da: Lettera 43
Vasilij
Kandinskij, a Milano la collezione parigina
Dalle
prime prove all’esplosione del colore. Fino alla scoperta di geometrie magiche.
Il pittore in mostra a Palazzo Reale.
di
Antonella Rossi
Vasilij Kandinskij, Bleu de Ciel, 1940 |
Ha aperto a Milano la mostra Vasilij
Kandinskij, retrospettiva monografica dedicata al padre dell’Astrattismo.
A Palazzo Reale fino al 27 aprile 2014,
conta 90 tele, tutte provenienti dal Centre Pompidou di Parigi.
LA RIVOLUZIONE ARTISTICA. La mostra (11
euro; lunedì 14.30-19.30; martedì, mercoledì, venerdì e domenica 9.30.19:30;
giovedì e sabato 9.30-22.30; telefono: 02-54916), curata dalla storica
dell’arte Angela Lampe, ripercorre, attraverso la vita, i viaggi e i rapporti
con i contemporanei, l’intero processo creativo del pittore russo, raccontando
la profonda rivoluzione artistica che lo vide protagonista.
Da
Mosca a Monaco, viaggio di un giurista mancato
Nato a Mosca nel 1866, Kandinskij arrivò
all’arte piuttosto tardi per i canoni dell’epoca. Aveva infatti superato i 40
anni quando abbandonò definitivamente la carriera giuridica.
Nel 1910 realizzò il suo primo Acquerello
astratto, e dal quel momento diventò un’esplosione inarrestabile di creatività,
complici anche i vivaci ambienti culturali in cui si muoveva. Dalla Russia si
spostò in Germania, dove divenne direttore della Nuova Associazione degli
Artisti di Monaco e fondò il gruppo del Blaue Reiter, il Cavaliere Azzurro,
legato all’Espressionismo.
BANDITO DAI NAZISTI. Quando scoppiò la
Grande guerra rientrò a Mosca e diede vita all’Accademia artistica, per poi
tornare in Germania, questa volta a Weimar, dove fece parte del corpo docente
del Bauhaus di Gropius e cominciò a collaborare con i maggiori esponenti del
razionalismo architettonico dell’epoca. Nemmeno la Seconda guerra mondiale
scalfì il suo genio. Negli anni del nazismo, quando le sue opere vennero
etichettate come immorali, Kandinskij continuò a filtrare il mondo attraverso
la lente dei suoi colori brillanti e pacificatori. «Le vostre opere sono fatte
della polvere del tempo in cui si è stati e si sarà ancora felici», gli scrisse
un giorno André Breton.
LA PERSONALITÀ DEI COLORI. Sono dunque i
colori i veri protagonisti delle tele del pittore russo, che sviluppò nei loro
confronti una sensibilità particolare, tanto da pensarli muniti di un proprio
carattere. «Vari colori possono apparire pungenti, mentre altri possono essere
sentiti come qualcosa di liscio, vellutato, tanto che li si vorrebbe
accarezzare. Ci sono ugualmente colori che appaiono molli...», scrisse
l’artista analizzando la “personalità” di toni e sfumature. Il giallo suona
come «una nota di fanfara squillante», il violetto «come un corno inglese», il
verde «è una quiete terrena soddisfatta di sé, e se assoluto è il colore più
calmo che esista: esso non si muove in nessuna direzione e non ha alcuna nota
di gioia, di tristezza, di passione, non desidera nulla, non aspira a nulla».
L’azzurro, invece, «è simile a un flauto», mentre il blu scuro «somiglia al violoncello».
«Il rosso ha la stabilità di un sentimento nettamente definito: è come una
passione che arde, una forza sicura di sé che non è facile soffocare, ma che si
può spegnere col blu, come un ferro rovente immerso nell’acqua».
Le
prime opere e la realtà deformata
Sono queste diverse “personalità”,
combinate insieme, a creare l’azione del dipinto. Alla base c’è la separazione
tra i colori e le forme a cui vengono associati in natura, e una disposizione
spaziale completamente nuova. È così, per esempio, nel Quadro con macchia
rossa, realizzato nel 1914. In questo primo periodo della sua produzione
artistica, tuttavia, l’astrattismo per Kandinskij è soprattutto deformazione
radicale della realtà, a vantaggio di una personale interpretazione lirica della
vita e della natura. Per questo la critica del tempo lo definì un
espressionista piuttosto che un astrattista puro; non solo per i legami con il
mondo sensibile, mai rinnegati del tutto, ma anche per l’atteggiamento
romantico assunto dal pittore nella prima fase del suo lavoro.
LA MAGIA DELLE FORME. L’astrattismo nel
vero e proprio senso del termine fu una conquista successiva, a cui Kandinskij
arrivò dopo la pubblicazione di Punto linea superficie, testo teorico uscito
nel 1926. Il tratto più preciso, le forme geometriche eseguite con il supporto
di strumenti tecnici, i colori più uniformi. Prevale il cerchio, «forma precisa
ma variabile», che rimanda all’universale. Esempio di tale evoluzione è Giallo,
rosso, blu, tra i dipinti più famosi esposti a Milano. Di questo quadro
Kandinskij scrisse: «Giallo e blu in rapporto al rosso... Febo e la Luna si
evitano e si ritrovano come avviene tra il giorno e la notte, all’aurora e al
tramonto. Nascita misteriosa del rosso dalla tendenza simultanea
all’allontanamento e all’accensione del giallo e del blu». Il rosso, che al
centro del quadro ha ancora una forma indistinta, prende corpo tra questi due
poli così diversi e lontani, e sembra davvero nascere da essi.
UN MONDO IMPOSSIBILE. In Giallo, rosso,
blu, è evidente anche una tecnica molto usata dal pittore, ossia quella di
tracciare una linea attraverso alcune figure e di colorarle diversamente. Lo
stesso avviene per lo sfondo, che non è uniforme né per colore né per
intensità. In questo modo, la linea influisce in maniera netta su ciò che la
circonda, cosa che non potrebbe accadere nella realtà. Questa evoluzione dà
vita a uno spazio fatto di relazioni incerte e profondamente instabili, dove le
geometrie acquistano un’allure magica e rimandano a mondi altri, affascinanti
perché impossibili da decifrare. In questo senso molte tele possono essere
pensate come rappresentazioni di paesaggi e nature morte inesistenti,
fortemente interiorizzati. Ne è un esempio Bleu de Ciel, anch’esso nella
retrospettiva milanese. Dipinto a Parigi nel 1940, è un’opera tarda, dove micro
organismi simili ad amebe e plancton sostituiscono le forme geometriche.
Nuotano sull’azzurro della tela, quell’azzurro che «chiama l’uomo verso
l’infinito, la profondità soprasensibile e la quiete». Una voce di speranza
nella Parigi occupata dai nazisti. Un assaggio di Surrealismo.
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