mercoledì 18 febbraio 2015

Aldo Grasso: ‘Braccialetti rossi’ conquista i giovani con una retorica buonista



da: Corriere della Sera


Se la vita in ospedale, da pazienti in lotta contro malattie che lasciano poche speranze, è dura, anche quella fuori dalle corsie non scherza, soprattutto se si è adolescenti e si devono affrontare tutte le sfide del passaggio all’età adulta.
Questo il punto di partenza della seconda stagione di «Braccialetti Rossi», la fiction di Rai1 basata sulla serie spagnola «Polsere Vermelles», prodotta da Palomar e diretta da Giacomo Campiotti (domenica, ore 21.20). 

Il gruppo dei giovani protagonisti, legato dalla condivisione dell’esperienza tragica della malattia, sembra essersi sgretolato, come se l’amicizia faticasse a proseguire senza la protezione delle mura dell’ospedale, non solo un luogo d’angoscia. Leo (a cui intanto sono ricresciuti i capelli) pare vicino alle dimissioni dal reparto di oncologia ma le cose prendono una piega drammatica, Cris è tornata sui banchi di scuola: nella loro storia d’amore s’intromette un nuovo compagno di classe. Vale si è chiuso in se stesso e tutti rimpiangono Davide, morto tragicamente nella scorsa stagione e ritornato in versione fantasma in questi nuovi episodi. 


Nuovi protagonisti fanno il loro ingresso in scena e gli adulti della fiction sembrano quasi più impreparati e fragili dei ragazzi di fronte all’indescrivibilità della malattia. In verità, «Braccialetti rossi» è più interessante della media delle produzioni di Rai1: è riuscita a crearsi una sua comunità di spettatori giovani, da tempo disinteressati alla proposta del servizio pubblico (si sa che i loro consumi tv s’indirizzano verso altri lidi), ha cercato di rinfrescare un minimo lo stile narrativo anche con l’uso di una colonna sonora ben studiata da Niccolò Agliardi.
Ma tutto questo non la salva dalla ricerca della lacrima facile, dalla banalità di certi passaggi nella sceneggiatura, dall’abuso del rallenty, dalla retorica buonista con cui tratta le tribolazioni, molto lontana dalla cognizione del dolore.

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