giovedì 12 dicembre 2013

Bruno Tinti: “Tutti i Masaniello da strapazzo”

Mi stupisce che Bruno Tinti, osservatore acuto e capace di ragionare, addossi la responsabilità della miseria economica del paese alla sola evasione fiscale. Ritengo che l’Italia sia una democrazia (?!) fondata sull’evasione fiscale, quindi: non mi sogno minimamente di ridurre gli effetti devastanti di questa consolidata pratica sociale.
Osservo però, che qualora l’evasione fiscale si riducesse notevolmente e vi fossero maggiori risorse a disposizione, con una classe politica che perpetra il ladrocinio permanente e che – dalla prima alla seconda repubblica – è stata incapace di gestire progettualmente questo paese capendo esigenze e priorità e provvedendo con soluzioni, la situazione non cambierebbe sostanzialmente. Perché se i costi della politica si gonfiano per ladrocinio e inefficienze, se non sai gestire le risorse, crei il dissesto dello Stato.
Questo paese è culturalmente e socialmente in crisi. Le responsabilità sono della classe politica disonesta, della classe politica incapace, dell’evasione fiscale e dell’industria mafiosa, molto più efficiente ed efficace delle istituzioni italiane. E sono di quegli amici che descrive Tinti nel suo articolo. Esempio palese di modello del berlusconismo.


da: Il Fatto Quotidiano

Con B&C non si può ragionare: mentono sapendo di mentire. Quelli più intelligenti elaborano le bugie e quelli più stupidi le ripetono. Anche con i grillini non si può ragionare: sono incazzati, il che non è colpa loro, ne hanno tutte le
ragioni; ma sono anche rozzi e disinformati, culturalmente inadeguati. Già così, il risultato è che milioni di cittadini lavorano per la distruzione traumatica dello Stato. B&C ossessivamente incompatibili con il controllo di legalità. E i grillini e i loro violenti compagni di strada (forconi e altri fascisti), trasferendo la loro rabbia dalle persone alle istituzioni, alla ricerca di una miracolosa palingenesi.

Questo esercito sta arruolando nuove reclute: imprenditori, commercianti, artigiani, professionisti; tutta gente che “non ce la fa più”. Che è vero: fino a qualche anno fa godevano di un reddito superiore alla media, composto per il 70 per cento, dai ricavi del loro lavoro e, per il 30 per cento, dal frutto di un’evasione fiscale sistematica. Con la crisi, i ricavi da lavoro si sono ridotti del 50 per cento. E la lotta all’evasione minaccia di sottrargli quel 30 illecito ma consueto. La loro situazione economica è precipitata. E stanno cercando alleati.

Non mi sarei reso conto di questo se non mi fossi trovato a commentare con alcuni amici (borghesi benestanti, conservatori illuminati) i disordini di Torino, i blocchi stradali e i poliziotti che si levano i caschi. All’inizio tutti abbiamo espresso preoccupazione per la violenza della manifestazione; e io ho segnalato come particolarmente inquietante il gesto dei poliziotti, obiettivo segnale di condivisione della protesta. “È vero – mi hanno detto – questo dimostra a che punto siamo arrivati. Non se ne può più; c’è un clima, una pressione che non sono più tollerabili”. Qualcosa nel tono, nell’enfasi, mi ha fatto sospettare che i miei amici e io non stavamo raggiungendo le stesse conclusioni.

Il seguito del discorso mi ha levato ogni dubbio. “Ti rendi conto che nessuno si compra una macchina nuova? E che, se proprio la vecchia cade a pezzi, altro che Porsche o Mercedes, al massimo un’utilitaria da 10.000 euro. Appena sali un po’, subito l’accertamento”. “Bè sì; ma ti difenderai, contabilità, bilanci, lo sai come si fa”. Il che, per la verità era un’argomentazione un po’ fasulla, un contenzioso tributario non si sa mai bene come va a finire.

Ma quello che mi ha colpito è stato l’intervento di un altro. “Ma insomma, non se ne può più. Io ho aperto un locale. Avevo ereditato un po’ di soldi e li ho investiti. Mi hanno fatto l’accertamento e ho dovuto dargli il testamento, l’accettazione dell’eredità, le mie dichiarazioni dei redditi degli anni precedenti e un sacco di altri documenti”. Commenti disgustati di tutti gli altri. “C’è un clima insopportabile, così non si può andare avanti”. “Ma scusa – gli ho chiesto – come è finita?” “Bè, non è successo niente, hanno archiviato”. “Vuoi dire che ti hanno dato ragione?” “Sì. Ma sai quanto ho dovuto penare per raccogliere tutti i documenti. E poi la perdita di tempo, l’ansia, la violazione della privacy”.

Ho cominciato a spiegare. C’è un’evasione fiscale da 130 miliardi l’anno (probabilmente di più). Recuperassimo questi soldi, potremmo diminuire il carico fiscale sulle imprese, aumentare le pensioni, finanziare la spesa pubblica, insomma incrementare i consumi e favorire la ripresa. Quindi la lotta all’evasione è necessaria. E dove si può fare? Certo non su lavoratori dipendenti e pensionati: quelli non possono evadere. Resta la gente come te. Sono venuti a controllare, hanno trovato tutto in regola e se ne sono andati. Tu sei la prova che il sistema funziona. Di che ti lamenti? Ti fossi comprato la Porsche (da lì eravamo partiti) sarebbe stato lo stesso.

Non c’è stato niente da fare. Come quell’esercito con cui simpatizzavano, erano incapaci di ragionare. Non ho ottenuto risposte coerenti nemmeno quando gli ho detto: “Ma vi rendete conto che non vi state lamentando di un accertamento sbagliato ma di una verifica? Che, in realtà, semplicemente non volete essere controllati?”. Il clima, la preoccupazione, l’eccessiva pressione fiscale, tutti venduti, andate a prendere i veri evasori. Non solo irragionevoli: anche rabbiosi. Ho rinunciato e ho ricominciato a parlare di automobili.

Però siamo nei guai. Non solo perché milioni di persone a un certo punto voteranno. E, se si impadroniscono del Parlamento, nessuno ci salverà da un nuovo fascismo. Ma soprattutto perché, pensandoci bene, almeno su qualche cosa hanno le idee chiare. Colpevoli sono i politici; e possiamo anche essere d’accordo. Ma com’è che a nessuno di questi Masaniello da strapazzo viene in mente che i veri responsabili della miseria economica dell’Italia (da cui, a cascata, deriva ogni altro problema) sono gli evasori fiscali?

Perché non protestano (con il loro tipico stile, mi starebbe bene) affinché siano scoperti, arrestati, obbligati a restituire il maltolto? Perché non si fanno due conti elementari, tipo: 130 miliardi all’anno, tra soldi recuperati e investimenti con conseguente crescita, in 3 o 4 anni siamo a posto? C’è una sola risposta: questi protestano ognuno per sé, meno tasse, più salario. Non solo non gli interessa come fare tutto questo; soprattutto che non gli si chieda di collaborare.

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