L'emendamento
alla manovra di Bottici e Fenu, poi bocciato dalla Ragioneria generale, puntava
a far gestire allo Stato l’identità digitale degli italiani. Copiando il
sistema di sorveglianza della Repubblica popolare. Chissà se Grillo ne ha
parlato con l'ambasciatore di Pechino a Roma.
Quando si dice ispirarsi a modelli
democratici e liberali. Se per la nazionalizzazione dell’acqua pubblica
(proposta di legge Daga), il modello del Movimento 5 stelle è stato il Venezuela
di Maduro, per la gestione dell’identità digitale il modello è quello della
Cina.
IL
TENTATIVO DI NAZIONALIZZARE IL SISTEMA SPID
Due senatori grillini, Laura Bottici,
diplomata analista contabile all’Istituto professionale per il Commercio di
Carrara, e Emiliano Fenu, commercialista nuorese, hanno infatti presentato un emendamento
alla legge
di Bilancio che punta a far gestire allo Stato l’identità digitale degli
italiani. Nel piano ordito dai pentastellati, la nazionalizzazione di Spid, lo
strumento ora privato che serve a questo scopo, dovrebbe avvenire attraverso PagoPa,
struttura nata per centralizzare i pagamenti a favore della Pubblica
amministrazione. La piattaforma è un caso unico in Europa, dove le
amministrazioni hanno semplicemente optato per rapporti di concessione aperti
con i circuiti di pagamento.
I
COSTI A CARICO DELLO STATO
In Italia, invece, come se la burocrazia
non fosse già mortifera, si vuole creare un ulteriore
passaggio gestionale
pubblico che non offre alcun vantaggio al cittadino ma che invece comporta un costo
a carico dello Stato pari a 5 milioni all’anno. A tale costo, l’emendamento
sulla nazionalizzazione di Spid prevedeva di aggiungerne ulteriori 65 milioni
in tre anni (sempre a favore di PagoPA).
UN
SISTEMA DI SORVEGLIANZA COPIATO DA PECHINO
L’emendamento, però, è stato bocciato dalla
Ragioneria generale. Non solo per le coperture fittizie, ma anche perché un
sistema come quello che avevano in mente era copiato di sana pianta dal sistema
di sorveglianza sociale cinese, dove il regime controlla ogni suddito. Più o
meno quel che i due senatori grillini volevano introdurre anche in
Italia. E chissà se l’argomento è stato affrontato durante i colloqui che Beppe Grillo ha avuto nei suoi incontri calorosi con
l’ambasciatore di Pechino a Roma. Dall’acqua in salsa venezuelana al controllo
sociale cinese. Guarda caso, Alessandro Di Battista è in partenza per l’Iran.
Chissà con quale nuova idea tornerà. Lo scopriremo dai prossimi emendamenti. Si
salvi chi può.
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