da: Il Fatto Quotidiano
L’abbiamo sempre scritto, e lo ribadiamo
anche a Grillo come a tutti: nelle democrazie vere sono i giornalisti a dover
criticare (quando lo meritano) i leader politici, e non viceversa. Anche quando
i giornalisti meritano una critica – il che accade spesso, soprattutto in Italia
– i leader politici dovrebbero astenersi dall’attaccarli pubblicamente. Meglio
farebbero a rispondere nel merito alle critiche e, se si sentono diffamati, a
querelarli con ampia facoltà di prova. Se il blog di Grillo voleva rilanciare
la sacrosanta battaglia dei 5Stelle contro i finanziamenti pubblici ai giornali
(di partito e non), poteva farlo senza personalizzarla contro una singola
giornalista, Maria Novella Oppo, dandole della “mantenuta da 40 anni” e
minacciando di costringerla a “trovarsi un lavoro”. E se voleva smentire le sue
offensive falsità sui parlamentari di M5S (“dimostrano di non saper fare e di
non aver fatto niente per il popolo italiano… piccoli fan divenuti per miracolo
parlamentari e tenuti al guinzaglio”) poteva elencare le attività fin qui
svolte dagli eletti pentastellati. Dunque Maria Novella ha la nostra piena
solidarietà per l’attacco del blog e, soprattutto, per la consueta gragnuola di
volgari insulti che ne è seguita sul web.
Invece non c’è nulla di scandaloso, o di
illecito, o di fascista, o di squadrista
nell’invito agl’internauti a
“segnalare” gli articoli diffamatori che escono ogni giorno sulla stampa
nazionale per una nuova rubrica “Giornalista del giorno”. Se nascesse una
rassegna stampa ragionata, con smentite incorporate, di ciò che di falso
riescono (e sono già riusciti) a vomitare i giornali e le tv di regime contro
150 e più parlamentari eletti dal popolo (con voti veri, non con premi di
maggioranza porcellosi e incostituzionali) che non rubano, non mafiano, non scalano
banche, non scassinano la Costituzione anzi la difendono, ne potrebbe venir
fuori un’ottima tesi di laurea sullo stato dell’informazione in Italia. Uno
scatenamento di bugie, calunnie, diffamazioni e invenzioni che non ha eguali in
Europa e che si può spiegare soltanto con il maremoto che l’irruzione di quel
movimento postideologico e antisistema ha provocato nelle acque stagnanti del
bipolarismo all’italiana, o meglio nella sua proiezione giornalistica. Dove per
decenni si sono fronteggiate una stampa di destra e una di sinistra, entrambe
embedded che scambiano per “libera informazione” le loro guerricciole
combattute per conto terzi.
Per la stampa di sinistra, la destra ha
sempre torto perché è di destra. Per la stampa di destra, la sinistra ha sempre
torto perchè è di sinistra. Gli scandali della sinistra escono solo sulla
stampa di destra, che considera gli scandali della destra come Chanel n. 5. E
così i conflitti d’interessi, le censure, gli abusi di potere. Cossiga meritava
l’impeachment per la sinistra e i suoi giornali perché considerato di destra:
ma, se oggi Napolitano fa cose simili a Cossiga, la sinistra e i suoi giornali
lo difendono a spada tratta perché viene dalla sinistra. Per gli house organ
del Pd, Formigoni era un corrotto e Alfano un incapace finché stavano con
Berlusconi: ora che si sono messi in proprio (così almeno si crede) per
sostenere il governo Napoletta diventano le reincarnazioni di Quintino Sella e
Camillo Cavour. Specularmente, Alfano e Formigoni erano prima due perseguitati
da difendere e ora sono due mascalzoni da attaccare. Poi, certo, c’è la stampa
cosiddetta “indipendente”: quella che sta sempre dalla parte del governo, di
qualunque colore esso sia, e passa il suo tempo a bastonare le opposizioni. In
questa parodia di dialettica democratica, che in realtà è la prosecuzione della
partitocrazia con altri mezzi, chi non s’intruppa né di qua né di là e mantiene
posizioni critiche nei confronti di chiunque lo meriti, o viene intruppato a
destra e a sinistra a seconda delle circostanze; oppure prende botte da tutte
le parti perché non si riesce a irreggimentarlo.
La prova su strada di questo riflesso
condizionato è arrivata per l’ennesima volta l’altroieri, con le reazioni
smodate all’attacco del blog di Grillo alla Oppo: solidarietà pelose di
indignati speciali, tanto smemorati quanto spudorati. Chissà dov’era Enrico
Letta quando i suoi amici Ds chiedevano la cacciata dall’Unità di un
giornalista (uno a caso) e ottenevano quella dei direttori Colombo e Padellaro
che avevano avuto il torto di resuscitare quel giornale: la stessa Unità dove
lavora la Oppo (con la differenza che Grillo dall’Unità non può fortunatamente
cacciare nessuno, così come da nessun altro giornale: i vertici Ds sì). Chissà
dov’erano Letta jr. e la Boldrini quando l’attuale viceministro De Luca (Pd)
insultò e minacciò un giornalista (il solito) in un incontro elettorale alla
presenza di Bersani, augurandosi di “incontrarlo di notte al buio” (venendo poi
condannato in tribunale per diffamazione: notizia censurata dal 100 per cento
della libera stampa). E chissà dove pascolavano i vertici dell’Ordine e della
Federazione della stampa quando Cicchitto, in piena Camera (non su un blog),
additava quel giornalista (sempre lo stesso) come “terrorista” e “mandante morale”
dell’attentato a Berlusconi col lancio di un souvenir in faccia. E chissà dove
cinguettava Francesco Merlo (che ora su Repubblica paragona Grillo ai killer di
Walter Tobagi, di Pippo Fava e di Giancarlo Siani) un mesetto fa, quando il
neostatista Alfano chiese al padron Silvio la cacciata di Sallusti dal Giornale
perché si era permesso di attaccarlo.
La verità è che tutti questi indignati a
scoppio ritardato insulterebbero Grillo anche se non avesse mai minacciato un
solo giornalista. Infatti lo insultavano anche prima che lo facesse, da quando
iniziò a disturbare il loro piccolo mondo antico. Non ce l’hanno con i suoi
tanti errori ed eccessi. Ce l’hanno con l’unico suo merito.
Mi raccomando andiamo sempre avanti a parlare di chi è bianco di chi è nero di chi ha diritto e di chi non ha diritto, nel frattempo questo paese rimane senza fatti da applicare per il pane quotidiano, siete tutti sordi voi giornalisti, politici, critici, comici, gente in giacca e cravatta, presidenti ecc.......parlate solo del vostro posto occupato e del vostro stato grasso di appartenenza, si vede proprio che non è la morale di questo paese che vi appassiona, ma solo il vostro IO.........che peccato
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