da: Il Fatto Quotidiano
Ci è voluto un po’ di tempo, ma alla fine
la risposta ufficiale alla domanda del Fatto è arrivata: Maria Elena Boschi, ministra delle Riforme e dei Rapporti col
Parlamento, era assente al Consiglio
dei ministri riunito fra le 15.45 e
le 17.20 del 20 gennaio 2015 per varare il decreto sulle banche popolari. Dunque non si pose il problema della sua astensione per il suo personale conflitto
d’interessi (piccolo) di mini-azionista della Banca popolare d’Etruria né di
quello (più grande) di figlia del vicepresidente dell’istituto, il padre Pier
Luigi, e di sorella di un altro socio nonché dipendente, il fratello Emanuele.
La ministra aveva già replicato al Fatto il
26 gennaio spiegando che sei giorni prima non era a Palazzo Chigi in quanto
“impegnata in Parlamento nel percorso di riforme costituzionali ed elettorale”.
Poi però si era scoperto che alla Camera nessuno l’aveva vista, mentre al
Senato risultava un suo intervento-lampo alle 17.40, dopo la chiusura del Cdm.
Prima – ci ha poi detto il suo portavoce – era “chiusa in una stanza di Palazzo
Madama”. Ieri il verbale (segreto) del Consiglio dei ministri, in cui la Boschi
risulta assente, è stato passato al sito di Repubblica, che peraltro non le
aveva chiesto nulla. Ma non saremo noi a dolercene: se
abbiamo contribuito a
illuminare uno dei lati oscuri del pasticciaccio, siamo felici.
Purtroppo il pasticciaccio delle banche
popolari è ben lungi dall’essere chiarito. Il decreto del governo di cui la
Boschi fa parte anche in contumacia le ha trasformate in Spa, facendo lievitare
i loro titoli in Borsa e guadagnare chi possiede azioni e le ha rivendute
lucrando sull’improvviso rialzo. La banca più fortunata è stata proprio quella
d’Etruria, che in gennaio ha stabilito addirittura il record di performance in
Piazza Affari con un +59%: un capolavoro di arte etrusca fuori tempo massimo,
rispetto sia all’andamento delle altre popolari, sia alla crisi nera della
banca aretina, che infatti Bankitalia ha appena commissariato per
“insufficienza patrimoniale rispetto ai requisiti prudenziali”. In un tweet di
tre giorni fa, la Boschi scrive: ”Il Governo su proposta di Banca d’Italia ha
commissariato Banca Etruria. Smetteranno di dire che ci sono privilegi? Dura
lex, sed lex”. No, non è ancora il momento di smettere. E non solo perché la
Consob e la Procura di Roma indagano sulle operazioni sospette di insider
trading che hanno preceduto il decreto da inizio gennaio, quando già
serpeggiavano voci su una riforma che ancora non c’era ma qualcuno già
conosceva fin troppo bene.
Il risultato l’ha rivelato il presidente
della Consob Giuseppe Vegas alla Camera: massicci e “anomali acquisti” di
azioni delle banche popolari nei giorni precedenti il decreto e precipitose
cessioni subito dopo l’annuncio. Operazioni ordinate in gran parte da Londra,
dov’è attivissimo un altro amico-finanziatore di Renzi, Davide Serra, titolare
del Fondo Algebris. Il quale ha negato di aver comprato titoli di popolari dal
1° al 19 gennaio e di aver mai trattato titoli di Etruria. Ma ha ammesso di
aver fatto affari con le popolari, poi riformate dal governo amico con profitti
milionari per qualcuno. Chi? Ah saperlo. Serra, fino a prova contraria, resta
un uomo d’affari che fa i suoi legittimi business all’estero e sostiene Renzi
(anche finanziariamente) perché crede in lui. La Boschi, fino a prova
contraria, è una persona perbene e va criticata solo per le riforme sbagliate
che promuove. E così Renzi.
Ma a due condizioni: che nessun amico di
Renzi sapesse nulla del decreto prima che fosse approvato e che siano solo
calunnie le voci di un progetto governativo per smantellare la Consob e punire
Vegas per la mancata omertà sullo scandalo del decreto. In caso contrario,
bisognerebbe aggiornare la definizione che Guido Rossi diede di Palazzo Chigi
ai tempi di D’Alema e della privatizzazione all’italiana di Telecom, ceduta a
debito ai “capitani coraggiosi” Colaninno, Gnutti & C.: “una merchant bank
dove non si parla inglese”. Se si dovesse scoprire che qualcuno del Giglio
Magico renziano conosceva in anteprima i contenuti del decreto e ci ha fatto
affari, si dovrebbe parlare di una merchant bank dove si parla inglese. E anche
etrusco.
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