da: Il Fatto Quotidiano
La
geografia del potere che ha traslocato a Palazzo Chigi e dintorni nasce tutta
in terra di Toscana. Non a caso li chiamano il giglio magico
di Emiliano
Liuzzi e Davide Vecchi
Dalla Leopolda al Governo. Chi è rimasto al
fianco di Matteo è stato premiato. Da uomini del rottamatore, sono poi
diventati normalizzatori di un Pd che è sempre molto più Margherita, molto più
centro che sinistra. Ma di rivoluzionario c’è rimasta la vecchia stazione
Leopolda, i panel e le slide. Insomma, l’impressione di essere proiettati in un
mondo politico del futuro e che nella realtà è molto attaccato al passato.
Molto governativo. Ma con accento fiorentino. Tanto che le persone al suo
fianco sono state ribattezzate “giglio magico”. Ma quasi nessuno è del
capoluogo: arrivano tutti dalla provincia. Come lo stesso Matteo da Rignano
sull’Arno, paesello alle porte di Firenze Sud che guarda la provicnia di
Arezzo.
Giannizzeri
e nani
Il consigliere più fedele di Renzi è Luca Lotti. Siede nel cda della fondazione Open, cassaforte personale di Renzi, e nei
palazzi cura i rapporti più
delicati: forze dell’ordine, servizi segreti e il
livello riservato degli uffici romani. Oltre ad avere la delega fondamentale per
chi ha fatto della comunicazione la sua fortuna: quella all’editoria. La
professione riconosciuta è infatti quella di sottosegretario alla presidenza
del consiglio con delega all’editoria. Vuol dire tenere in pugno i giornali: è
lui, e il suo dipartimento, che aprono o chiudono i finanziamenti pubblici agli
editori.
Nato il 20 giugno 1982 a Empoli, vive a
Montelupo Fiorentino, una cittadina di 13.000 abitanti a 22 chilometri da
Firenze. Figlio del primo direttore della banca di Cambiano Marco Lotti e nipote
del terracottaio Gelasio, Luca è cresciuto a Samminiatello, piccola frazione di
Montelupo. Il nonno prima e il padre poi hanno dedicato buona parte della vita
alla tutela della terracotta. Luca si è fatto affascinare prima dal calcio,
allenando la squadra femminile del paese, e poi da Renzi. Le grandi passioni
della sua vita sono queste. Altre non se ne conoscono pubblicamente.
Nel 2004, quando Matteo sbarca in Provincia, lo porta con sé come capo del suo staff. Nel giugno del 2009 Lotti è eletto in consiglio comunale a Montelupo, ma in quella stessa tornata elettorale Renzi diventa sindaco di Firenze e lui lo segue di nuovo. Il 1° luglio 2009 è assunto a chiamata come responsabile della segreteria del sindaco, e nove giorni dopo, il 10 luglio, lo segue la moglie Cristina Mordini, impiegata nello stesso ufficio. Quando Renzi conquista il Pd, Lotti lo segue nella segreteria nazionale, diventando responsabile dell’organizzazione e coordinatore. Renzi premier? Lotti sottosegretario. La sua carriera politica è dunque interamente scandita dalla benevolenza dell’amico Matteo.
Nel 2004, quando Matteo sbarca in Provincia, lo porta con sé come capo del suo staff. Nel giugno del 2009 Lotti è eletto in consiglio comunale a Montelupo, ma in quella stessa tornata elettorale Renzi diventa sindaco di Firenze e lui lo segue di nuovo. Il 1° luglio 2009 è assunto a chiamata come responsabile della segreteria del sindaco, e nove giorni dopo, il 10 luglio, lo segue la moglie Cristina Mordini, impiegata nello stesso ufficio. Quando Renzi conquista il Pd, Lotti lo segue nella segreteria nazionale, diventando responsabile dell’organizzazione e coordinatore. Renzi premier? Lotti sottosegretario. La sua carriera politica è dunque interamente scandita dalla benevolenza dell’amico Matteo.
Non è l’unico. Altro protetto, cresciuto a
pane e Renzi è Maria Elena Boschi.
Anche lei inserita nel cda della
fondazione Open, di cui è ancora oggi direttore generale. Nel 2009 lei
sosteneva, insieme a Francesco Bonifazi, l’avversario alle primarie di Matteo:
il dalemiano Michele Ventura. Ma poi, con Bonifazi, è salita sul carro del
vincitore. Oggi è più realista del reuccio. E Renzi l’ha premiata. Prima
nominandola in una controllata del Comune, poi ministro. Una fulminante
carriera.
