Pochi
giorni fa era stato rinviato uno degli ultimi collaudi, e ad oggi la consegna è
prevista per la fine del 2021
Con l’allagamento straordinario di
mercoledì a Venezia, dove l’acqua alta ha raggiunto i 187 centimetri sfiorando
il massimo storico registrato durante l’alluvione del 1966, si è tornati a
parlare del MOSE, l’imponente struttura in costruzione ormai da oltre quindici
anni che dovrebbe riparare la città dall’alta marea. Secondo i suoi progettisti
il MOSE, che sta per MOdulo Sperimentale Elettromeccanico, è quasi finito: ma
anche gli ultimi cinque anni della sua storia sono stati caratterizzati da
grandi ritardi e imprevisti che hanno aumentato lo scetticismo intorno a
un’opera già controversa.
Attualmente l’opera è realizzata al 94 per
cento, secondo i suoi costruttori, e la data annunciata per la sua entrata in
funzione è la fine del 2021. Ancora mercoledì, dopo l’acqua alta, il sindaco di
Venezia Luigi Brugnaro ha ribadito l’urgenza dell’entrata in funzione
dell’impianto.
Gli ultimi ritardi sono molto recenti.
Soltanto a fine ottobre, infatti, era stato rinviato a data da definirsi un
collaudo che prevedeva il sollevamento completo di una delle barriere che
costituiscono la diga mobile del MOSE, quella della bocca di porto di
Malamocco, uno dei tre passaggi che collegano la laguna di Venezia al mare,
insieme a quelle del Lido e di Chioggia.
Il problema è stato che in un test
sono state registrate delle vibrazioni considerate pericolose, che hanno fatto
saltare il collaudo generale previsto inizialmente per il 4 novembre,
anniversario dell’acqua alta del 1966.
L’ultima fase dei collaudi delle paratoie –
come sono chiamate le 78 enormi barriere che costituiscono il MOSE – delle
altre bocche di porto era stata svolta tra aprile e luglio di quest’anno.
Roberto Boraso, assessore alla Mobilità e ai Trasporti di Venezia, aveva detto
lo scorso luglio che l’opera era completa «al 94 per cento», aggiungendo che
«lo scorso 29 ottobre [2018, ndr] , quando si è registrata l’acqua alta
eccezionale di 156 centimetri, forse avremmo già potuto utilizzarlo».
La prossima fase, terminati i collaudi
delle ultime paratoie, dovrebbe essere il completamento degli impianti
definitivi del sistema, che secondo l’Ansa è previsto per il 30 giugno 2020, a
cui seguirà l’ultima fase di gestione sperimentale. Si stima che la spesa
totale per il progetto ammonterà a 7 miliardi di euro.
Il MOSE è uno dei più noti progetti
infrastrutturali italiani degli ultimi vent’anni, costruito a partire dal 2003:
inizialmente i lavori sarebbero dovuti finire nel 2014, ma poi la data fu
posticipata più volte per intoppi diversi. Il più noto arrivò proprio nel 2014,
quando una grande inchiesta ipotizzò un vasto giro di corruzione sui lavori,
per cui fu arrestato anche l’ex presidente della Regione Veneto Giancarlo
Galan, che poi patteggiò una pena di 2 anni e 10 mesi. La realizzazione dei
lavori è affidata al Consorzio Venezia Nuova, unione di imprese e cooperative
locali e nazionali, che dopo lo scandalo fu commissariato dallo Stato.
Concretamente, il MOSE consiste in una
specie di enorme diga mobile installata sulle tre bocche di porto – cioè tre
passaggi – che separano la laguna di Venezia dal mare: quella del Lido, quella
di Malamocco e quella di Chioggia. A bloccare l’alta marea sono 78 paratoie,
cioè dei cassoni metallici larghi tra i 18 e i 29 metri, attaccati a enormi
blocchi di cemento sul fondale. Normalmente, le paratoie rimangono disposte sul
fondale, ma si alzano quando l’alta marea supera la soglia dei 110 centimetri,
proteggendo la laguna. Per consentire il passaggio delle navi, il MOSE prevede
delle conche di navigazione, cioè dei sistemi di chiuse che permettano l’entrata
e l’uscita dalla laguna.
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