giovedì 26 febbraio 2015

Giorgio Meletti e Carlo Tecce: “Non avremo altre antenne al di fuori di Mediaset”



da: Il Fatto Quotidiano
La EI Towers del Caimano lancia un’offerta di acquisto e scambio su Rai Way. Il governo dice no, ma gli uomini di Berlusconi sono sicuri di farcela.

Mediaset vuole il monopolio delle infrastrutture televisive. Così Elettronica Industriale Towers, la società controllata dal Biscione che possiede le 2.300 antenne di trasmissione che coprono il territorio italiano, ha lanciato un’offerta pubblica di acquisto e scambio di azioni su Rai Way, l’unica concorrente rimasta, quotata in Borsa lo scorso novembre e controllata al 65% dalla Rai (cioè dal Tesoro).
EI Towers ha subordinato la validità dell’offerta al raggiungimento del 66,67 per cento di Rai Way; la proposta totale è di 1,225 miliardi di euro, il 70 per cento in contanti, il restante 30 in nuove azioni EI Towers. L’obiettivo è la fusione delle due società in un nuovo colosso a guida Mediaset. La notizia, comunicata ieri mattina da Mediaset prima dell’apertura della Borsa, ha scosso il mercato per tutta la giornata. Il titolo Rai Way, dopo aver registrato rialzi fino al 18 per cento, ha chiuso la giornata con unacrescitadel9,46percento.Le azioni EI Towers hanno guadagnato il 5,26 per cento. Mediaset l’1,30 per cento in una giornata che ha visto l’indice Ftse Mib della Borsa di Milano perdere l’1.
Nel pomeriggio, dopo la chiusura della Borsa, il governo è intervenuto con un
comunicato per richiamare la norma, un dpcm (decreto del presidente del Consiglio) del 2 settembre 2014, che impedisce a Rai di cedere oltre il 49% del pacchetto azionario (può ancora disfarsi del 14%). Palazzo Chigi, però, ha salutato con soddisfazione l’offerta Mediaset su Rai Way, che “conferma l’apprezzamento da parte del mercato della scelta compiuta dal governo di valorizzare la società facendola uscire dall’immobilismo”.
Chiamare “mercato” l’interessamento dell’imprenditore Silvio Berlusconi, non gridare all’Opa ostile, non denunciare il tentativo di creare un monopolio: sono tutti elementi che inducono a sospettare che il governo Renzi non sia del tutto sfavorevole all’operazione. E del resto è difficile da capire perché sia stata lanciata un’Opa su una società che ha un unico azionista con il 65 per cento delle azioni. In genere, le offerte pubbliche si fanno su società ad azionariato diffuso. Per comprare un’azienda controllata dalla Rai si fa prima a telefonare alla Rai o al governo che ne è azionista. Cosa che non è escluso sia stata fatta.
Per questo, nonostante l’apparente no del governo, rimane alto l’ottimismo dei dirigenti di Mediaset. L’Opa non sarà ritirata, l’azienda garantisce che il procedimento proseguirà in Consob in attesa che si esprimano i cda di Rai e di Rai Way. Al Biscione manca soltanto Rai Way per completare un disegno egemonico – avrebbe a disposizione circa 5.500 siti di piloni e antenne disseminati ovunque in Italia – iniziato qualche anno fa con la richiesta del governo italiano, l’inquilino di palazzo Chigi era Silvio Berlusconi, di sottrarre il mercato delle infrastrutture televisive dai tentacoli dei regolamenti europei.
A dicembre 2011, appena insediato l’esecutivo di Mario Monti, EI Towers ha ottenuto il nullaosta dall’Antitrust per l’annessione di Dmt, un operatore indipendente. La delibera Antitrust ha sancito che l’esistenza di un monopolista del settore non è vietata e, soprattutto, non ha imposto a EI Tower l’accesso agevolato al mercato degli editori tv più piccoli. All’epoca, la Rai di Mauro Masi, il direttore generale scelto da Berlusconi, approvò un piano per la cessione di Rai Way, un vecchio pallino di Maurizio Gasparri ministro. Per fronteggiare il prelievo di 150 milioni di euro dai proventi del canone tv ordinato da Matteo Renzi, e dopo un suggerimento del Tesoro tramite un apposito decreto, la Rai di Luigi Gubitosi ha gestito la collocazione in Borsa di Rai Way. Il piatto è troppo gustoso per non vellicare l’appetito di Mediaset.
Roberto Fico, presidente della commissione di Vigilanza, ha ricordato che Berlusconi l’ha definito un buffone quando ha manifestato il sospetto che dietro la quotazione di Rai Way ci fosse un’intesa fra Renzi e Berlusconi (vedi articolo sotto). Un capitolo speciale del patto del Nazareno. Il patto, secondo la vulgata politica, s’è interrotto. Ma Berlusconi ha appena cominciato a monetizzare i benefici del Nazareno. La ritrovata centralità politica gli ha consentito di vendere il 7,7% di Mediaset e incassare 377 milioni col titolo sopra i 4 euro, mentre un paio di anni fa affondava sotto un euro e mezzo. E la presunta rottura del patto permette a Mondadori di preparare l’assalto a Rizzoli senza che la politica strepiti. Nonostante la nota di palazzo Chigi che blocca l’Opa di EI Tower, a Cologno Monzese sono convinti di riuscire a strappare il sì. Confidano nei pareri dei cda di Rai e Rai Way, credono che possano lasciare spiragli aperti, far intendere che una collaborazione fra EI Tower e RaiWay, tutto sommato, non sarebbe deleteria.
In viale Mazzini l’ex Cavaliere ha sempre le sue truppe schierate, la rappresentazione del conflitto di interessi, in questa circostanza di proporzioni enormi. I consiglieri Rodolfo De Laurentiis e Guglielmo Rositani sono dei fedelissimi. Antonio Pilati, oggi posizionato più sul versante di centrosinistra per ambizioni personali, resta sempre l’ispiratore e l’estensore della legge sulle telecomunicazioni che porta il nome di Gasparri. E poi c’è Antonio Verro, l’ex dirigente Edilnord che ha scritto una lettera a Berlusconi, allora presidente del Consiglio, per illustrare un piano di sabotaggio contro otto trasmissioni “anti-governative”.
Oltre agli ascari piazzati qua e là, Mediaset punta sulla debolezza finanziaria di viale Mazzini. Dopo aver assorbito l’esborso dei 150 milioni di euro con la vendita di un pezzo di Rai Way, una mossa che ha salvato i conti 2014, la Rai inizia il 2015 con una cambiale da 80 milioni di euro da saldare col Tesoro, perché il taglio sui trasferimenti del canone è diventato strutturale col decreto dei famosi 80 euro in busta paga. E le previsioni della campagna abbonati, che terminerà a febbraio, dicono che l’evasione passa dal 25 al 30 per cento, vuol dire circa 100 milioni di meno per il successore di Gubitosi. Neanche le stime di raccolta pubblicitaria sono brillanti. C’è da aspettarsi che il via libera all’operazione venga sollecitato proprio dai gruppi del partito Rai, pronti a invocare la cessione di Rai Way al Biscione per salvare i conti dell’azienda. Pressioni che potrebbero consentire a Renzi di accontentare gli amici del Nazareno fingendo come al solito di essere stato costretto dalla vecchia e scassata Rai.

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