Anche lei, comunque, ha un suo gruppo di
potere ben strutturato. Uomo cardine della sfera Boschi è l’avvocato Umberto
Tombari, il professionista che ha battezzato verso la pratica legale una
giovane Maria Elena ancor non folgorata dalla politica. Nel suo studio la
ragazza, appena laureata, svolse la pratica. E Tombari, nei giorni del massimo
splendore renziano, lo scorso maggio, è diventato presidente dell’Ente Cassa di
risparmio di Firenze. Un ruolo che, nel capoluogo toscano, vuol dire dirigere
il potere come un vigile urbano fa col traffico. Classe 1966 Tombari è legato
anche a Renzi: fu l’attuale presidente del consiglio che gli chiese di guidare
la partecipata del Comune Firenze mobilità. Una società chiave nella gestione
delle casse fiorentine pari alla Firenze Parcheggi che aveva come
amministratore delegato Marco Carrai, oggi anche lui nel cda dell’Ente cassa
dove guida il comitato d’indirizzo. L’avvocato ha cresciuto un’altra stella del
firmamento renziano, Anna Genovese che è diventata commissario della Consob.
Nelle fila dei giovani e forti (e renziani)
milita Filippo Bonaccorsi a cui il
premier ha affidato la cabina di regia del Miur per ristruttura 21.230 scuole
italiane e un pacchetto da un miliardo di euro da gestire. Fratello della
deputata renziana e componente del consiglio di vigilanza Rai Lorenza
Bonaccorsi, il 46enne Filippo, dirigente in Provincia e poi ex assessore della
giunta Renzi, è un avvocato un po’ ragioniere e un po’ sceriffo a cui piace lo
scontro frontale. Nel 2011 Bonaccorsi mostrava i denti ai sindacati confederali
riuscendo a privatizzare l’Ataf, l’azienda del trasporto pubblico fiorentino.
Altra pedina fondamentale del giglio magico è Antonella Manzione. Da capo
dei vigili di Firenze e direttore generale del Comune toscano a responsabile del dipartimento degli affari
giuridici di palazzo Chigi. In passato aveva ricorperto lo stesso ruolo di
capo dei vigili anche a Livorno, ma in quel caso la sua stella non è che
brillasse come oggi. La ricordano come un’onesta impiegata. Nulla di più.
Sorella di Domenico Manzione, ex magistrato e oggi sottosegretario agli
Interni, per essere portata nel Palazzo Renzi ha dovuto imporla alla Corte dei
Conti: la magistratura contabile, infatti, aveva bocciato l’incarico di
Manzione a capo del dipartimento affari giuridici e legali di Palazzo Chigi
perché non aveva i requisiti. L’incarico quindi è stato “congelato” ma Renzi,
in risposta, lo ha confermato mandando un nuovo contratto alla Corte dei Conti.
Imposta dunque nel cuore normativo del Governo, Manzione è uno dei dirigenti di
massima fiducia dell’ex sindaco.
Meno traumatico lo sbarco di Tiberio Barchielli, fotografo di
fiducia del premier nonché originario di Rignano sull’Arno, alla presidenza del
Consiglio, insieme a Filippo Sensi, ex vicedirettore di Europa e massimo
esperto di comunicazione politica, fine stratega che adora agire dall’ombra da
quando era assistente di Francesco Rutelli. Sensi è l’unico a non essere
renziano dalla prima ora né toscano. Per il resto, anche le nomine, sono tutte
dirette sul nucleo del giglio magico. L’avvocato del premier, per dire, Alberto
Bianchi, tesoriere della fondazione Open, è stato nominato nel Cda di Eni.
Mentre il suo commercialista, Marco Seracini, fondatore della prima
associazione che si è occupata di raccogliere fondi per finanziare l'ascesa
renziana (la Link, creata nel 2007 e tra i cui fondatori figura anche Simona
Bonafè) è stato inserito nel Cda dell’Enel. L’elenco sarebbe realmente
infinito. Disegnando l’intero sistema di potere renziano con incarichi e nomine
assegnate ad honorem per amicizia e rapporti personali, emerge una sorta di
albero genealogico in stile nobiliare al cui vertice c’è ovviamente il novello
principe Mattteo e scendendo si trovano i suoi fedelissimi, parenti, amici, e
parenti e amici dei fedelissimi. Come Lotti e la moglie.
Intrecci
economici
Questo per quanto riguarda le poltrone
politiche. Poi ci sono gli intrecci economici e finanziari. E di questi se ne
occupa per conto del principe il fidato Marco Carrai. Basti dire che lo scorso
settembre al suo blindatissimo matrimonio, con Matteo testimone di nozze, tra
gli invitati c’era Michale Leeden, l’uomo dei servizi segreti americani già
consigliere di Reagan, e Fabrizio Viola, ad di Monte dei Paschi di Siena. E
molti altri. Carrai porta a Renzi i finanziatori. “Gli si dice: c'è uno bravo
che ha bisogno di aiuto”, ha spiegato al Fatto mesi fa Carrai ricostruendo come
è riuscito a raccogliere in pochi anni 4 milioni di euro per sostenere negli
anni le campagne elettorali di Renzi. Quattro milioni di cui meno della metà si
conosce la reale provenienza. Perché la trasparenza è come la meritocrazia:
concetti da usare come slogan ma a cui poi si preferisce la fedeltà e
l'amicizia. Tra gli imprenditori amici del premier c’è anche Nerio Alessandri,
patron di Technogym, fabbrica per attrezzi da palestra, l’ideologo e
proprietario della catena di ristoranti Eataly, Oscar Farinetti e
l’amministratore delegato della Fiat Sergio Marchionne.
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