da: https://www.corriere.it/
- di Valentina Santarpia
L’idea
di 4 trentenni non impegnati in politica, lanciata su Facebook, è diventata la
protesta di migliaia di persone in piazza
Le sardine sono diventate il simbolo della
protesta anti-Salvini, dopo la mobilitazione di giovedì sera a Bologna. Ma
perché si chiamano così? E da dove viene l’idea? A spiegarla sono i quattro
ideatori della chiamata, 4 trentenni- Mattia Santori, Andrea Garreffa, Giulia
Trappoloni e Roberto Morotti- che in sei giorni hanno ideato uno slogan
(«L’Emilia Romagna non abbocca», ma anche «Bologna non si Lega») a sostegno di
un simbolo, le sardine, piccoli pesci che si stringono e si spostano in gruppo.
Di fronte allo «squalo» dell’ex ministro dell’Interno, le sardine rappresentano
pesci piccoli e indifesi, che insieme però si muovono compatti e fanno quindi
«massa». I partecipanti erano stati invitati a presentarsi in piazza con una
sardina, disegnata su cartone. La mobilitazione era stata lanciata qualche
giorno fa via Facebook, poi è stata rilanciata con volantinaggi e campagne
social, tramite gruppi WhatsApp, e ha trasformato la piazza di Bologna da un
raduno informale in una massa di protesta che adesso è già pronta al bis, a
Modena.
La
chiamata su Facebook
Il lancio era divertente quanto geniale: «Partecipa al primo flash mob ittico della
storia», si leggeva sul gruppo «6000
sardine contro Salvini». La premessa era cronachistica: «L'ultima volta che
Salvini è venuto a Bologna ha dichiarato
che in Piazza Maggiore c’erano 100.000
persone a sostenerlo - scrivevano gli organizzatori - Una bufala colossale (saranno stati si e no
10.000) che però è in linea con lo stile della Lega di costruire consensi a
partire dalla pancia e dalle bugie. Giovedì 14 novembre Salvini torna a Bologna
e questa volta fa sul serio: vuole l’Emilia Romagna, vuole noi. Ma questa volta
non può barare sui numeri. Già. Perché il Paladozza
ha una capienza massima di 5.570 persone. Non puoi andare oltre, per
problemi di sicurezza e soprattutto di spazio.
Ecco allora che vogliamo
lanciare un flash-mob: abbiamo misurato che sul crescentone di Piazza Maggiore
ci stanno fino a 6.000 persone. Belle strette, si intende, ma di questi tempi è
meglio stringersi che perdersi». L’obiettivo era «dimostrare che i numeri
contano più della prepotenza, che la testa viene prima della pancia e che le
persone vengono prima degli account social». Gli strumenti? «Avremo macchine
fotografiche, videocamere, cervelli. Testimonieremo tutto. Nessuna bandiera,
nessun partito, nessun insulto». Ma solo «la tua sardina» per partecipare «alla
prima rivoluzione ittica della storia». Così è stato: solo che invece dei seimila previsti, in piazza, ce
n’erano 15 mila.
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