giovedì 5 febbraio 2015

Timothy Garton Ash: Così impediremo a Putin di distruggere l’Ucraina



da: la Repubblica

Alla lunga il presidente russo è destinato alla sconfitta A soffrire di più per colpa della sua follia saranno i suoi connazionali non ultimi quelli residenti in Crimea.
A volte ci vogliono le armi per far cessare il fuoco. Ma l’Ue non potrebbe mai garantire l’unanimità sulle forniture militari In caso dovrebbero pensarci i singoli Stati.

Vladimir Putin è lo Slobodan Milosevic dell’ex Unione Sovietica, la stessa brutta persona, ma in grande. Dietro una cortina di bugie ha ritentato il colpo di ritagliarsi un parastato fantoccio in Ucraina orientale. Nel porto di Mariupol sul Mar Nero si uccidono civili innocenti. A Debaltseve, città assediata, in strada una donna raccoglie acqua con un mestolo da una gigantesca pozzanghera. Il cumulo di macerie che un tempo era l’aeroporto di Donetsk ricorda le immagini che arrivano dalla Siria martirizzata. Questo conflitto armato ha già fatto 5 mila morti e più di 500 mila persone sono state costrette a lasciare le loro case. Preoccupata per la Grecia e l’Eurozona, l’Europa consente una nuova Bosnia nel cortile di casa. Svegliati, Europa. Se mai la nostra storia ci ha insegnato qualcosa, dobbiamo fermare Putin. Ma come?

In fin dei conti dovrà pur esserci una soluzione negoziale. La cancelliera tedesca Angela Merkel e il ministro degli esteri Frank-Walter Steinmeier hanno fatto bene a continuare gli sforzi diplomatici, ma a metà gennaio hanno concluso che non valeva la pena di incontrare Putin in Kazakistan. Sabato a Minsk è fallito l’ulteriore tentativo di arrivare al blocco delle ostilità. Tornerà il momento della diplomazia, ma non è questo.
Dovremmo inasprire le sanzioni economiche contro il regime di Putin. Associate al calo del prezzo del greggio stanno già avendo un effetto notevole sull’economia russa. Nonostante qualche titubanza da parte del nuovo governo greco, l’Ue la settimana scorsa ha mantenuto una posizione unitaria sull’estensione delle sanzioni. Questo provvedimento porterà i russi a sentirsi sotto assedio? Sì, ma il regime di Putin sta già alimentando questa mentalità nella popolazione, attraverso la propaganda nazionalista e antioccidentale. Se la minaccia non esistesse, la televisione russa la inventerebbe.

