da: Il Fatto Quotidiano
Dl
del governo salva l’Ilva: responsabilità civile esclusa, no risarcimento a
cittadini
La
società non dovrà pagare i 30 miliardi di euro richiesti dalle centinaia di
parti civili ammesse nel processo. Bonelli: "È la morte del diritto e
della democrazia. Negare i risarcimenti ai parenti delle vittime e tutte le
altre parti civili significa condannarli ancora a morte"
di Francesco
Casula
Il decreto Renzi salva l’Ilva anche dal pagamento
dei risarcimento. È la notizia emersa nel corso dell’udienza preliminare
dinanzi al giudice Vilma Gilli che accogliendo l’istanza dei legali
dell’azienda ha escluso l’Ilva dai responsabili civili del processo nato
dall’inchiesta denominata “Ambiente svenduto”. Alla base della decisione del
gup, infatti, c’è la norma voluta dal Governo che ha traghettato lo
stabilimento siderurgico di Taranto in amministrazione straordinaria,
consentendo così ai legali dell’amministratore straordinario Pietro Gnudi
di chiedere l’estromissione dell’Ilva dal processo. Stessa sorte anche
per Riva Fire – cassaforte della famiglia lombarda – e per Riva Forni
elettrici. Il motivo? Queste ultime due non erano costituite come parti (quindi
non
formalmente coinvolte) nell’incidente probatorio svolto tra febbraio e
marzo 2012. Gli avvocati dell’Ilva, a cui si era associato il legale delle
altre due società, hanno chiesto l’applicazione delle regole del decreto
Marzano con l’eventuale presentazione delle richieste risarcitorie nel calderone
dei contenziosi al cospetto del Tribunale fallimentare di Milano.
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In caso di condanna nel processo penale,
quindi, l’azienda che in questi anni ha consentito alla famiglia Riva di
accumulare tesori da portare all’estero non dovrà risarcire nessuna delle parti
tanti civili. Parenti di operai morti, allevatori a cui sono state abbattute
greggi di pecore, miticoltori che hanno visto distruggere tonnellate di cozze
avvelenate dalla grande industria, abitanti del quartiere Tamburi e gli stessi
operai della fabbrica non riceveranno dall’Ilva neppure un centesimo. Non solo.
Anche alle istituzioni come il ministero per l’Ambiente, la Regione Puglia, la
Provincia e il Comune di Taranto – oltre che di tanti piccoli comuni a due
passi dalle ciminiere – l’azienda non dovrà pagare nulla per il disastro
ambientale compiuto nei decenni scorsi. Era di poco superiore ai 30 miliardi di
euro la richiesta formulata dalle centinaia di parti civili ammesse nel
processo tra le quali anche il partito dei Verdi, delle associazioni
ambientaliste Legambiente, Altamarea, Peacelink e Wwf, i sindacati,
Cittadinanza Attiva e Confagricoltura.
“È la morte del diritto e della democrazia
– ha tuonato Angelo Bonelli, coportavoce nazionale dei Verdi – È una vergogna:
la città e i suoi cittadini sono massacrati per l’ennesima volta. Negare i
risarcimenti ai parenti delle vittime e tutte le altre parti civili significa
condannarli ancora a morte. Inoltre – ha aggiunto Bonelli – questa norma
consente alle aziende che hanno realizzato enormi profitti sulla salute di
operai e cittadini di poter conservare i propri tesori nei conti correnti
bancari. È stato distrutto il principio chi inquina paga e la beffa maggiore è
che questo è avvenuto grazie a un provvedimento dello Stato italiano”. In
conclusione Bonelli ha annunciato un’immediata denuncia al tribunale dei
diritti dell’uomo a Strasburgo.
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