In alcuni ambiti più o meno intellettuali,
cattolici o laici, il cardinale Carlo Maria Martini era ritenuto di “sinistra”.
Etichetta superficiale che tali ambiti gli avevano appiccicato per quelle
aperture mentali, per quella sua predisposizione al dialogo, al confronto, al
superamento di alcuni concetti e preconcetti.
In alcuni ambiti più o meno intellettuali,
cattolici o laici, il cardinale Ruini è ritenuto di “destra”. Si tratta, per l’uno
come per l’altro, di comode semplificazioni. Ma una diversità tra i due esiste.
E profonda. Anche nei confronti della politica.
E’ fuori discussione la lontananza mentale di
Ruini da Carlo Maria Martini. Fuori discussione il fatto che le sue posizioni,
il suo pensiero, fossero più vicini a un cattolicesimo tradizionale che mai si
sognerebbe di ascoltare (non di udire), di discutere, di confrontarsi, con quella
parte cattolica e laica che si vede più rappresentata da Carlo Maria Martini,
da un David Maria Turoldo e da altri prelati che si occupano più del messaggio
cristiano, delle persone, che di dare “consigli elettorali”.
Ecco, appunto. Tra le tante differenze tra
Carlo Maria Martini e Ruini c’è il modo di porsi nei confronti della politica.
Carlo Maria Martini non ha mai inteso il
suo modo di essere cattolico e la posizione che rivestiva nella Chiesa come “spinta”
verso una parte politica piuttosto che un’altra. Troppo intelligente, troppo
cristiano, per confondere valori, principi, con un posizionamento verso una
parte.
Ruini è l’esatto contrario. E’ il degno
rappresentante di quel cattolicesimo democristiano che, trovandosi senza D.C,
si è rivolto totalmente e acriticamente al centro-destra. Quel “cattolicesimo”
che pensa che i cattolici debbano avere nella società un potere politico, prima
e più che una presenza di spiritualità laica
che potrebbe mietere frutti nelle diverse aggregazioni sociali e politiche.
Le parole
di Ruini (intervista al Corriere della Sera) nei confronti di Salvini ne sono un'ulteriore dimostrazione. Il
dialogo, il confronto che suggerisce, che auspica nei confronti di Salvini, non
lo riserverebbe a un politico di diversa collocazione politica. L’espressione a
dir poco
soft, che usa quando risponde in merito al Salvini che sbandiera la corona del Rosario: “una maniera, pur poco felice…” anziché dire: infelice, è l’ennesima dimostrazione che ciò che dice e fa la politica di centro-destra, dai tempi di Berlusconi ai tempi di Salvini, è sempre giustificabile. I distinguo dialettici che mette nelle sue parole, sono di maniera. Non si tratta di una ragionevole vocazione al dialogo, al confronto. Che, come tale, deve riguardare tutti: simili o diversi da noi. Si tratta, per Ruini, di un’adesione acritica. Del resto, chi auspica una solo rappresentanza politica - quella del centro-destra - per i cattolici, è sprovvisto di senso critico. Non parliamo del senso cristiano…
soft, che usa quando risponde in merito al Salvini che sbandiera la corona del Rosario: “una maniera, pur poco felice…” anziché dire: infelice, è l’ennesima dimostrazione che ciò che dice e fa la politica di centro-destra, dai tempi di Berlusconi ai tempi di Salvini, è sempre giustificabile. I distinguo dialettici che mette nelle sue parole, sono di maniera. Non si tratta di una ragionevole vocazione al dialogo, al confronto. Che, come tale, deve riguardare tutti: simili o diversi da noi. Si tratta, per Ruini, di un’adesione acritica. Del resto, chi auspica una solo rappresentanza politica - quella del centro-destra - per i cattolici, è sprovvisto di senso critico. Non parliamo del senso cristiano…
E’ per questo che - da cattolica credente - Ruini
non mi è mai piaciuto. Per il suo cattolicesimo
strumentale che, ovviamente, ben s’incontra con la politica strumentale. Non ho
mai trovato in Ruini un’onestà mentale che ho sempre visto in Carlo Maria Martini. Se parte della politica di centro-sinistra
l’ha preso talvolta a riferimento - sinceramente o strumentalmente - non è certo perché sponsorizzasse quei
politici tramite le omelie domenicali di
vescovi e parroci. Cosa fatta
regolarmente verso i politici di centro-destra dal clero di Comunione e Liberazione, tanto caro a Ruini (e viceversa).
Ma Salvini non ha bisogno del “sostegno” di
Ruini. Questo paese sempre più laicamente incivile, rozzo, menefreghista, individualista
(se n’è accorto Ruini?) non ha bisogno di essere “guidato” da un pulpito.
Ruini
si ritiri completamente a vita spirituale. Ah…gli avanzasse
del tempo, chiami Salvini. Lo inviti a
casa sua. Insieme potrebbero
recitare il Rosario. Qualora Salvini non ricordasse i Misteri del Rosario,
ci penserà Ruini.
Perché Ruini, tra un endorsement e altro a
Salvini, avrà sicuramente del tempo per recitare il Rosario, ne conoscerà
perfettamente tutti i Misteri. O no?
Di certo, deve aver pregato perché l’Italia tornasse in mano al
centro-destra. Le prossime elezioni politiche potrebbero essere il trionfo del
centro-destra di Ruini, pardon: di Salvini.
Oddio…c’è sempre il Padre Eterno….si sa….i
piani di Dio non sempre coincidono con quelli di Ruini.
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