da: Il Fatto Quotidiano
Perché
Tsipras rilancia il contenzioso di guerra con la Germania
“Ci dovete 162 miliardi”
“Ci dovete 162 miliardi”
di Salvatore
Cannavò
La richiesta di risarcimento per i danni di guerra, fatta da Alexis Tsipras alla Germania, può sembrare una battuta. Ma questa battuta è presente nel programma di Syriza fin dalla sua elaborazione a Salonicco nel settembre scorso. E vale circa 160 miliardi. Non è uno scherzo, insomma, se è vero che ieri il vice-cancelliere tedesco, il socialdemocratico Sigmar Gabriel, ha voluto rispondere con nettezza alle pretese greche: non se ne parla nemmeno.
La storia è vecchia quanto la Seconda
guerra mondiale. La Grecia fu invasa dalla Germania nazista, che oltre alle
morti e ai saccheggi, si fece “prestare” 3,5 miliardi di dollari dell'epoca che
non sono mai stati rimborsati. Alla Conferenza di Parigi del 1946 fu inoltre
previsto un indennizzo nei confronti di Atene di 7 miliardi di dollari.
Entrambe le somme non sono mai state pagate dai governi tedeschi. Attualizzando
queste cifre si arriva alla cifra di 162 miliardi di euro indicata da Syriza.
Senza contare gli interessi.
Secondo uno studio del Comitato per
l'annullamento del debito (Cadtm) se si calcolasse un interesse annuo del 3% si
arriverebbe alla cifra enorme di mille miliardi di euro. Cifre stratosferiche
che non sembrano rientrare nelle reali intenzioni del governo greco. Nei giorni
scorsi, infatti, una speciale commissione presieduta dall’ex direttore generale
del Tesoro, Panagiotis Karakousis, ha indicato il debito tedesco nei confronti
della Grecia in 11 miliardi di euro. La cifra non contempla la voce riguardante
le riparazioni per i danni subiti durante l’occupazione tedesca dal 1941 al
1944 che invece fa parte del conteggio.
Per comprendere il contenzioso, però,
occorre approfondire due altre vicende: la Conferenza di Londra del 1953, con
la quale sono stati annullati gran parte dei debiti di guerra della Germania e
il trattato di riunificazione della Germania del 1990 siglato a Mosca.
Nel primo grande appuntamento
internazionale dopo la Seconda guerra mondiale, gli alleati occidentali (Gran
Bretagna, Stati Uniti, Francia, Belgio, Olanda e molti altri) decisero quello
che oggi è impedito alla Grecia: una riduzione del 62,5% del debito tedesco.
Questo ammontava a 22,6 miliardi di marchi
per la parte anteriore alla guerra e a 16,2 miliardi cumulato dopo la Seconda
guerra mondiale. Fu ridotto a 14,5 miliardi e alla Germania furono garantiti
altri benefici importanti: il rimborso in marchi, un tetto al rimborso annuo
fissato al 5% dei redditi provenienti dalle esportazioni, un tasso di interesse
oscillante tra lo zero e il 5%. Anche grazie a queste condizioni la Germania
uscì dalla sconfitta disastrosa e divenne la potenza che è.
In quella conferenza, all’articolo 5
dell’accordo, si stabilì peraltro che “l’esame dei crediti scaturiti dalla
Seconda mondiale dei Paesi in guerra con la Germania oppure occupati (…)
saranno differiti fino al regolamento definitivo del problema delle
Riparazioni”. Un rinvio sine die che impedì che la Grecia potesse beneficiare
del rimborso dovuto.
Il sine die si è prolungato fino al 1990
quando si è verificata l’unificazione delle due Germanie e la vera fine
geopolitica del periodo post-bellico. Il Trattato di Mosca del 1990, il
cosiddetto trattato 4+2 (siglato dalla Repubblica federale e dalla Repubblica
democratica di Germania insieme a Stati Uniti, Francia, Gran Bretagna e Unione
sovietica) non fa però alcuna menzione dei debiti di guerra e del capitolo
delle Riparazioni. Ed è proprio su questo appiglio giuridico che si lega la
posizione tedesca: non essendo menzionato il problema, si intende risolto.
L’interpretazione è riportata nelle note all’accordo redatte dall’allora
direttore degli affari politici del ministero degli Esteri francese, Bertrand
Dufourcq: “Il trattato di Mosca non contiene tutte le clausole di un trattato
di pace (…) in particolare non menziona il problema delle riparazioni”.
Tuttavia, sottolinea ancora il diplomatico francese, il documento contiene
“aspetti essenziali di un trattato di pace” ed è proprio “per il suo non-detto
che mette davvero fine al periodo aperto nel 1945”.
Il contenzioso è molto raffinato e
probabilmente non se ne farà nulla. Ma Atene ha deciso di tirare fuori la
vicenda per avere più armi nella difficile trattativa con l’Europa. Il rapporto
Karakousis, infatti, sarà girato al ministro degli Esteri il quale dovrà
inviarlo all’Avvocatura di Stato. Inoltre, dovrebbe essere insediata una
apposita commissione per consigliare il governo sulla strada da seguire. Per il
momento, a giudicare dalle reazioni tedesche, la mossa di Tsipras ha ottenuto
l'effetto di innervosire Berlino. E forse anche questo autorizza Tsipras alla
dichiarazione fatta ieri dopo l’incontro con il collega austriaco: “È
nell’interesse di tutti trovare una soluzione favorevole a tutti”, ha detto in
previsione dell’incontro di domani a Bruxelles dei ministri dell’Eurozona:
“Ecco perché sono molto ottimista. Finora non abbiamo sentito nessuna
alternativa praticabile rispetto a quella che noi abbiamo proposto. Non vi è
ragione per non raggiungere un accordo, a parte motivi politici”.
Nessun commento:
Posta un commento