Come Milosevic, Putin è pronto a usare ogni strumento a sua disposizione senza esclusione di colpi. Nella sua guerra contro l’Occidente ha schierato armamenti pesanti, sfruttato il ricatto energetico, gli attacchi informatici, la propaganda tramite emittenti sofisticate e ben foraggiate, operazioni sotto copertura, elementi di influenza nelle capitali europee — ah già, dimenticavo i bombardieri russi che curiosano sulla Manica con i transponder disattivati mettendo a rischio il traffico aereo regolare con la Francia.
C’è un detto polacco traducibile come “noi giochiamo a scacchi con loro, loro giocano con noi allo schiaffo del soldato”. È questo il problema dell’Occidente democratico in generale, e dell’Ue in particolare, multinazionale e lenta com’è. Un esempio recente è il prospetto totalmente irrealistico sulla strategia da attuare nei confronti della Russia preparato per l’Alto rappresentante Ue per la politica estera e la sicurezza, Federica Mogherini.
Nel lungo periodo Putin è destinato alla sconfitta. A soffrire di più per colpa della sua follia saranno i russi, non da ultimi quelli residenti in Crimea e in Ucraina orientale. Ma per i dittatori abili e spietati di grandi nazioni ben armate, ricche di risorse e psicologicamente provate, il lungo periodo può essere molto lungo. Prima che Putin se ne vada il tumultuoso Donets vedrà scorrere ancora lacrime e sangue.
La scommessa quindi sta nell’abbreviare i tempi e fermare il caos. A questo fine l’Ucraina deve poter disporre di moderne armi difensive per contrastare le moderne armi offensive russe. Su pressione di John McCain, il Congresso Usa ha approvato una legge che prevede lo stanziamento di fondi per la fornitualtre ra di armamenti all’Ucraina. Sta ora al presidente Barack Obama stabilire i tempi e la natura delle forniture. Un nuovo rapporto stilato da un gruppo di esperti di cui fanno parte Ivo Daalder, ex ambasciatore statunitense presso la Nato e il politologo Strobe Talbott, individua il tipo di armamenti necessari: “radar di controbatteria, in grado di rilevare le traiettorie di missili a lunga gittata, aerei a pilotaggio remoto (Uav), contromisure elettroniche destinate agli Uav nemici, strumenti per la sicurezza della comunicazioni, Humvee blindati e equipaggiamento sanitario”.
Solo nel momento in cui le forze ucraine di difesa saranno plausibilmente in grado di porre in stallo l’offensiva russa si potrà arrivare a un accordo negoziale. A volte ci vogliono le armi per far cessare il fuoco. Le forniture di armi contribuiranno ad aumentare la paranoia russa dell’assedio? Certamente, ma Putin la sta già alimentando, incurante della realtà dei fatti. Recentemente, rivolto agli studenti di San Pietroburgo, ha affermato che l’esercito ucraino «non è un esercito, è una legione straniera, in questo caso la legione straniera della Nato».
La Ue non potrebbe mai garantire l’unanimità sulle forniture militari, in caso dovrebbero pensarci i singoli stati. Anche se potrebbe essere rispolverata la vecchia battuta “L’America cucina e l’Europa rigoverna”, è logico che a gran parte dell’equipaggiamento militare pesante provvedano gli Usa. Sono loro ad avere gli armamenti più validi, sono nella posizione migliore per controllarne l’utilizzo e meno vulnerabili alle pressioni bilaterali in ambito economico ed energetico. I paesi europei e il Canada possono soddisfare necessità di sicurezza, fornendo blindati e sostegno alla polizia e ai tutori dell’ordine (gli europei lo hanno già fatto ottimamente nell’ex Yugoslavia).
La suddivisione generale degli oneri sarebbe equa. Le economie europee si caricano della gran parte delle conseguenze negative delle sanzioni, perché hanno più intensi rapporti commerciali con la Russia e maggiori investimenti in quel paese; saranno loro a fornire una gran quantità di aiuti economici necessari all’Ucraina per sopravvivere e si stanno facendo carico della maggior parte delle iniziative diplomatiche. In effetti McCain e la Merkel sono una coppia perfetta di poliziotti, quello buono e quello cattivo.
Esiste un altro settore in cui l’Europa in generale, e la Gran Bretagna in particolare, possono fare di più. Le reti radiotelevisive sono normalmente considerate elementi di soft power, ma per Putin sono importanti quanto i carri T-80. Il presidente russo ha investito pesantemente sui media. Rivolgendosi ai russofoni non solo in Russia ma anche in Ucraina orientale e alle minoranze di lingua russa presenti negli stati baltici, Putin ha usato la televisione per imporre la sua narrazione di una Russia conservatrice nel sociale, fiera e marziale, minacciata dai fascisti di Kiev, dalle mire espansionistiche della Nato e dalla Ue in decadenza. Lo scorso anno un politologo che conosco, esperto di questioni russe, era a Mosca, nudo in una vasca di acqua calda, con parecchia vodka in corpo, come è l’uso sovietico e il coltissimo amico russo che era con lui gli ha chiesto di dirgli, in confidenza, come mai l’Occidente sostiene i fascisti di Kiev.
Dobbiamo contrastare questa abile propaganda non diffondendo a nostra volta menzogne, bensì informazioni affidabili e proponendo con scrupolo un ventaglio di opinioni diverse. Non c’è mezzo più adatto della Bbc. Gli Usa avranno anche i droni migliori del mondo, e la Germania i macchinari più sofisticati, ma la Gran Bretagna possiede la migliore emittente in campo internazionale. E se ne avverte l’esigenza: l’edizione online in lingua russa della Bbc, purtroppo ridimensionata, conta pur sempre un pubblico di quasi 7 milioni di utenti e, nel corso della crisi, l’audience di lingua ucraina si è triplicata, superando le 600 mila unità. Nell’eccellente rapporto di recente pubblicazione sul futuro dei notiziari James Harding, a capo di Bbc News, si impegna a potenziare decisamente il servizio mondiale. Iniziare dalla Russia e dall’Ucraina sarebbe un’ottima dimostrazione di attenzione concreta. Senza compromettere l’indipendenza dell’emittente, il governo britannico potrebbe destinare a questo progetto fondi supplementari. Chi oggi ha realmente necessità di un’informazione corretta, fedele e equilibrata, sono proprio i russi e gli ucraini.
Nessuna di queste iniziative fermerà Putin in tempi brevi, ma tutte assieme, alla fine, avranno efficacia. I dittatori vincono nel breve periodo, la vittoria delle democrazie è a lungo termine.

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