evasione è
necessaria. E dove si può fare? Certo non su lavoratori dipendenti e
pensionati: quelli non possono evadere. Resta la gente come te. Sono venuti a controllare, hanno trovato
tutto in regola e se ne sono andati. Tu
sei la prova che il sistema funziona. Di che ti lamenti? Ti fossi comprato
la Porsche (da lì eravamo partiti) sarebbe stato lo stesso.
Non c’è stato niente da fare. Come quell’esercito con cui
simpatizzavano, erano incapaci di ragionare. Non ho ottenuto risposte coerenti nemmeno quando gli ho detto: “Ma
vi rendete conto che non vi state lamentando di un accertamento sbagliato ma di
una verifica? Che, in realtà, semplicemente non volete essere controllati?”. Il
clima, la preoccupazione, l’eccessiva pressione fiscale, tutti venduti, andate
a prendere i veri evasori. Non solo irragionevoli: anche rabbiosi. Ho
rinunciato e ho ricominciato a parlare di automobili.
Però siamo nei guai. Non solo perché milioni di persone a un certo punto
voteranno. E, se si impadroniscono
del Parlamento, nessuno ci salverà da un nuovo fascismo. Ma soprattutto
perché, pensandoci bene, almeno su qualche cosa hanno le idee chiare. Colpevoli
sono i politici; e possiamo anche essere d’accordo. Ma com’è che a nessuno di questi Masaniello da strapazzo viene in mente
che i veri responsabili della miseria economica
dell’Italia (da cui, a cascata, deriva ogni altro problema) sono gli
evasori fiscali?
Perché non protestano
(con il loro tipico stile, mi starebbe bene) affinché siano scoperti,
arrestati, obbligati a restituire il maltolto? Perché non si fanno due conti
elementari, tipo: 130 miliardi all’anno, tra soldi recuperati e investimenti
con conseguente crescita, in 3 o 4 anni siamo a posto? C’è una sola risposta:
questi protestano ognuno per sé, meno tasse, più salario. Non solo non gli
interessa come fare tutto questo; soprattutto che non gli si chieda di
collaborare.
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