da: https://www.huffingtonpost.it/ - di Giuseppe Colombo
Intervista
a Luca Casarini, veneziano e attivista No Mose: "Se è successo questo è
colpa dell’incuria, dei miliardi buttati in una grande opera inutile come il
Mose, solo un volano per intascare tangenti"
“Mi fa male vedere Venezia così perché
Venezia è la mia città. Ma c’è anche tanta rabbia perché se è successo questo è
colpa dell’incuria, dei miliardi buttati in una grande opera finta e inutile
come è il Mose, solo un volano per intascare tangenti. Si dovrebbe smettere di
trattare Venezia come un luna park”. Luca Casarin, volto storico del movimento
no global e attivista No Mose, è uno che conosce bene Venezia. Perché a Venezia
ci è nato. E proprio lui, quindici anni fa, da una spiaggia occupata nella zona
di San Nicoletto, ha guidato l’occupazione dei cantieri della grande opera.
“Già allora - dice in un’intervista a Huffpost - avevamo capito cosa sarebbe
successo”.
Casarini,
sono passati quindici anni da quella famosa occupazione. Venezia oggi ha
rischiato di affondare e il Mose è ancora un’opera incompiuta, però da più
parti è indicato come la soluzione. Pensa ancora che sia un’opera inutile?
“Mi lasci dire innanzitutto che anche se
sono lontano da Venezia da tanti anni mi fa male vedere la città ridotta così
perché Venezia è un bene inestimabile dell’umanità. Ed è sempre la mia città.
Sono vicino ai veneziani, in queste ore penso a quello che stanno
passando”.
Andiamo
al Mose.
“Per quello che sta succedendo c’è tanta
rabbia perché se una componente è legata alla dinamica globale, al climate
change, un’altra è legata all’incuria, alla distorsione dei miliardi buttati in
una grande opera inutile come il Mose. Hanno buttato sette miliardi su una roba
finta, come dicevamo noi quindici anni fa. Quei soldi potevano essere usati per
migliorare la situazione e invece si è fatto il contrario”.
Opera
ancora inutile, quindi?
“Il Mose è stato solo un volano per
intascare tangenti da parte di qualcuno. Chi voleva farmi arrestare è finito in
galera. A Galan (l’ex governatore del Veneto ndr) gli hanno trovati i soldi del
Mose in Montenegro”.
Le
immagini di Venezia sott’acqua stanno facendo il giro del mondo. Si poteva
evitare questa tragedia?
“Il problema è che sta andando avanti una
logica assurda, quella degli affari e delle tangenti, ma anche quella legata
all’idea di Venezia come un grande luna park dove navi da crociera e petroliere
possono fare la spesa. È così che si fanno i danni. E poi il Mose è
davvero inutile”.
Perché?
“Non funziona. Questa alluvione è
paragonabile a quella del ’66, ma è già dagli ultimi tre anni che abbiamo un
fenomeno di acque alte incomprensibile. Siamo in presenza di una dinamica
globale che impatta su Venezia e il Mose non avrebbe potuto fare niente”.
Le
paratoie, però, riescono a contenere l’acqua alta.
“Con il vento che c’era ieri non avrebbero
fatto un bel niente. È inutile girarci intorno, il concetto è uno: il Mose
è stato pensato da una banda di criminali in doppio petto per distorcere tutti
i soldi dalla salvaguardia di Venezia, tutelata da una legge nazionale, per
buttarli dentro un pozzo nero. Il mare non lo blocchi se vuole entrare e poi
sono stati fatti danni ecologici immensi perché si è intervenuti sullo scambio
naturale tra il mare e la laguna. E poi in prospettiva il mare si alza, non si
abbassa. Che fai? Costruisci paratoie sempre più grandi?”.
La
storia del Mose è una storia anche di corruzione e indagini. Di chi è la grande
colpa?
“Il Mose è datato come idea, ma il vero
piano criminale l’hanno messo in atto il governo Berlusconi e il governo Galan
del Veneto. È stato il punto di svolta vero, si evince anche dal punto di
vista giudiziario”.
Gli
amministratori locali oggi sono cambiati. Sia Zaia che il sindaco Brugnaro
invocano il Mose. Sbagliano?
“Il sindaco Brugnaro che si fa un selfie
nel bel mezzo dell’alluvione scrivendo che serve il Mose è una cosa
inquietante. Zaia è tutto prosecco, polenta e marocchini, diciamola così. Spero
che i veneziani si ribellino”.
Qual
è allora la soluzione per Venezia?
“Venezia ha bisogno di una grande
manutenzione, non dello scavo di nuovi canali. Se fai dei buchi enormi tra il
sistema di protezione lagunare e il mare è chiaro che l’acqua entra da lì.
Ripeto: Venezia non è una luna park”.
Cos’è?
“È un organismo vivente, una cosa delicatissima,
una cosa che va rispettata per quello che è con tutte le sue delicatezze,
fragilità e particolarità. Se ieri c’era una grande nave cosa succedeva? Vanno
fermate le grandi navi, immediatamente. Lo scavo di nuovi canali, per
permettere la movimentazione di grandi
mezzi, va valutato perché aumenta la possibilità che non ci sia nessun tipo di protezione davanti alle maree”.
mezzi, va valutato perché aumenta la possibilità che non ci sia nessun tipo di protezione davanti alle maree”.
Diceva
della manutenzione. Non c’è?
“La manutenzione ordinaria della città è
mancata. Si pensa sempre e solo alla grande opera, che in Italia è un volano
per fare soldi e tangenti, oltre al fatto che uccide le piccole e
indispensabili opere. E poi c’è un tema più ampio”.
Quale?
“Oggi siamo in presenza di una situazione
sconosciuta. L’intensità delle piogge e le bombe d’acqua sono fenomeni che
valgono per tutti. Bisogna studiare i fenomeni globali e puntare sulla
prevenzione. L’unica grande opera è mettere in sicurezza Venezia dal punto di
vista della sua manutenzione ordinaria. E invece si togliono i fondi a chi
lavora per la prevenzione”.
Occuperebbe
i cantieri come quindici anni fa?
“Se servisse ne farei anche dieci di
occupazioni. Qui ci stiamo giocando il pianeta”.
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