da: Il Giornale
Un’inchiesta
fa tremare Renzi
Nelle
mani della Consob la lista di chi avrebbe speculato sulla riforma delle
Popolari
di Stefano
Zurlo
La Consob ha fra le mani una lista con i nomi degli intermediari che si sarebbero mossi con straordinario tempismo, sul filo dell'insider trading, facendo incetta di titoli delle banche Popolari oggetto della discussa riforma annunciata da Matteo Renzi. Gli aspetti politici della questione si intrecciano con le possibili speculazioni di chi fra il 15 e il 16 gennaio, a ridosso della svolta renziana, ha anticipato i tempi acquistando in Borsa le azioni delle Popolari per passare poi all'incasso quando la partita era già diventata ufficiale.
La pesca dà i suoi primi frutti. La Consob
ha tra le mani una lista con i nomi degli intermediari che si sarebbero mossi
con straordinario tempismo, forse sul filo dell'insider trading, facendo
incetta in anticipo di titoli delle banche popolari che Renzi ha trasformato in
spa per decreto legge.
Se ne saprà di più oggi quando il presidente
dell'organismo di vigilanza,
Giuseppe Vegas, verrà ascoltato alla Camera. Ma è
chiaro che qualcosa di anomalo è avvenuto poco prima che il premier uscisse
allo scoperto, disegnando con un decreto la rivoluzione che dovrebbe cambiare
il volto degli istituti di credito da sempre considerati un salvadanaio vicino
alle esigenze del territorio: abolizione del voto capitario e trasformazione
entro 18 mesi in Spa, Un terremoto che ha innescato una feroce contesa
politica: la linea di opposizione al decreto taglia trasversalmente il governo
contrapponendo l'Ncd, contrario al cambiamento, al Pd, e rischia di logorare
ulteriormente i rapporti già tesi tra il partito del premier e Forza Italia, ai
ferri corti dopo la rottura del patto del Nazareno.
Gli aspetti politici della questione si
intrecciano con le possibili speculazioni di chi tra il 15 e il 16 gennaio, a
ridosso della svolta renziana, ha anticipato i tempi acquistando in Borsa le
azioni delle popolari per passare poi all'incasso dopo il 19, quando ormai la partita
era diventata ufficiale. Qualcuno, malignando, ha provato a illuminare il
parterre degli amici di Renzi. «Nel mirino delle polemiche -
ricorda Dagospia - è finito il finanziere Davide Serra, grande amico
e consigliere del premier, che ha ammesso di avere una posizione di rilievo in
una popolare (dovrebbe essere Banco Popolare), ma che ha escluso di avere
operato in Borsa sulle popolari in questo 2015». Ma le voci e le suggestioni si
inseguono. È stato lo stesso presidente del Consiglio, ospite di Porta a
porta, a mettere le mani avanti, con una sorta di insistita dichiarazione
preventiva: «Se qualcuno, chiunque sia, o comunque si chiami, ha utilizzato
informazioni riservate, io stesso chiederò un'indagine rigorosa alla Consob e
ad altri, così che pagheranno all'ultimo centesimo e all'ultimo giorno». In
realtà l'indagine già c'era e non si capisce perché Renzi abbia sottolineato
l'ovvio. Venerdì scorso, il sottosegretario all'Economia, Pier Paolo Baretta,
ha risposto all'interpellanza di Renato Brunetta mettendo il dito nelle piaga:
«Le analisi finora effettuate hanno rilevato la presenza di intermediari
aderenti ai mercati con posizioni premianti. Tali posizioni risultano
articolate in acquisti antecedenti al 16 gennaio, eventualmente accompagnati da
vendite nella settimana successiva». È la fotografia, sia pure iniziale, di
quel che è accaduto dietro le quinte del decreto che ha modificato il Dna delle
prime dieci popolari (quelle con asset superiori agli 8 miliardi di euro).
Dagospia prova a fare un passo in più:
«Molti acquisti sono partiti da Londra e dal Lussemburgo, tanto che la Consob è
impegnata in indagini delicate anche all'estero, indagini che richiederanno
qualche settimana». Ma chi si occupa del dossier sottolinea che, più che
i rialzi, sono rilevanti i volumi delle transazioni, elevati e molto al di
sopra della media. Si sussurrano dunque i nomi di alcuni finanzieri, ma sarà
oggi Vegas a fissare, davanti all'emiciclo di Montecitorio, i primi paletti.
Intanto alla Camera ci si prepara alla battaglia. Il mondo cattolico è
contrario alla riforma che travolgerebbe una realtà preziosa: le popolari, pur
con tutti i loro difetti, sono sempre state vicine al territorio, alle esigenze
delle piccole imprese, al tessuto produttivo che è alla base del miracolo
italiano. La riforma Renzi non raschierebbe solo le incrostazioni di potere, ma
farebbe morire questo piccolo mondo antico.
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