martedì 14 aprile 2020

Tommaso Merlo: Mentana, vattene in pensione


Condivido e sottoscrivo..






Mentana ha fatto una cappella giornalistica mostruosa. Ha ammesso in diretta che avrebbe non trasmesso una parte del discorso del Premier a lui non gradita se lo avesse saputo prima. Un obbrobrio. Mentana si è messo al di sopra del Presidente del Consiglio, come se spettasse a Mentana decidere quello che è politicamente appropriato o meno comunicare alla cittadinanza.

Se Mentana chiedeva subito scusa, finiva tutto lì. Ed invece il suo ego non ha resistito ed ha cominciato ad agitarsi per dimostrare di aver ragione lui mentre sui social veniva ricoperto di sacrosanto letame. Una pezza peggiore del buco che dimostra che dopo anni d’interminabili maratone, Mentana sia stracotto e sarebbe ora che se ne vada in pensione e lasci spazio ai giovani. Pie illusioni in questa Italia vecchia ed elitaria in cui le caste non mollano mai l’osso.

Mentana usa il suo telegiornale per difendersi e conferma anche per i più orbi l’andazzo che affligge il nostro paese, casta giornalistica in primis. Mai nessuno che ammette i propri errori, mai nessuno che chiede scusa e fa un passo indietro. In questa Italia vecchia ed elitaria, l’umiltà e l’onesta intellettuale sono considerate debolezze da perdenti invece che valori. Tutti all’attacco, tutti arroccati nel proprio fortino. Una iattura. Se l’Italia è un paese fermo ed arretrato, una delle ragioni è proprio questa. Perché è ostaggio di caste
egoarche convinte di essere il meglio che il paese possa offrire. Perfette, eterne, insostituibili. Caste che in realtà sono emerse in un sistema malato e che una volta in cima non gli conviene curarlo ma sfruttarlo.

Il sistema dell’informazione in Italia ormai è una triste barzelletta. I giornali se li scrivono e se li leggono da soli. Rotolidistampaigienica. Miniere di fake news svendute come retroscena e di stucchevoli predicozzi di qualche parruccone. Una crisi di credibilità epocale che richiederebbe un reset totale. Altro che arroccamenti a spese del contribuente.

Poi c’è la televisione. Fa pisciare addosso dal ridere vedere gli spot che Mediaset trasmette in questi giorni sulla qualità dell’informazione. Un’azienda privata in mano ad un pregiudicato in odore di mafia che per decenni ha servito da braccio propagandistico del proprio padrone. Un’azienda che opera in palese conflitto d’interesse e quindi priva alla base di ogni credibilità giornalistica e che trasmette ogni santo giorno dei talk-show politici da far vergognare di essere italiani. Un imbarazzante circo farcito di faziosità e di volgarità. Vetrina di una destra sovranista spaventosa.

Quanto alla Rai, dargli una ripulita dalla mafia partitocratica è una di quelle imprese che sembrano impossibili in Italia. Troppo marciume accumulato, troppe complicità della vecchia politica. Quanto a La7, da quando il Pd e perfino i renzioti sono al governo si è data una calmata, ma resta faziosa e da anni trasmette talk-show tutti identici, tutti schierati a boicottare il cambiamento. Una vetrina per le caste, una passerella h24 di quell’Italia vecchia ed elitaria ed egoarca che si crede indispensabile e insostituibile e continua ad imporci la propria presenza, la propria cultura ammuffita e superata.
In questo quadro desolante, Mentana s’inserisce a perfezione. Dopo la sua cappella mostruosa, non sorprende che abbia contrattaccato invece di chiedere scusa. La speranza è che il polverone scatenato convinca perlomeno Mentana che alla sua veneranda età e dopo tutte quelle maratone, sia venuto il momento di andare in pensione e lasciare spazio ai giovani.

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